“L’ultimo invitato”, da Unosunove una mostra di Luca Grimaldi e Giulio Bensasson

Nella galleria Unosunove le opere dei due artisti romani esplorano le strategie di una contemporaneità disillusa

Nel cuore della Capitale, la galleria d’arte contemporanea Unosunove ospita una doppia personale che racconta una società senza tempo, persa tra le celebrazioni del nulla. I protagonisti della mostra sono due artisti romani, Luca Grimaldi e Giulio Bensasson, vincitore della sedicesima edizione del Talent Prize. A cura di Giulia Tornesello, L’ultimo invitato – questo il titolo dell’esposizione – è stata inaugurata nella serata del 7 maggio 2024.

Alla ricerca di una verità nascosta tra le immagini provenienti da diversi contesti culturali e geografici, dagli espositori dei supermercati alle pubblicità, Luca Grimaldi estrapola il generico dalla specificità, dando corpo a immagini complesse, mentre Giulio Bensasson, attento spettatore dei processi di deperimento, dà vita a una pratica artistica che tenta di cristallizzare il presente. Con i loro differenti linguaggi gli artisti, il primo classe 1985, il secondo 1990, costruiscono nella mostra romana una narrazione capace di restituire l’immagine di una società fuori dal tempo, che vive della celebrazione del nulla.

“Un’Arcadia dei vinti”. Così dalla galleria definiscono L’ultimo invitato, un progetto che restituisce in un dialogo tra i due artisti il vuoto delle celebrazioni contemporanee. Ora con l’opulenza ostentata dai dipinti a olio di Grimaldi, ora con le tracce di un’assenza negli acquerelli e nelle sculture di Bensasson, la mostra appare come uno spazio in cui la tradizione artistica, architettonica e decorativa viene ripensata e applicata alle caratteristiche del festeggiamento della società attuale.

L’ultimo invitato si articola in due ambienti. Nel primo si mostra con evidenza l’intento curatoriale di alternare linguaggi diversi: il percorso espositivo si muove tra i dipinti di Grimaldi, espressione di una ricerca che prende le mosse dai post-impressionisti francesi, in particolare Gauguin, per poi coniugarsi con la maniera di Wayne Thiebaud, in una celebrazione che al tempo stesso è una condanna del consumismo, e tra le sculture di Bensasson, caratterizzate da vuoti decorativi. Riproducendo le decorazioni augustee e rinascimentali, le opere dell’artista sottolineano la mancanza di un banchetto e celebrano un’icona di polvere. Le sculture raffigurano così la Cena di Trimalcione raccontata nel Satyricon di Petrionio ( I d.C), ma nella sua assenza, rifacendosi al tempo stesso ai motivi architettonici classici ordinati secondo le linee del contemporaneo. In questo, Bensasson segue i criteri operativi di Giovanni da Udine e Giulio Romano.

Nel secondo ambiente espositivo la ricerca di Luca Grimaldi prosegue nella sua rivoluzione della natura morta. L’artista, infatti, tassella il fondo della tela con gradienti fittissimi, razionalizzando la macchia che contorna il soggetto principale, quasi svuotato dalla pittura. Compaiono qui, invece, i lavori ad acquerello di Giulio Bensasson, che riproduce su carta l’evoluzione della serie iniziata nel 2017, Temo che mi sfugga qualcosa, ovvero sudari di fiori recisi. Non solo raffigurazione di un’assenza: in queste opere la traccia della morte e della decomposizione crea nuova bellezza.

L’ultimo invitato
Dal 7 maggio 2024
Unosunove – Via degli Specchi 20, Roma
info: unosunove.com