La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato l’H.R. 9495, un controverso disegno di legge che consentirebbe al Segretario del Tesoro di designare organizzazioni non profit come “terroristiche” e di revocarne le esenzioni fiscale senza dover presentare prove materiali. La legge passerà ora al Senato, ma la sua portata ha già sollevato un acceso dibattito, con timori di censura e repressione del dissenso, specialmente nel settore artistico e culturale.
Libertà a rischio nel panorama culturale
Questa misura potrebbe mettere in pericolo molte ONG impegnate in temi sociali e artistici, tra cui musei, fondazioni e spazi indipendenti che da sempre favoriscono il pluralismo culturale. La possibilità che l’amministrazione designi arbitrariamente organizzazioni come “terroristiche” desta preoccupazione tra le associazioni per i diritti umani. Amnesty International, Greenpeace e altre 150 ONG hanno sottolineato il rischio di abuso, paragonando il disegno di legge a misure autoritarie che limitano la libertà di espressione.
Un contesto globale di repressione
L’approvazione arriva in un momento di forte tensione politica e sociale: il dibattito si inserisce in un più ampio movimento di solidarietà globale verso la Palestina e in un contesto di censura crescente nelle istituzioni culturali americane. Numerosi episodi recenti, come la cancellazione di mostre d’arte palestinese o il ritiro temporaneo di opere da esposizioni pubbliche, riflettono una pressione sistematica su chi promuove prospettive critiche o dissidenti.
Israele ha ucciso oltre 40.000 palestinesi a Gaza da dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. L’ondata globale di attivismo è accompagnata da una sistematica repressione istituzionale negli USA e in occidente. Negli Stati Uniti, le manifestazioni pro-palestinesi nei campus universitari, comprese molte scuole d’arte, sono state soffocate da manifestazioni di polizia autorizzate dalle scuole. Gli attivisti accusano diversi musei degli Stati Uniti per il loro sostegno con Israele, come è successo recentemente al MoMA, o come quando una mostra della pittrice palestinese-americana Samia Halaby al Sidney and Lois Eskenazi Museum of Art dell’Indiana University, è stata cancellata nel dicembre 2023.
Non è la prima volta che capita
Il giusto processo è un diritto costituzionale negli USA, e gli attivisti sostengono che questa legge lo metta a repentaglio. Per certi versi è uno scenario simile all’ondata di Maccartismo negli anni ’50: gli americani venivano spesso accusati di fedeltà comunista pubblicamente, senza prove e a volte in modo infondato, per poi essere sottoposti a gravi conseguenze legali con il sostegno del Subversive Activities Control Act del 1950. Nella cultura popolare è noto l’attacco a J. Robert Oppenheimer per le sue simpatie comuniste in gioventù, come raccontato nel film di Christopher Nolan.
Implicazioni per la scena artistica
Negli ultimi anni anche diversi paesi europei hanno approvato leggi simili che limitano la libertà delle organizzazioni artistiche, con un impatto disastroso sulle rispettive scene locali. Il rischio per il settore culturale è evidente: molte istituzioni artistiche potrebbero essere prese di mira, perdendo finanziamenti e reputazione. Inoltre, un precedente internazionale inquietante si trova in Slovacchia, dove leggi restrittive hanno causato la stigmatizzazione di ONG e un’ondata di licenziamenti tra i lavoratori culturali.
Se approvata dal Senato, l’H.R. 9495 potrebbe segnare il panorama culturale e sociale degli Stati Uniti, erodendo la libertà di espressione e minacciando la diversità culturale. La legge, travestita da strumento di sicurezza, pone interrogativi profondi sul futuro del pluralismo e della giustizia sociale.