Una nuova identità visiva per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma che, sotto la direzione di Renata Cristina Mazzantini, ha già messo in pratica da meno di un anno importanti rinnovamenti segno di un’impronta chiara, come ben raccontato nell’articolo di Inside Art firmato dal direttore Guido Talarico, volta a valorizzare l’immenso patrimonio del museo ma anche desiderosa di aprirsi alle influenze creative attuali.
E così, dopo la valutazione di otto progetti di noti studi di architettura, grafica e design, la GNAM svela la nuova immagine che l’accompagnerà nei prossimi anni.
La necessità di affrontare un progetto di rebranding e di renaming deriva dalla constatazione che il nome attuale “La Galleria Nazionale”, con il relativo logo, dopo otto anni non sembra radicato nell’immaginario collettivo.
Come aveva infatti annunciato la Direttrice in un’intervista con Inside Art rilasciata all’inizio del 2024: «è giunto il momento di uniformare la denominazione del museo per evitare confusioni. Oggi, mentre sul sito è indicato come La Galleria Nazionale, tutti continuano a chiamarlo GNAM. Non si tratta di tornare al passato, ma di riconoscere che, dopo otto anni, il nome La Galleria Nazionale evidentemente non ha convinto». Anche la stampa, gli studiosi e i cittadini, precisa il museo nel comunicato stampa diffuso, continuano a chiamare il museo GNAM, memori della sua illustre tradizione.
Si punta, quindi, con questa operazione, a consolidare il posizionamento del museo, verso un’immagine più giovane, dinamica e aperta alla comunità artistica internazionale. In quest’ottica ha trionfato il progetto creativo di Lorenzo Marini, artista, pubblicitario e direttore creativo che vive e lavora fra Milano, Los Angeles e New York. Il suo progetto grafico ha voluto prevedere l’aggiunta di una C alla dicitura GNAM, che sta per arte “Contemporanea”, andando quindi a rafforzare la direzione voluta dalla direttrice e dal museo in questa fase storica.
Autorevolezza e contemporaneità, valori portanti della GNAM, sono dunque le parole chiave del brand che testimonia la tradizione, realizzato con un carattere tipografico basico, a cui si aggiunge una C rossa, artistica, che permette al nuovo logotipo di attualizzare con originalità l’identità del museo.
“Un logotipo contemporaneo – commenta Marini – oggi non può vivere solamente in una dimensione statica, cartacea e bidimensionale. Secondo le nuove evoluzioni della comunicazione digitale internazionale, si deve animare, modificare in base alle necessità e diventare un elemento variabile nella cornice istituzionale della GNAM”.
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna è stata istituita nel 1883 nel 1939 ha modificato la propria denominazione in Galleria Nazionale d’Arte Moderna – Arte Contemporanea. Appare naturale quindi la necessità del museo di riappropriarsi di un aspetto di sostanza che nel marchio del museo è stato finora trascurato. Quella C di contemporanea rappresenta proprio una nuova connessione anche con il pubblico attuale, finalizzata a coinvolgere maggiormente anche le giovani generazioni: “Il dinamismo – conclude la direttrice – diventa la dimensione espressiva che identifica la nuova GNAM, che punta a stringere una relazione creativa personalizzata con visitatori”.
Lorenzo Marini, una Type Art che proviene da Emilio Vedova
Lorenzo Marini è un artista italiano che vive e lavora fra Milano, Los Angeles e New York. Sviluppa la sua poetica sotto il grande maestro Emilio Vedova, dopo aver studiato Architettura all’Università di Venezia. Il concetto di spazio e la ricerca del visual ideale diventano il paradigma della sua pittura. Le sue prime apparizioni pubbliche come artista hanno avuto luogo a Miami poi a New York. Subito dopo, nell’autunno del 2014, la Provincia di Milano gli ha dedicato una grande antologica, in cui ha presentato vent’anni di lavori. Dopo personali allo Spazio Oberdan di Milano, e musei di Padova e Firenze, oltre alle presenze ad Art Basel Miami, nell’ottobre del 2016 ha tenuto, al Palazzo della Permanente di Milano, la “Type Art”, movimento di cui è caposcuola. Questa nuova corrente, in cui riscopre il colore, può essere definita come l’esaltazione dello studio dell’alfabeto e in particolare delle font dei caratteri grafici. Alla Biennale di Venezia, dove ha esposto nel Padiglione Armenia, ha presentato un’ulteriore evoluzione della TypeArt, che diventa scultura. Nel 2017 crea il Manifesto per la Liberazione delle Lettere, presentandola a Parigi alla Sifrein Galerie. Nello stesso anno partecipa in Cina alla Biennale Internazionale a Hohhot. Tra i riconoscimenti, nel 2018 vince il premio Mobius Award Los Angeles per Typevisual. Nel 2021 espone a Siena 5 installazioni e 30 opere al complesso Museale Santa Maria della Scala e vince il premio AVI per la mostra di arte contemporanea più visitata dell’anno, mentre nel 2023 espone a Palm Beach e Los Angeles e la sua Raintype viene descritta dai media americani come la più amata tra le installazioni. Nel 2024 partecipa a Seoul da Art Continue Gallery ed è l’unico italiano ad esporre a World Art Fair 2024.