L’intervista dalle pagine del magazine cartaceo di Inside Art con la Direttrice della GNAM di Roma, Cristina Mazzantini: «valorizzare l’arte moderna e contemporanea italiana attraverso le magnifiche opere del museo»
Chiara, dinamica e multidisciplinare. Ad ascoltare le trasformazioni auspicate dalla Direttrice Cristina Mazzantini, la Galleria Nazionale sembra voltare pagina e avviarsi verso una nuova era. Non più frammentaria, frastagliata, disobbediente come quella abbracciata da Time Is Out of Joint ma decisamente più istituzionale e vicina alla cittadinanza. Architetto, Phd, docente al Politecnico di Milano e alla Luiss di Roma, già curatrice di Quirinale Contemporaneo e di altri importanti progetti tra cui Reggia Contemporanea, Mazzantini vede la Galleria Nazionale come un museo aperto al confronto fra arte e società civile, come un territorio liminale di incontri e di contaminazioni. Raccoglie l’eredità di Cristiana Collu e delle grandi figure che hanno diretto l’istituto – prevalentemente femminili – con la volontà di ricucire un saldo rapporto con la storia dell’arte, sia dell’Ottocento sia del Novecento. Una storia fatta di rivoluzioni, come quella di Palma Bucarelli che portò in tempi non sospetti l’astrattismo nella collezione del museo.
La sua appare una strategia di valorizzazione garbata e puntuale, che parte proprio dal brand del museo e, ancor prima, dalla sua collezione. «Credo sia giunto – spiega la Direttrice – il momento di uniformare la denominazione del museo per evitare confusioni. Oggi, mentre sul sito è indicato come La Galleria Nazionale, tutti continuano a chiamarlo GNAM. Non si tratta di tornare al passato, ma di riconoscere che, dopo otto anni, il nome La Galleria Nazionale evidentemente non ha convinto. L’immaginario collettivo, infatti, non ha dimenticato l’acronimo GNAM, che una storia importante ha radicato tra gli studiosi e tra la gente e che resta indelebile nelle bibliografie come negli articoli di giornale».
Con un approccio più democratico, attento alla percezione comune e alla funzione pedagogica, Mazzantini intende avvicinare al grande pubblico anche dell’istituzione la collezione, rafforzando parallelamente l’immagine della galleria. «Pensando agli Uffizi – racconta Mazzantini – a molti viene subito in mente l’immagine della Venere di Botticelli; i Musei Vaticani sono spesso legati a quella del Laocoonte, l’Accademia di Brera al Bacio di Hayez. L’associazione della Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea ai capolavori della sua collezione, invece, è certamente meno immediata: spesso i visitatori ricordano le sale ma non necessariamente le opere e questo affievolisce la straordinarietà del patrimonio che la GNAM custodisce». Un patrimonio di 20mila opere unico in Italia, che celebra i grandi maestri degli ultimi due secoli. Mazzantini osserva infatti: «I visitatori saranno sorpresi nel riconoscere che l’arte italiana dell’Ottocento e del Novecento è all’altezza dell’antico, del Rinascimento e del Barocco; come ha dimostrato Quirinale Contemporaneo, che l’Italia non vive solo nel riverbero della sua magnifica tradizione, ma è una straordinaria fucina di creatività». Illustra, dunque come costruirà il suo discorso narrativo, e di conseguenza come sarà riconfigurato il percorso espositivo, con l’intento di illustrare a tutti la qualità e la ricchezza della collezione: «La GNAM – racconta – conserva molte opere eccezionali, con nuclei corposi di autori del calibro di Alberto Burri e Lucio Fontana, o di avanguardie come la Metafisica e il Futurismo, o di movimenti come l’Arte Povera e la Transavanguardia, che oramai sono molto noti anche sulla scena internazionale e che meritano un allestimento monografico. Il che significa dedicare una sala ad un movimento o a un artista, per illustrarne la complessità e l’evoluzione».
La direttrice, inoltre, anticipa di voler esporre un maggior numero di opere della collezione permanente del museo (oggi nelle sale se ne vedono circa cinquecento) arricchendo gli ambienti caratterizzati da un dichiarato minimalismo con dipinti e sculture attualmente relegati nei depositi.
L’ultimo obiettivo è quello di rendere il museo «vitale», come le piace definirlo, ma anche multidisciplinare. Un’operazione ben rappresentata dall’iniziativa Un artista alla GNAM lanciata con Emilio Isgrò, per tutto il 2024 protagonista di incontri, talk e di una sala monografica. «Isgrò – spiega Mazzantini – è un “umanista poliedrico”, protagonista del panorama culturale italiano, profondamente legato all’arte concettuale e alla poesia visiva, le cui riflessioni esercitano un’influenza sul pensiero contemporaneo, che spazia dalla letteratura alla drammaturgia, dalla poesia all’arte pubblica e partecipata. Quest’anno, in cui ricorrono i sessant’anni dalla sua prima cancellatura, sembra un’occasione ideale per offrire al pubblico la possibilità di conoscere personalmente un artista affermato: alla GNAM Isgrò avrà modo di dialogare con diversi esponenti della società civile, con studenti e studiosi, per illustrare la cancellatura come pratica artistica e approccio concettuale alla pittura».
Una svolta decisiva, quindi, che sarà accompagnata dalla sistemazione delle aree esterne e degli spazi di accoglienza del museo e soprattutto dall’avvio dei lavori di restauro della cosiddetta Ala C, uno spazio di oltre 4.000 mq, che giace da troppi anni abbandonato alle spalle dell’edificio di Cesare Bazzani, che speriamo possa essere restituito tra qualche anno alla cittadinanza.
Consolidamento dell’immagine e del brand del museo, valorizzazione della collezione e restyling degli spazi: potrebbero essere così riassunti i passi che Cristina Mazzantini dovrà intraprendere per proiettare la Galleria Nazionale nel panorama internazionale, rendendola di nuovo un punto di riferimento indiscusso per la promozione dell’Arte Moderna e Contemporanea Italiana nel mondo. «Il museo – aggiunge Mazzantini – oggi si pone come un soggetto attivo nella produzione di contenuti culturali, pertanto come luogo di riflessione e di confronto. Del resto, la sperimentazione artistica si nutre della conoscenza diretta delle esperienze pregresse e la creatività si alimenta di creatività. L’arte – conclude – si rivela sempre più spesso la punta di diamante, quindi il motore dello sviluppo del sistema culturale, talvolta capace di anticipare le tensioni insite nella società». E la GNAM è sicuramente ancora il luogo privilegiato per scrivere nuove piccole rivoluzioni che passeranno alla storia.