Per capire quale indirizzo la nuova direttrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Renata Cristina Mazzantini, abbia voluto dare a ciò che comunemente viene considerato il più bel museo d’Italia potremmo partire dalla fine, vale a dire dalla mostra dedicata al Futurismo che inaugura a dicembre. Una delle mostre più ambiziose e articolate mai dedicate a questo movimento, realizzata in occasione dell’ottantesimo anniversario della scomparsa del fondatore Filippo Tommaso Marinetti.
Ma per avere una visione più articolata forse è più utile partire da febbraio di quest’anno quando la curatrice di “Quirinale Contemporaneo” si è insediata alla GNAM. Entrando in corsa nella gestione, come sempre in questi casi, e trovandosi le attività del 2024 in buona parte già programmate Mazzantini avrebbe potuto, come fanno in molti, prendersi tutto il tempo che le necessitava e fare vedere il proprio piglio con tranquillità a partire dalle attività del 2025. Ma né la lentezza e neppure l’opportunismo rientrano nelle caratteristiche di questa architetta e docente universitaria (Luiss) che ha fatto valere le sue doti di curatrice in istituzioni come la Camera dei Deputati e la Presidenza della Repubblica.
Così il debutto di Mazzantini alla GNAM nonostante un calendario degli eventi già fissato, è stato contrassegnato da velocità ed innovazione. La direttrice insomma ha voluto da subito rimarcare una certa discontinuità dalla gestione alquanto chiusa ed elitaria della sua predecessora, Cristiana Collu, che pure, verso la fine del suo mandato, forse nel tentativo di ottenere una riconferma, aveva allentato la sua intransigenza accontentando l’allora Ministro Gennaro Sangiuliano con una mostra dedicata a Tolkien e acconsentendo ad ospitare alla GNAM proprio la mostra sul Futurismo. Mazzantini ha una visione diversa sia del museo che della funzione pubblica della cultura. Provenendo da grandi istituzioni come il Quirinale, il suo modo di interpretare la missione della Galleria è quello del servizio alla collettività (senza pregiudizi) e della valorizzazione del patrimonio. Quindi dal primo giorno di lavoro ha voluto fare capire che quella era la direzione da prendere. Vediamo dunque cosa è successo in questi primi mesi di attività. Il primo obiettivo che Mazzantini si è data è di incrementare la collezione del museo tramite PAC, donazioni, acquisizioni e tramite sponsor. Un’attività fondamentale per la prospettiva di un museo nazionale come la GNAM i cui primi risultati, alcuni clamorosi, verranno annunciati nelle prossime settimane.
Poi c’è il tema altrettanto importante del network, cioè costruire una rete con altre istituzioni culturali per avviare sinergie, migliorando la qualità dell’offerta e il conto economico. La direttrice in pochi mesi è riuscita così a firmare accordi di collaborazione con i Musei Reali di Torino, le Gallerie dell’Umbria, Brera e la National Gallery di Londra. Tutte iniziative di successo che, tanto per fare un esempio, hanno portato a Roma un magnifico Picasso. Mazzantini si è anche data l’obiettivo di riportare gli artisti viventi in Galleria. È così nato il Progetto “Artista dell’Anno”, che nel 2024 è Emilio Isgrò: un modo esemplare di rifocalizzare lo sguardo sulla nostra contemporaneità. Tutto questo senza perdere di vista la struttura. Intanto la sicurezza. Sfruttando la sua esperienza di architetto, ha puntato a colmare una storica lacuna della Galleria che era il Certificato Prevenzione Incendi e, più in generale, alla messa a norma dello stabile.
Mazzantini ha inoltre avviato un piano di riqualificazione della sede storica migliorando l’accessibilità, la sicurezza e la fruibilità del museo e dei suoi giardini. E poi ha aperto le porte del Museo come forse mai in precedenza dando spazio a chiunque avesse temi e progetti culturali di interesse per la GNAM. Anche noi, con The Art Symposium, con The Art Film Fest e con il Talent Prize, abbiamo avuto modo di dare il nostro contributo. Insomma, Mazzantini ha impresso un cambio di direzione e di velocità alla GNAM che, aldilà delle polemiche esogene, proiettano verso una direzione di rilancio anche internazionale una delle strutture museali più prestigiosa e ammirata del Paese. In questo solco si inserisce la mostra sul Futurismo.
Dopo molti anni, la GNAM torna a ospitare una rassegna di ampio respiro, che non solo espone capolavori del Futurismo, ma offre una riflessione approfondita su come le innovazioni scientifiche e tecnologiche abbiano radicalmente rivoluzionato la sensibilità umana e influenzato questo straordinario movimento artistico. La mostra sul Futurismo alla GNAM si presenta dunque come un evento di straordinaria importanza culturale, capace di rileggere il movimento in chiave contemporanea, in un dialogo tra arte e scienza che risuona particolarmente nel nostro tempo. Grazie all’impegno di Mazzantini, del curatore, Gabriele Simongini, e alla collaborazione di numerosi enti, questa rassegna promette di essere una pietra miliare nella storia delle esposizioni futuriste, e un’occasione unica per riscoprire un’avanguardia che ha saputo immaginare un mondo nuovo, sempre proiettato verso il futuro.
La mostra punta infatti a contestualizzare le opere futuriste attraverso una “sociologia” culturale che collega l’arte con le scoperte scientifiche e tecnologiche dell’epoca. Il percorso espositivo, arricchito da circa 350 opere d’arte e 150 oggetti scientifici, riviste e libri, include automobili, motociclette e persino un idrovolante, per esplorare come i mezzi di locomozione abbiano trasformato profondamente il concetto di velocità e lo spazio. Questi cambiamenti antropologici e tecnologici, che hanno riconfigurato il paesaggio esterno e interiore dell’uomo, sono fondamentali per comprendere l’essenza del Futurismo. La collaborazione con il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano ha permesso di portare in mostra oggetti scientifici d’epoca, offrendo un dialogo tra arte e scienza che illumina il contesto storico in cui il Futurismo è nato e si è sviluppato.
Non secondario il rilievo internazionale di questa mostra realizzata con il contributo di circa 75 prestatori tra musei, fondazioni, banche, biblioteche e collezionisti privati, provenienti da tutta Italia e appunto dall’estero. Tra i musei stranieri, spiccano i prestiti del MoMA di New York, che ha concesso in mostra l’iconica “Lampada ad arco” di Giacomo Balla. La GNAM, già custode di una vasta collezione futurista (circa 100 pezzi), avrà così l’opportunità di mettere in luce i suoi capolavori e di ricevere il prestigioso supporto delle principali istituzioni italiane e internazionali. Ricercato anche il percorso espositivo, distribuito su 26 sale e quasi 4000 metri quadrati, che sarà suddiviso in dieci sezioni tematiche che guideranno il visitatore attraverso i vari aspetti del Futurismo, dall’analisi della sensibilità dinamica e plastica, all’aeropittura, fino all’eredità lasciata dal movimento nel secondo dopoguerra. Non mancheranno sezioni dedicate al cinema, all’architettura e una sala dossier su Guglielmo Marconi, considerato dal curatore Simongini un autentico futurista per il suo contributo alle scoperte tecnologiche.
Due installazioni multimediali coinvolgeranno direttamente il pubblico. La prima, curata da Magister Art, offrirà un’esperienza immersiva nei cambiamenti percettivi del Novecento. La seconda, firmata da Lorenzo Marini, proporrà una rivisitazione del paroliberismo futurista attraverso un nuovo alfabeto di lettere e caratteri futuristi. Uno dei momenti più simbolici della mostra sarà il dialogo diretto tra “Il Sole” di Pellizza da Volpedo (1904) e “Lampada ad arco” di Balla, due opere che segnano il passaggio tra un’Italia rurale e la modernità elettrificata.
Questo confronto riflette il cambiamento epocale che ha ispirato il Futurismo, una rivoluzione artistica che non solo ha celebrato la velocità e la tecnologia, ma ha anche anticipato molte delle questioni che oggi riguardano la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale. Infine segnaliamo Il catalogo edito da Treccani, che, oltre ai testi istituzionali e all’ampio saggio di Simongini, conterrà i contributi di Gunther Berghaus, Elena Gigli, Claudio Giorgione, Giovanni Lista, Francesca Barbi Marinetti, Ada Masoero, Ida Mitrano, Riccardo Notte, Francesco Perfetti, Marcello Veneziani. Questo è il primo anno della nuova GNAMC.