A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece è il titolo della foto di Mohammed Salem che si aggiudica il World Press Photo of the Year. L’immagine ritrae Inas Abu Maamar, 36 anni, che singhiozza mentre tiene in braccio il corpo di Saly avvolto in un lenzuolo nell’obitorio dell’ospedale, uccisa lo scorso ottobre durante un attacco israeliano.
Fotografia che, quasi come in un tragico gioco del destino, è stata scattata dal fotoreporter pochi giorni dopo il parto di sua moglie: una vita che nasce dalla morte, un legame indissolubile e quasi beffardo. Uno sguardo delicato che con una tangibile dignità ci racconta il dolore di una perdita inimmaginabile. I visi dei due soggetti sono nascosti e molti, nella sua plastica drammaticità, hanno ritrovato analogie con la celebre Pietà michelangiolesca.
Il fotoreporter ha ricevuto con umiltà la notizia della vittoria, in una foto che in realtà non ha proprio nulla da festeggiare, ma che necessariamente, arrivata a un così ampio pubblico, deve sollevare coscienze e consapevolezze su una guerra che come sempre, non risparmia proprio nessuno.
Tra i premiati anche Lee-Ann Olwage per World Press Photo Story of the Year che narra la storia di Paul Rakotozandriny, 91 anni, che convive con la demenza e da anni è assistito dalla figlia Fara Rafaraniriana. Per la categoria Long-Term Project Award, Alejandro Cegarra, “fotografo migrante” ci offre invece una prospettiva sensibile sull’uomo, sui processi migratori e sulla resilienza che ne deriva. Il miglior progetto il Open Format invece è vinto da Julia Kochetova con War Is Personal.
info: worldlpressphoto.it