Guerra in Medio Oriente, il museo Frick di Pittsburgh rinvia la mostra di arte islamica

Il rinvio della mostra del museo Frick ha ricevuto le contestazioni delle organizzazioni musulmane ed ebraiche

Il timore che una mostra di arte islamica possa apparire “insensibile” o “traumatica” a causa della guerra tra Israele e Palestina è alla base delle decisioni del museo Frick di Pittsburgh. Il rinvio di Treasured Ornament: 10 Centuries of Islamic Art, nonostante il Frick abbia smentito la base politica della scelta, rischia di confondere l’arte storica islamica con Hamas. Per cui le varie organizzazioni locali, musulmane ed ebraiche, si sono schierate contro la decisione del museo.

Treasured Ornament: 10 Centuries of Islamic Art prevedeva l’esposizione di oggetti in vari materiali, dal vetro al metallo, pittura e armi di vari periodi storici in modo da richiamare «la ricca storia del mondo islamico e le esperienze umane condivise che ci legano», come ha dichiarato il Frick in un comunicato del 3 ottobre. A soli dieci giorni dall’attacco di Hamas a Israele, il 17 ottobre, il museo ha annunciato il rinvio della mostra.

Ufficialmente, il Frick ha attribuito il differimento a un «conflitto di programmazione imprevisto», sciogliendosi quindi da potenziali ragioni politiche legate alla guerra a Gaza, che così non appare come fattore decisivo. Infatti, come riporta il Pittsburgh Tribune-Review, in prima battuta il museo non aveva intenzione di diffondere la notizia del rinvio, in modo da ritrattare per vie interne le date.

Al comunicato del 17 ottobre è però seguito un rivolgimento. La direttrice esecutiva del Frick, Elizabeth Barker, ha apertamente affermato le ragioni del rinvio, dichiarando al Tribune-Review che «quando è scoppiata la guerra in Medio Oriente, abbiamo avuto il cuore spezzato come tutti, e ci siamo resi conto che stavamo per aprire una mostra che una persona indulgente definirebbe insensibile, ma che per molte persone, soprattutto nella nostra comunità, sarebbe stata traumatica». La direttrice ha poi aggiunto che un’altra preoccupazione era legata al personale del museo, che avrebbe potuto trovarsi nella condizione di discutere della guerra.

La posizioni del Frick accostano pericolosamente l’arte islamica ad Hamas, punto su cui si sono battute le organizzazioni musulmane ed ebraiche locali. In risposta al rinvio si è esposta Christine Mohamed, direttrice esecutiva della sezione di Pittsburgh del Council on American-Islamic Relations (CAIR), un gruppo musulmano per i diritti civili. Mohamed ha sostenuto che «è scoraggiante assistere a una tale insensibilità quando vengono fatte affermazioni generiche su un’intera religione, in particolare quando hanno il potenziale di incitare al male la comunità musulmana di Pittsburgh. Non possiamo trascurare il trauma e la sofferenza vissuti dal popolo palestinese, con più di 8.000 vite perse, tra cui quasi 4.000 bambini innocenti. La misura in cui questa tragedia viene messa in ombra sottolinea una preoccupante mancanza di empatia e umanità – qualcosa che anche la persona più indulgente troverebbe profondamente inquietante».

Tra mostra insensibile e rinvio inquietante, la stessa Barker si è di nuovo messa in gioco nel dibattito in un’intervista con WESA, svincolando apertamente la decisione del museo da ragioni politiche. La direttrice ha poi concluso rimarcando come la missione del Frick sia «la condivisione di arte, storia e natura che creano esperienze di scoperta, ispirazione e apprendimento che uniscono le persone e arricchiscono le nostre vite e il tessuto culturale della nostra regione». D’altra parte, entrambi i vertici rimarcano la preoccupazione per la popolazione ebraica di Pittsburgh, sulla scia dell’attentato a una sinagoga della città consumatosi nel 2018.

A porsi contro il museo c’è anche Adam Hertzmann, il portavoce della Jewish Federation of Greater Pittsburgh. «Equiparare l’arte islamica e i musulmani in generale ad Hamas è certamente parziale ed è certamente qualcosa a cui siamo contrari», ha dichiarato Hertzmann a WESA. Ha poi concluso affermando «che poche persone nella comunità ebraica si sarebbero preoccupate di una mostra sull’arte islamica perché capiamo che non ha nulla a che fare con Hamas, che è un’organizzazione terroristica».

Nonostante le critiche, il museo non è tornato indietro. Sul sito web del Frick si sottolinea come il rinvio della mostra sia imputabile all’assenza di un contesto storico e culturale sufficiente. «Presentare la mostra come originariamente concepita altrove, anni fa, rischiava di banalizzare la cultura islamica in un momento straordinariamente complesso e di trasformare un’opportunità educativa prevista in una pietra di paragone politica divisiva, in una fonte di insensibilità o offesa involontaria e in una distrazione dal nostro importante servizio all’intera comunità».