Sono in tanti a conoscere le imprese, l’arte del combattimento nonché il nobile codice dei samurai giapponesi (un Paese, il Sol Levante, dalle mille sfumature artistiche tanto che lo stesso Lacombe gli ha dedicato i volumi illustrati Storie di fantasmi del Giappone e Spiriti e creature del Giappone (L’ippocampo edizioni) – con testi di Lafcadio Hearn – nonché un’esposizione, presso gli spazi Tenoha Milano, ispirata alle due opere, vero e proprio percorso multisensoriale nel folklore nipponico, racconti di fantasmi e creature sovrannaturali).
Solo in pochi, però, hanno avuto modo di apprezzare a fondo la controparte femminile dei samurai. Parliamo di straordinarie guerriere, donne devote pronte a qualsiasi martirio – oppure condottiere spietate – decise ad esercitare il proprio potere tanto con l’orgoglio quanto con le armi. Nel magnifico libro Storie di donne samurai (L’ippocampo edizioni, rilegatura hardcover con mezzatela, 208 pagine, 29.90 euro), con testi di Sébastien Perez e disegni (inconfondibili) di Benjamin Lacombe, incontriamo le storie di Jingū – la leggendaria imperatrice che nel primo secolo, alla dipartita del marito, guidò le sue truppe alla conquista di tre regni nemici –, di Miyagino e Shinobu, che nel XVII secolo appresero le arti marziali per vendicare l’uccisione del padre. E ancora, di Nakano Takeko, a capo di un’armata di sole donne nel corso della guerra Boshin, a Ottocento inoltrato.
Tradotto da Silvia Bre, il volume si apre con una doppia prefazione: in “Storie di donne samurai”, Lacombe scrive: «Ridare vita, corpo, anima e voce alle guerriere storicamente esistite era lo scopo di questo libro». Parlando poi di «protagoniste ribelli, dissidenti, fuorilegge, tutte caratteristiche che vanno a loro merito». Quindi, nel secondo intervento (“Donne samurai”), Matthias Hayek – responsabile di ricerca presso l’École Pratique des Hautes Études, specialista di Storia delle credenze e dei saperi in Giappone – circoscrive: «Questi racconti non rappresentano semplicemente un mezzo si svago, ma assolvono anche una funzione pedagogica, rivolta in special modo alle élite rurali». Ragione per cui «sono farciti di giudizi morali sugli uomini del passato, innalzati a modelli di virtù o condannati come esempi da evitare».
Narrazioni incredibili e illustrazioni fantastiche: potremmo riassumere così il lavoro del duo Perez-Lacombe. Storie di donne samurai è un volume di pregio, da custodire gelosamente in libreria (al pari degli altri lavori di Lacombe. Autore e illustratore francese nato a Parigi nel 1982, ha scritto e illustrato una trentina di opere con vendite superiori alle 3 milioni di copie e di cui talune stampate e tradotte in una dozzina di lingue nel mondo). Tornando al (prezioso) contenuto, emerge particolarmente sfiziosa la sezione “Giochi dei samurai”, dove l’autore transalpino reinterpreta, attraverso le sue illustrazioni, alcuni giochi di quel tempo.
Ma non è tutto. Dopo il successo delle mostre Botteghe di Tokyo e (della già citata) Fantasmi e spiriti del Giappone, che hanno registrato oltre 200mila visitatori, Tenoha Milano e L’Ippocampo edizioni presentano una nuova mostra sensoriale e immersiva: Storie di donne samurai. Aperta al pubblico fino al 26 novembre, ispirata all’omonimo libro, l’esposizione guida il pubblico in un inedito Giappone, dove il codice dei nobili samurai, associato quasi del tutto a figure maschili, apparteneva in realtà anche a valore e formidabili guerriere.
Donne senza scrupoli – sono le “onna-bugeisha”, icone di speranza – decise a esercitare il proprio potere con l’orgoglio e le armi per mutare il loro (inesorabile) destino, tra battaglie, frecce, demoni universali e personali. Una cornice affascinante quella allestita nel capoluogo lombardo – sviluppata in 1100 mq di spazio – con stanze sensoriali, giardino zen e tempio giapponese fa scenario privilegiato ad un incontro tra tradizione e innovazione, anche tecnologica, tra animazioni video, esperienze uditive e diffusione di essenze.
Info: www.ippocampoedizioni.it