“Sono cresciuto guardando telefilm horror, di fantascienza e di mostri, e da adolescente mi sentivo anch’io una specie di creatura aliena. Mi interessa raccontare cosa si prova in quel periodo della vita che abbiamo attraversato tutti, quando ti senti cambiare e tutto ti cambia intorno”. Nero su bianco di Charles Burns, fumettista e illustratore di caratura mondiale che, con il volume due di Labirinti (Coconino press-Fandango, 64 pagine a colori, 20 euro) continua idealmente il cerchio della vita di Brian, ragazzo timido e introverso appassionato di horror e fantascienza (vi ricorda qualcuno?), che si accinge a girare la sua nuova pellicola (“come faccio a riprendere questa scena? A fissare anche solo uno dei suoi dettagli?”, si domanda).
Al centro del film – la cui lavorazione si prospetta tutt’altro che semplice (“ho tutti i miei schizzi e i miei storyboard e un’infinità di appunti, ma che non serviranno a niente”, si chiede ancora Brian) – c’è Laurie, una splendida ragazza dai capelli rossi (“ma guardala, darei qualunque cosa per avere dei capelli rossi come i tuoi”, le dice la madre del giovane cineasta), ma fanno parte del cast anche l’esplosiva Tina dalla risatina odiosa, il suo amico Jimmy (nostalgico del cinema classico) e altri teenager.
Un weekend fuori città, all’interno di una villa tra la foresta e la spiaggia, rappresenta l’occasione, più unica che rara, di proseguire con le riprese. Ma anche, e soprattutto, per chiarire meglio le relazioni nell’insolito gruppo di adolescenti. Così, pagina dopo pagina, emergono tanto le aspettative quanto le paure di ognuno. Al primo posto in questo senso c’è proprio Brian, del tutto ossessionato da Laurie, sua musa ispiratrice ma ben poco convinta di quanto sta facendo (“ed eccomi qua, la star del film, che scende a fatica da questa collina ripida e cerca di ricordarsi di non guardare in macchina”) che prosegue a sognare ad occhi aperti forme aliene e dimensioni incomprensibili (che però sembrano appartenere all’inconscio comune). Cosa c’è di reale e cosa no in quanto immagina? Dove finisce la fantasia e si apre l’oggettività? E quest’ultima è davvero “condivisa” da tutti gli attori chiamati in causa?
Tra set e realtà, nel secondo volume della serie Labirinti (il primo era uscito a fine 2020), Burns – nato a Washington nel 1955, ha esordito su Raw, storica antologia diretta dal fumettista statunitense Art Spiegelman, ha vissuto in Italia, pubblicando su Frigidaire, Alter Alter, Dolce vita, Fuego – il pluripremiato autore di Black Hole (etichettato dal Washington Post come “uno dei migliori graphic novel di tutti i tempi”) immerge il lettore in atmosfere sempre più inquietanti, proseguendo ad indagare l’adolescenza in tutte le sue sfaccettature e, soprattutto, nei suoi numerosi traumi: il fascino e il terrore della scoperta dell’altro, del corpo nonché della sessualità (lo stesso Brian è disegnato completamente nudo sull’immagine di copertina).
In questo secondo capitolo l’autore omaggia, ancora una volta, il cinema dell’irreale e la sua intrinseca capacità di porsi al pari di uno specchio (distorto e distorcente) dell’esistenza umana, con le atmosfere che si fanno sempre più cupe e seducenti allo stesso tempo. Di Burns ha compiuto un breve ritratto il settimanale francese “Les Inrockuptibles”, scrivendo che “pochi autori come Burns usano il tavolo da disegno come un ponte verso il subconscio. Quando si legge un suo fumetto è consigliabile, come davanti ai film di David Lynch, mettere in pausa la ragione e lasciar vagare la mente tra i simboli”. La serie Labirinti – di cui si aspetta il terzo volume – richiede proprio questo stesso tipo di abbandono. Chi invece è restio a lasciarsi andare, guardi oltre.
Info: www.coconinopress.it