Una grande mostra per raccontare gli ultimi decenni di arte contemporanea italiana. Ci ha pensato l’Istituto italiano di Cultura di Parigi a organizzarla, con la curatela di Saverio Verini, per riflettere su un concept molto attuale e in continua, nonché rapida, evoluzione: la definizione del”carattere italiano”, con tutte le sue delicate e complesse sfaccettature. Il progetto si intitola Tout Court. Un aperçu de l’art e inaugura oggi, giovedì 22 luglio, ma sarà possibile visitarlo fino al 30 settembre.
L’arte contemporanea italiana sviluppatasi nella penisola viene raccontata a Parigi attraverso una selezione di opere di variegata natura, in grado di definire il poliedrico scenario sviluppatosi in Italia a partire dagli anni ’60 del secolo scorso.
Lo spettatore è invitato ad aprirsi verso una caleidoscopica visione dell’arte italiana contemporanea. Le opere fungono da lente verso un panorama che balza dal mondo urbano fino quello rurale attraversando un territorio che raccoglie in una manciata di chilometri una serie infinita di anime differenti. Le connessioni potenziali di approcci creativi e tendenze superficialmente riconosciute come agli antipodi sono il fulcro di un’esposizione volutamente intrisa di un carattere infantile, costruita su una visionarietà ludica e irriverente.
Proprio a tal proposito si inseriscono nella Sala Quadrata dell’IIC le quattro opere di Adelaide Cioni, autrice di una serie di dipinti realizzati con frammenti di stoffa riassemblati tanto elementari quanto universali. Riverberano nella sala quelle sensazioni, quella percezione nebulosa che si ha delle immagini del proprio passato infantile
La capitale francese dà spazio alle opere di alcuni dei protagonisti dell’arte contemporanea italiana del secondo ‘900 come Luigi Ontani, Paolo Icaro, Emilio Isgrò e Carol Rama ma anche artisti appartenenti alle nuove generazioni come Roberto cassone e Diego Marcon. Artisti così diversi delineano una narrazione improntata sul medium del piccolo formato, quasi a proiettare tra gli immensi boulevard parigini un’ Italia in miniatura ricca e ancora da esplorare.
Il percorso dello spettatore nella mostra è anche segnato da inciampi: l’intervento dell’artista Mattia Pajè (l’artista autore tra l’altro dell’ultima copertina di Inside Art, ndr) consiste infatti nell’inserire tra le stanze dei finti ragni argentei capaci di segnalare il binomio della natura italiana a tratti preziosa, a tratti selvaggia.
La sfaccettata natura italiana e il suo immaginario polimorfo si incarnano nelle opere video dei due artisti più giovani, Fassone e Marcon, che vengono presentate al pubblico nella galleria dell’Istituto italiano di cultura di Parigi.
I rappresentanti più giovani del collettivo di artisti pongono agli occhi dello spettatore una versione malinconica e a tratti tragicomica dell’Italia odierna. Marcon lo fa con una video-animazione della durata di pochi secondi e che si ripete in loop: lo scenario è quello della stiva di una barca nel mezzo di una tempesta; protagonista è un bambino, che cerca di spezzare l’oscurità e la tensione del momento accendendo un fiammifero e intonando un canto, le cui parole risuonano cupe. Una lettura del presente sempre meno tesa verso la spensieratezza, che lascia lo sguardo delle nuove generazioni sempre più velocemente e si impregna di un tenue esistenzialismo.
Fassone, invece, rende il concetto con un’ ironia poetica sulla nostra ansia di prevedere il futuro: il suo video Ball Don’t Lie, infatti, documenta l’artista mentre si esercita di sera in un campo da basket; tra un’azione e l’altra sullo schermo appaiono domande di diverso tipo, dal serio al faceto, le cui risposte, giuste o sbagliate, dipendono dall’esito del tiro a canestro. La perentorietà dei quesiti stride con il carattere ludico e cadenzato dell’azione, generando tensione e aspettativa nell’osservatore.
La metafora del viaggio risulta ancora più calzante grazie all’opera di Luigi Ontani selezionata per la mostra: una fotocartolina che presenta l’artista nei panni dell’esploratore per eccellenza, Cristoforo Colombo, che lascia la costa ignaro di ciò che lo aspetta al di la del mare.
Come cartoline, le dieci fotografie provenienti dall’archivio della piattaforma Luoghi del contemporaneo presenti nel giardino esterno dell’IIC raccontano di ricordi e di intenzioni di un percorso ancora aperto e che per comprendere quale direzione stia prendendo occorre guardarsi alle spalle prima di continuare ad avanzare. Le loro dieci immagini presenti in mostra mirano a rievocare un viaggio fatto tra le terre italiane per scoprire le opere realizzate all’aperto e destinate alla fruizione pubblica e libera dell’arte.
La storia recente del nostro paese passa attraverso l’obiettivo fotografico e riprende le opere dei grandi maestri del XX secolo come Alberto Burri con suoi Cretti e le installazioni di Mario Merz, Ugo Nespolo senza poter dimenticare la provocatoria e iconica opera di Maurizio Cattelan L.O.V.E., il celebre dito medio al centro di Piazza Affari a Milano.
L’istituto Italiano di cultura di Parigi dà modo, così, di osservare il nostro paese da lontano dimostrando che spesso per avere le idee più chiare occorre semplicemente osservare lo scenario dalla giusta prospettiva.