75 anni di Vespa. Storia di un mito del design made in Italy

Pontedera

Domani, 23 aprile, il marchio Vespa compie 75 anni. Un compleanno importante per uno dei brand italiani più famosi nel globo. Dire Vespa oggi significa raccontare uno stile, un’idea e una storia vincenti. Un esempio di genialità, nata tuttavia da un’esigenza ben precisa. Vediamo cosa ha fatto diventare la Vespa un’icona del design made Italy.

LE ORIGINI
A ispirare il design dello scooter furono le piccole motociclette color oliva Cushman Airborne, lanciate con il paracadute durante la Seconda Guerra Mondiale nel cuore industriale italiano di Milano e Torino per essere utilizzate dalle truppe nella lotta contro i tedeschi. Allora, correva l’anno 1946 e la Piaggio, azienda fondata nel 1884 da Rinaldo Piaggio per l’allestimento di navi di lusso, dopo essere passata tra le due guerre prima alla produzione di carrozze ferroviarie e pullman e poi a quella di aerei e idrovolanti, decise di dar vita a una motocicletta che potesse agevolare, tramite spostamenti più veloci da una città ad un’altra, la ricostruzione post-bellica. Enrico Piaggio, figlio di Rinaldo, affidò questo compito a Corradino d’Ascanio, ingegnere italiano a cui si deve anche l’ideazione del primo prototipo di elicottero. D’Ascanio non era un amante delle motociclette, ritenute troppo ingombranti e difficili da riparare.

IL DESIGN
Sulla falsariga della Cushman Airbone e del primo tentativo MP5 “anche noto come Paperino” creò un mezzo di trasporto semplice, a due ruote, leggero e a basso costo, caratterizzato da consumi modesti e adatto alla guida di tutti, comprese le donne. Da un punto di vista tecnico D’Ascanio attinse alle sue conoscenze aereonautiche: introdusse un braccio di supporto, simile a quelli dei carrelli degli aerei, per eliminare i problemi di cambio gomme e ideò la carrozzeria in modo tale che assorbisse lo stress allo stesso modo di un aereo.

LA NASCITA DI UN MITO
Era il 23 aprile 1946 quando Piaggio ne depositò il brevetto su progetto di Corradino d’Ascanio. L’ingegnere aeronautico introdusse il cambio al manubrio, un congegno che avrebbe consentito al guidatore di staccare la frizione e cambiare marcia con una sola mano, intuizione di cui Piaggio ha provveduto a depositare il brevetto nel luglio dello stesso anno. Il motore del primo lotto di produzione, definito “Serie Zero” era monocilindrico a due tempi (98 cc); la scocca era autoportante in lamiera d’acciaio. Il veicolo aveva una sospensione anteriore elastica con molle a spirale e posteriore mediante tamponi in gomma, poteva raggiungere la velocità massima di 60 km/h.

LA VESPA NEL CINEMA
La Vespa, icona del design made in Italy, deve la sua fama innanzitutto alla sua funzionalità, ma anche al suo fascino estetico, che l’ha resa immediatamente popolare, fino a farne una vera diva. Il cinema ha contribuito non poco al suo successo. Fa la sua apparizione nel film di William Wyler Vacanze romane (Roman holidays), del 1953, con Audrey Hepburn nei panni della principessa di un regno immaginario e Gregory Peck ed Eddie Albert in quelli di un giornalista e di un
Vacanze romane fotografo americani. La Vespa contribuisce a creare l’ambiente, un’atmosfera determinata. È, in poche parole, sinonimo di Italia, in particolare dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta: non a caso ricompare nel recente film di Antony Minghella, Il talento di Mister Ripley (1999), ambientato in Italia proprio negli anni Cinquanta.

Dino Risi diceva: “Non si poteva non darle spazio in quegli anni. Dopo la guerra si andava a piedi; la Vespa è stata il primo mezzo di locomozione delle masse, costava poco e quindi era molto diffusa. Quando è uscita l’automobile ha avuto un ruolo nei film, così è stato per l’aereo e così sarà per ogni mezzo di comunicazione che sarà inventato in futuro”.

La ritroviamo protagonista di commedie brillanti come Poveri, ma belli (1956), Belle, ma povere (1957) e Cocco di mamma (1957), nelle quali Dino Risi ha raccontato la vita delle classi popolari di Roma; dei film La notte brava (1959), di Mauro Bolognini, dove è sfoggiata da giovani sbandati di borgata e I tartassati (1959), di Steno, commedia amara sui conflitti tra due famiglie di piccolo-borghesi. Il maestro Federico Fellini le riserva una parte nel film La dolce vita (1959), pellicola che ha immortalato un certa Roma di fine anni ’50. E, del resto, la Vespa dei “paparazzi” romani sarà definita “la Rolls Royce della dolce vita”.

Dopo un lungo periodo, è stato proprio Nanni Moretti, nel suo capolavoro Caro Diario, a ridare importanza alla Vespa, tornata ad essere simbolo di libertà, in particolare di libertà di movimento nelle città italiane ormai invivibili per il traffico.

LE CELEBRAZIONI
Il Museo Piaggio di Pontedera ha preparato la mostra Vespizzatevi per celebrare Vespa come icona del design made in Italy. Un titolo che riprende il famoso claim pubblicitario degli anni Cinquanta. La mostra verrà intanto mostrata sul web in attesa della riapertura dei musei. Si tratta di una iniziativa dedicata alla comunicazione e al marketing su Vespa dalla sua nascita ad oggi. E quindi immagini e filmati con materiale d’archivio che raccontano quanto sia stata importante, e talvolta geniale, la comunicazione utilizzata. Un percorso tra tutti i temi che la Vespa ha affrontato, dalla Vespa e i viaggi alla Vespa e l’internazionalità e così via. In occasione della mostra sarà anche presentata un’installazione site specific dell’artista Marco Lodola.

https://www.museopiaggio.it/

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