Il 14 settembre 1940, esattamente 532 giorni dopo la fine della Guerra civile spagnola (sorta in seguito al colpo di Stato militare del 17 luglio 1936, che vide contrapposte le forze nazionaliste guidate da una giunta militare, contro le forze del legittimo governo della Repubblica spagnola, supportata dal Fronte popolare, una coalizione di partiti democratici), José Celda venne fucilato dal regime franchista, insieme ad altri 11 uomini, sul muro posteriore del cimitero di Paterna (Valencia). Vennero tutti sepolti all’interno di un’anonima fossa comune. Oltre settant’anni dopo, viaggiando lungo un paese – la Spagna – afflitto dal suo ingombrante e tormentato passato, l’ottantenne Pepida, figlia di José, intraprende una sfiancante battaglia burocratica per recuperare i resti di suo padre, così da donargli finalmente il riposo eterno.
Un racconto incredibile quello disegnato con la consueta maestria da Paco Roca e ottimamente scritto dal giornalista Rodrigo Terrasa (autore di un reportage sul quotidiano “El Mundo” da cui è scaturita l’idea del volume). Edito da Tunué, con la traduzione italiana di Diego Fiocco, L’abisso dell’oblio (cartonato, 304 pagine a colori, 24 euro), in formato orizzontale, sviscera una storia nel contesto della guerra civile spagnola e della successiva dittatura franchista. Forte di un lavoro certosino di divulgazione storica. Paco Roca e la memoria: un binomio inscindibile per il disegnatore di Valencia – nome completo Francisco José Martínez Roca, classe 1969 – che, a metà degli anni Novanta, si è fatto conoscere nel mercato iberico come artista abile a narrare e disegnare (con la stessa forza espressiva) differenti tipi di storie.
Nel caso di L’abisso dell’oblio, Paco Roca sviscera, con dovizia di particolari, la storia di tre personaggi: l’inumana fine di José Celda, fucilato e sepolto in una fossa comune (“Non abbiamo fatto altro che aspettare in silenzio per più di settant’anni. Abbiamo aspettato quasi quarant’anni che la dittatura scomparisse e che tornasse la democrazia. E abbiamo aspettato altri quarant’anni affinché la democrazia si preoccupasse di restituire la dignità ai suoi morti”); la personale battaglia di Pepina Celda per trovare e recuperare i resti di suo padre José (“Ero molto piccola, mia zia Pura mi raccontò che il becchino stesso li aiutò a metterli nelle casse”); l’impegno civile di Leoncio Badía, giovane repubblicano condannato a lavorare come becchino (“E così vuoi un lavoro, rosso? Beh, comincia a seppellire i tuoi”, gli dice il sindaco).
Un racconto doloroso – meglio ancora, «un labirinto straziante», come lo definisce la casa editrice sulla quarta di copertina – quello messo nero su bianco da Terrasa e illustrato dall’eclettico Paco Roca (alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti anche in Francia; con Tunué invece ha pubblicato numerosi volumi a fumetti: da I solchi del destino a Il tesoro del cigno nero e Ritorno all’Eden). C’è poco o nulla da aggiungere: il graphic novel L’abisso dell’oblio è un rilevante e necessario lavoro di divulgazione, che non fa sconti a nessuno. Pulita ed efficace, è una lettura tutt’altro che confortante.
Info: www.tunue.com