Dopo 25 anni, il ragno di Louise Burgeois torna alla Tate Modern

La scultura di Louise Bourgeois ha segnato l'inaugurazione del museo nel 2000, rimanendo simbolo iconico e identitario

Maman, il monumentale ragno di Louise Bourgeois, è pronto per ritornare nella Turbine Hall della Tate Modern. Il prossimo maggio 2025, la Tate Modern di Londra compirà 25 anni e il ritorno significativo dell’iconica scultura ne celebra l’anniversario.

«La Tate Modern ha avuto un impatto incredibile in soli 25 anni. Ha fatto esplodere il canone della storia dell’arte, trasformato il rapporto del pubblico con l’arte contemporanea e riscritto le regole di ciò che un museo d’arte può essere. Il weekend del nostro compleanno sarà una meravigliosa opportunità per vedere cosa sappiamo fare meglio e avere un assaggio di dove andremo dopo, e tutto gratuitamente» ha dichiarato Karin Hindsbo, direttrice dell’istituzione. Maman si pone come punto di partenza per esplorare un nuovo percorso di 25 opere, come i murales Seagram di Mark RothkoEine Kleine Nachtmusik di Dorothea Tanning.

La storia di Maman, la scultura-ragno di Louise Bourgeois

Era il 1999 quando l’artista francese realizzò l’opera monumentale, la più grande della serie ispirata agli aracnidi, per i giganteschi spazi della Turbine Hall. L’installazione di Bourgeois presentava 3 torri in acciaio, I Do, I Undo, I Redo, azioni che fanno riferimento ai processi di sviluppo emotivo in relazione alla maternità, un tema centrale nell’opera dell’artista. All’età di 21 anni, Louise Bourgeois perse la madre: il dolore la gettò in una profonda depressione, che troverà una via di sfogo attraverso la pittura e l’interesse per l’arte in generale.

A dominare gigantesca le tre torri, il ragno Maman, posizionato sulla balconata affacciata sulla Turbine Hall. La scultura originale venne realizzata in acciaio inossidabile e a questa seguirono sei edizioni fuse in bronzo ed esposte in vari Paesi in tutto il mondo, dalla Russia, davanti all’Ermitage di San Pietroburgo, al Canada, di fronte al Museo delle Belle Arti di Ottawa. Nel 2008, l’opera arriva anche in Italia, nel cortile del Museo di Capodimonte di Napoli.

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