“Cosa si nasconde nell’ombra dei nostri spazi museali? Quali storie vengono messe a tacere e quali voci vengono amplificate? Se dovessimo costruire un museo da zero, svincolato dalle disuguaglianze strutturali, che forma avrebbe?“
Questo ci si chiede alla Biennale di Lagos, da cui ci si aspetta cose mai viste prima. The Museum of Things Unseen sarà il titolo di uno dei più attesi appuntamenti d’arte contemporanea in Nigeria e in Africa, previsto per il 2026. Nominati i curatori dal direttore artistico Folakunle Oshun: sono Furen Dai (Cina), Chinyere Obieze (Nigeria) e Sam Hopkins (Kenya). L’obiettivo è comporre una collezione di opere d’avanguardia, in dialogo con musei e istituzioni. Allo stesso tempo i curatori rimarcano la necessità di comprendere le forze filosofiche e politiche che modellano le pratiche di circolazione culturale e alla museologia.
Nuovi sguardi sull’arte e sul mondo
Il canone artistico globale è “modellato da pregiudizi culturali, potere finanziario, influenza politica, priorità curatoriali e necessità di conservazione” si legge dal sito della Biennale. I curatori vogliono indagare sul lavoro invisibile, sulle identità in evoluzione e sulle forze di mercato nascoste che plasmano il nostro paesaggio culturale. Per mettere in discussione gli eretici e i dimenticati del canone, la Biennale Lagos inviterà gli artisti contemporanei a reinterpretare e reimmaginare le opere esposte. Un “museo ipotetico” che riscrive le narrazioni e offre nuove prospettive che illuminino le dimensioni invisibili delle opere.
Il Museum of Things Unseen è un “paradosso”, un lavoro aperto: “aspira all’inclusività in un campo di esclusione, è ipotetico ma concreto, inquietante ma serio, effimero ma consequenziale”. La Biennale di Lagos diventerà un crocevia di culture e storie diverse, ricontestualizzate nei paesaggi della capitale nigeriana. Un manifesto sussurato ma di grande impatto nelle pretese: la discussione sulla new museology si decentra e si allontana dall’Europa. Coinvolgendo accademici e specialisti museali di tutto il mondo la Biennale stabilisce un’agenda chiara. Parlare di restituzioni del patrimonio è solo l’inizio di un dialogo più onesto e diretto su cosa possa essere davvero un “museo universale”.
Una Biennale promettente ma già affermata a Lagos
Fondata nel 2017, la Biennale di Lagos è una piattaforma d’arte contemporanea senza scopo di lucro nell’ambito del collettivo Àkéte Art Foundation. L’identità della Biennale è fortemente legata alla sua ai suoi luoghi: Lagos diventa luogo di produzione di narrazioni artistiche contemporanee d’avanguardia e coinvolge in modo specifico i siti architettonici della città. Privilegiando approcci avventurosi e fuori dagli schemi, la Biennale si è fatta notare nel tempo per il suo impatto nel panorama artistico dell’Africa e del mondo.
info: lagos-biennal.org