L’opera Viale di pioppi al tramonto è un olio su tela dipinto da Van Gogh tra il 13 e il 14 novembre 1884 nella città olandese di Nuenen, lungo una strada chiamata Weverstraat. La precisa contestualizzazione del paesaggio protagonista del quadro è stata resa possibile grazie alla ricostruzione del cielo di quei giorni, realizzata dall’astronomo Donald Olson e confrontata con quanto scritto dal celebre pittore nelle lettere al fratello Theo.
Il ricercatore della Texas State University ha in particolare individuato tre lettere, scritte tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre 1884, in cui l’artista descrive il dolce clima autunnale e suggestivo di quei giorni: i risultati dello studio sono stati poi pubblicati sulla rivista americana Sky & Telescope. L’affascinante scoperta e l’individuazione di una data precisa è stata resa possibile attraverso l’utilizzo di un programma informatico per ricostruire il cielo di quei giorni e individuare il punto esatto in cui il sole tramontava a sud-ovest. Anche i dati meteo storici confermano che le due date ipotizzate, ossia 13 e 14 novembre, cadevano in un periodo di cinque giorni in cui la città olandese aveva avuto un cielo insolitamente sereno: inoltre, come risaputo, Van Gogh non amava dipingere a memoria e prediligeva farlo en plein air.
Grazie a questo accurato metodo di confronto, Olson era abilmente riuscito a datare e collocare altri tre importanti capolavori del maestro olandese: Paesaggio con covoni e luna nascente, Sentiero di notte in Provenza e Casa bianca di notte. «È straordinariamente bello qui in questo momento con gli effetti autunnali. Tra quindici giorni avremo la vera caduta delle foglie, quando tutto ciò che è sugli alberi cadrà in pochi giorni» – scriveva Van Gogh il 22 ottobre 1884 dalla cittadina olandese di Neunen al suo amato fratello Theo. E ancora, intorno al 14 novembre parla di un «freddo pungente» che lo avrebbe costretto a smettere di dipingere all’aperto.
Van Gogh, Viale dei pioppi al tramonto
Il dipinto è attualmente conservato al Museo Kröller-Müller di Otterlo, nei Paesi Bassi, che custodisce la più bella raccolta di capolavori dell’artista nel mondo. Come ogni opera da lui realizzata, si percepisce il sentire delle sue emozioni, inconsapevoli protagoniste di una realtà che il pittore, ancor prima di vedere, sente umanamente.
Una donna in lontananza cammina verso il tramonto su una strada sterrata con pioppi, le cui foglie autunnali sono ormai cadute. La semplicità del suo linguaggio pittorico traduce nell’immediato la vera dimensione ontologica di ciò che lo circonda: egli, semplicemente, dipinge ciò che malinconicamente prova dentro. Un’arte che è multiforme, alla continua e incessante ricerca di una scala cromatica continua che esprima nella sua essenza, assoluta malinconia. Nelle sue opere, come afferma lo psicoanalista Massimo Recalcati nel saggio pubblicato nel 2009 «la pittura diventa un gorgo che lo trascina via, una incandescenza che brucia la vita e che frammenta l’essere dell’artis».