Sono trascorsi cinquant’anni dall’attribuzione di tre opere al celebre artista olandese. Dopo vendite stellari, tra cui quella di Head of a Woman (1902-09), battuta all’asta da Christie’s per quasi 1 milioni di dollari nel 2011, un’indagine scientifica del Van Gogh Museum ha scoperto che i presunti autografi sono in realtà opere false. Pur constatando il rischio di simili esiti nei processi di attribuzione dei lavori, che possono cambiare direzione con l’ingresso negli studi di nuovi strumenti scientifici, è vero che il fatto accaduto accende i riflettori sulla reputazione del mercato dell’arte, perché la proposta di stime così elevate deriva in genere da analisi meticolose sull’esemplare in questione.
L’analisi scientifica del Van Gogh Museum rivela tre falsi
A rivelare il reale statuto delle tre opere attribuite finora al maestro olandese sono stati tre specialisti del Van Gogh Museum, Teio Meedendorp, Louis van Tilborgh e Saskia van Oudheusden. Nel caso di Head of a Woman, l’opera venduta a un collezionista per 993 mila dollari in un’asta newyorkese di Christie’s, a far emergere dubbi è stato un esame della tela, del gesso e della vernice utilizzata. I dati emersi hanno messo in luce un’incompatibilità definitiva con il periodo di realizzazione: a ciò si è aggiunta un’analisi incrociata con un altro dipinto simile di Van Gogh, da cui si è stabilito, seguendo la filogenesi di quella produzione, che per il primo dei due fosse da escludere la paternità dell’autore.
Un esame della vernice ha portato allo stesso risultato nell’analisi di Interior of a Restaurant, per decenni considerato una seconda versione di Interior of the Grand Bouillon-Restaurant le Chalet, Paris (1887). Anche se l’artista era solito realizzare copie dei suoi stessi dipinti, ad attribuire lo statuto di falso all’opera è stato, accanto alla constatazione di una diversa pennellata, il ritrovamento di un pigmento sintetico blu manganese brevettato nel 1935, molto più in là rispetto alla datazione scritta sull’opera. Per quanto riguarda Wood Gatherer, a far sorgere dubbi sono stati elementi contenutistici, presenti nel dipinto originale e assenti nell’acquerello in questione. Si tratta di trascuratezze talmente lampanti da far pensare agli studiosi che il falsario abbia realizzato la trasposizione addirittura a partire da una foto.
Photo Van Gogh Museum, Amsterdam
I dipinti erano ritenuti autentici da oltre cinquant’anni. Erano infatti presenti nel catalogo pubblicato nel 1970 da Jacob-Baart de la Faille con l’intera opera di Van Gogh.