Una luce che si trasforma in colori, opere d’arti mutevoli ispirate a giochi d’ombra. La ricerca di Stefano Arienti si è da sempre oggettivata in innumerevoli forme, materiali e tecniche, tra dipinti con plastilina, fotografie graffiate, sculture e libri manipolati. Il risultato però, è il medesimo: uno sguardo pittorico su paesaggi e orizzonti che perdono consistenza, dialogando con le infinite sfumature del suo segno artistico. Tra le rarefatte suggestioni del movimento francese e un costante sguardo meravigliato sul mondo, Arienti gioca con la realtà, la rompe, la interpreta, la risignifica.


Proprio il prossimo ottobre, verrà inaugurata a Torino l’esposizione Berthe Morisot. Pittrice impressionista: l’allestimento della mostra accoglie anche un display site-specific creato da Stefano Arienti in un concreto confronto con i linguaggi dell’impressionismo e nell’indissolubile legame fra antico e contemporaneo. La curatela è di Chiara Bertola, direttrice della GAM, che nel 2008 si è occupata dell’allestimento di Disegni dismessi, alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Nel 2022 inaugurava al Mirad’Or di Pisogne Meridiana: una installazione che letteralmente insegue il sole, attraverso cui l’artista – ripensando al classico utilizzo delle meridiane – disegna con la luce. Nel 1989 realizza Il giardino di Monet: una rielaborazione del giardino impressionista, un luogo idilliaco e sereno che, decontestualizzato da Arienti, torna a essere sfondo ideale per la realtà attuale.

Stefano Arienti guarda al di là del suo tempo, legge un valore eterno nelle cose, interroga le immagini con rara sensibilità ed un’aura quasi sacrale, realizzando labirinti visivi attraverso cui lo spettatore sperimenta nuove percezioni del soggetto. Profondo e viscerale, l’artista rielabora le immagini secondo la sua personale visione della realtà, dialoga e ricompone ciò che vede e proprio come Monet e gli impressionisti, dipinge con la luce senza mai dimenticarsi delle ombre.



