Svelata l’opera di Elisabetta Benassi alle Terme di Diocleziano

Un contemporaneo stratificato nell'antico: scoperta l'installazione dell'artista e performer nel chiostro di Michelangelo alle Terme di Diocleziano

Lunedì 10 giugno, nella suggestiva atmosfera delle Terme di Diocleziano, è stata scoperta l’opera site-specific di Elisabetta Benassi, Camelopardalis, scelta da un prestigioso comitato scientifico – composto da illustri nomi come Maite BulgariDamiana Leoni, contemporary art consultant, Massimo Osanna, direttore Generale Musei presso il Ministero della Cultura, Ludovico Pratesi, curatore e critico d’arte e Stéphane Verger, che dirige il Museo Nazionale Romano – tra altri altrettanti talentuosi artisti: Giorgio Andreotta Calò, Monica Bonvicini, Paola Pivi e Francesco Vezzoli.

Ad innestare un profondo dialogo con le altre sette sculture monumentali presenti nel Chiostro di Michelangelo, è il cranio di una giraffa in bronzo patinato posto su uno sgabello moderno e minimale. Un’arte contemporanea che risveglia i luoghi e che, come ha specificato Stéphane Verger «è assai presente anche sedi dislocate del Museo». La stessa Benassi ha realizzato un’opera per la Crypta Balbi»: si tratta di EMPIRE, installazione del 2018-2019, composta da 6000 mattoni in terracotta e che rievoca l’elemento primario delle antiche costruzioni.

«Le Terme di Diocleziano sono un luogo particolare» – spiega Elisabetta Benassi – «e in un posto così denso l’idea era quella di riuscire a trovare un simbolo che fosse anche ironico. Così ho pensato a questo cranio di giraffa che ride, adagiato su uno sgabello modernista da architetto, come fosse il collo dell’animale. Il cranio sembra quasi ridere di noi, oltre la morte».

Il progetto de L’ottava testa nasce come iniziativa profondamente legata alla città di Roma, promossa dal Museo Nazionale Romano e dall’Associazione Mecenati Roman Heritage, con Maite Bulgari e presieduta da Ugo Pierucci  che ha manifestato l’orgoglio per «aver potuto realizzare un progetto così importante per il Museo, restituendo a queste opere la loro originaria bellezza, unitamente a una presenza contemporanea per uno sguardo che dialoga verso il futuro».

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