Caso NFT e Uffizi: il MIC interviene per frenare la riproduzione e la vendita di opere d’arte in formato digitale

Regolamentare l'ingresso degli NFT nel mercato dell'arte è ormai una necessità reale. Il MIC difende il patrimonio culturale italiano

Il mercato NFT si continua a diffondere ed è diventato complesso contenere le conseguenze che la tendenza sta provocando non solo per i privati ma anche per le istituzioni pubbliche. «Pensarci non una, ma tre volte prima di investire in Nft di opere d’arte», dice in un’intervista a Repubblica  il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, che, con mosse sempre in tendenza, per primo aveva lanciato sul mercato dell’arte gli Nft con la copia digitale del Tondo Doni. La questione si sta facendo talmente preoccupante che è lo stesso Ministero dei Beni Culturali a decidere di intervenire per evitare di perdere il controllo, la gestione e lo sfruttamento delle immagini digitali di alcune delle opere più conosciute al mondo.

Come riporta sempre Repubblica in un articolo, è stato Massimo Osanna, Professore ordinario di Archeologia classica dell’Università di Napoli “Federico II” e Direttore generale Musei presso il Ministero della cultura, ad aver istituito una commissione speciale per le valutazioni di queste tematiche e ad aver confermato il blocco dei rapporti con la società milanese Cinello, responsabile proprio di aver messo in vendita i capolavori degli Uffizi in formato NFT.

Eike Schmidt

Tra gli Uffizi e la società Cinello, scrive Repubblica, si era infatti chiuso un accordo già diversi anni fa che prevedeva proprio la riproduzione fedele all’originale delle tele del museo per venderle ai collezionisti, con un ricavato fifty-fifty tra le due parti. Nel contratto erano ovviamente stabiliti i termini, tiratura massima delle copie e i prezzi. Fin qui tutto bene, operazione riuscita. Ma una volta venduta la prima “opera”, il Tondo Doni di Michelangelo, si chiedono tutti: E chi è ora il proprietario? Di chi sono i diritti? Insomma, questioni legate all’autorialità dell’opera di cui ci siamo occupati anche noi di Inside Art sul nostro magazine qualche numero fa.

In questo caso la questione si fa più intricata perché si tratta di opere che, a differenza di quella di Beeple, appartengono a tutti, beni storico-artistici che toccano da vicino il mondo intero di appassionati, storici dell’arte, semplici visitatori.

Tuttavia gli Uffizi ritengono che non ci sia nessun rischio che i diritti delle immagini vengano alienati e con una nota ribatte punto per punto alle affermazioni riportate nell’articolo di Repubblica: “Il contraente – scrive il museo – non ha alcuna facoltà di impiegare le immagini concesse per mostre o altri utilizzi non autorizzati, e il patrimonio rimane fermamente nelle mani della Repubblica Italiana».

Il 25 maggio su Italia 1, anche un’inchiesta de Le Iene firmata da Antonino Monteleone e Marco Occhipinti approfondisce la questione, sentendo le parti e cercando di districare la questione, già complicata nell’era del digitale, ma che si fa sempre più complessa anche sul piano legale da quando gli NFT sono entrati nel mercato dell’arte e, ancor di più quando si sono insidiati nei luoghi deputati all’arte mandando in caos leggi e regolamenti che tengono in piedi musei e istituzioni. Che sia un bene? Forse è arrivato il momento per stravolgere nuovamente la giurisdizione in campo artistico, una necessità che nei tempi accelerati in cui viviamo sarà sempre più all’ordine del giorno.

Certo è che la vicenda ha scatenato un certo panico anche nel mondo della politica e ci sarà senz’altro bisogno di fare ordine in un argomento vasto e di non facile compresione. «Siamo certamente favorevoli alla digitalizzazione – afferma Federico Mollicone di FDI – ma il fenomeno va regolamentato, evitando che il nostro patrimonio venga svenduto. Presenteremo un question time al ministro Franceschini per chiarire i criteri e l’iter seguito dagli accordi sugli NFT, dopo la vicenda degli Uffizi, e se il Ministero fosse stato in passato a conoscenza del processo in corso», mentre Michela Montevecchi del M5S: «Ritengo – dice – che sia diventato urgente e non più procrastinabile avviare un’indagine conoscitiva in commissione Cultura sugli Nft e sul mercato dell’arte digitale».

Attendiamo quindi il seguito di questa vicenda che sta mettendo a nudo la poca conoscenza che ancora abbiamo delle infinite potenzialità del mondo digitale.