William Kentridge torna a Venezia in una veste molto particolare

"Self-Portrait as a Coffee-Pot" è il curioso titolo della nuova mostra di William Kentridge. L'artista sudafricano presenta a Venezia una serie di 9 film

All’Arsenale Institute for Politics of Representation di Venezia fino al 24 novembre 2024 sarà possibile rivivere le ambientazioni dello studio a Johannesburg di William Kentridge. I nove film presentati e realizzati dall’artista e in cui è anche protagonista, verranno infatti proiettati in un ambiente che riproduce il luogo della sua creatività. I nove episodi dalla durata di trenta minuti sono infatti stati girati nel suo studio a Johannesburg durante i mesi di pandemia. «Le riprese sono iniziate durante il primo blocco e lo studio imitava gli spazi chiusi del Covid» – ha affermato William Kentridge – «ma lo studio è anche una testa ingrandita, una camera per i pensieri e le riflessioni dove tutti i disegni, le foto e i detriti sulle pareti dello studio diventano questi pensieri». Un stanza che dunque evoca l’isolamento dato dal virus e la sua mancanza di libertà.

La curatrice Carolyn Christov-Bakargiev ha invece spiegato che «dietro il titolo Self-Portrait as a Coffee-Pot c’è il fare artistico all’interno dello studio e come si costruisce la soggettività attraverso il fare stesso. Negli intervalli tra un film e un altro, si possono vedere gli appunti, i disegni dell’artista, come se ci si trovasse nel luogo della sua creatività. Nella serie di film gli alter ego dell’artista dibattono su una serie di questioni: come funziona la memoria? Cosa crea il sé? Perché la storia va sempre storta? Si potrebbero interpretare le opere come un’inversione dell’ossessiva divisione narcisistica delle personalità della nostra epoca di avatar sui social media, in forme di tranquilla psicoanalisi»

Ma sopratutto, sorge spontaneo chiedersi: perchè come una caffettiera? L’artista è stato ispirato dalla moca Bialetti di cui ha «parecchi esemplari, con la sua forma antropomorfa, piuttosto femminile, e il coperchio che quando è aperto sembra una marionetta che canta. Lo studio stesso, dopo 40 anni, mi riflette». La visione finale è quella di un risultato intimo e confidenziale, di un dialogo interiorizzato tra l’artista e il suo sé più remoto. E proprio come una caffettiera, Kentridge contempla silenzioso il mondo dall’esterno mentre all’interno ribolle rumoroso di vita.

Dal 15 aprile al 24 novembre
Arsenale Institute for Politics of Representation, Venezia
info: arsenale.com