Pompei, scoperti nuovi affreschi con il ciclo della guerra di Troia

Straordinari artefatti stanno emergendo dagli scavi in corso a Pompei, tra cui una stanza con affreschi raffinati e dall'inestimabile valore

Pompei, il sito archeologico alle porte di Napoli, continua a essere internazionale tesoro indiscusso di reperti archeologici. I recentissimi scavi in corso nella Regio IX – insula 10, hanno portato infatti alla luce un «salone nero» con una serie di affreschi tra i più antichi e straordinari dell’intero luogo. L’imponente stanza, lunga 15 metri per 6 di larghezza, presenta su ogni parete una scena figurativa diversa con coppie di figure del mito della guerra di Troia. Per quanto riguarda gli affreschi principali, sulla parete nord l’incontro fra Elena e Paride, chiaramente indicati da una didascalia in greco e dal cui amore maledetto, come secondo profezia, si scatenerà la guerra; al centro della parete sud e facilmente riconoscibili dagli elementi iconografici a loro attribuiti, Apollo che tenta di sedurre invano la sacerdotessa Cassandra.

Il direttore generale dei musei Massimo Osanna ha dichiarato che lo scavo attuato «è la dimostrazione di quanto uno scavo ben fatto nella città vesuviana possa continuare ad accrescere la conoscenza di uno dei luoghi più importanti che ci sia pervenuto dall’antichità. Nuove ed inedite pitture, nuovi dati sull’enorme cantiere che era Pompei al momento dell’eruzione, nuove scoperte sull’economia e sulle forme di produzione. Una messe straordinaria di dati che sta cambiando l’immagine codificata finora della città antica. Un plauso a tutta la squadra interdisciplinare che con passione e professionalità sta portando avanti le ricerche».

I muri neri permettono ovviamente un maggiore risalto a ognuna delle figure: il salone che le racchiude pare fosse invece un grande sala da pranzo. La sua pavimentazione è composta da un mosaico di infinite tesserine bianche. Il direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel ha spiegato che il colore scuro delle pareti veniva all’epoca appositamente scelto per nascondere i residui di fumo delle lampade utilizzate di sera. Inoltre, «con la luce delle lucerne quelle immagini riprendevano vita, e diventavano scene su cui gli antichi abitanti di Pompei discorrevano per parlare delle loro vite».