Il 2024 è l’anno delle celebrazioni per Inside Art che compie vent’anni di attività. Un traguardo per noi importantissimo che festeggeremo per tutto l’anno con eventi e incontri dedicati a un compleanno che ci riempie di orgoglio e che l’editore Guido Talarico racconta nelle prime pagine del numero partendo dalla nascita della rivista ed elencando le tappe della sua costante crescita nel mondo dell’arte contemporanea.

I vent’anni diventano l’occasione, in primis, per un ripensamento grafico della testata. Inside Art si presenta, infatti, nel numero 130 appena arrivato in redazione, in una nuova veste – sviluppata dallo studio grafico Intorno Design – con una disposizione degli elementi che preserva l’integrità dell’immagine in cover dalle componenti tipografiche ben visibili in alto. Alla luce di una ricerca sui trend internazionali delle testate di settore, logo e font sono stati aggiornati tenendo conto della storia della rivista e delle sue trasformazioni. Con un ispessimento del logo, la testata prende spazio nella pagina senza sacrificare i contenuti mentre l’immagine emerge da uno sfondo diverso in ogni numero. A queste modifiche si aggiunge un nastro celebrativo realizzato per il 20esimo anniversario che accompagnerà per tutto l’anno la grafica della rivista online e cartacea.

Come di consueto, il primo spazio è dedicato ai giovani artisti che in questo caso sono: Alessandro Costanzo, Marco Eusepi, Meletios Meletiou, Ginevra Petrozzi, Hannah Rowan e Giovanna Repetto.


La sezione Portfolio è questa volta riservata al lavoro di Diego Marcon: dalla mostra Glassa al Centro Pecci di Prato alla sua pubblicazione Oh mio cagnetto. Nelle pagine del numero si alternano cani, cagnolini e cagnetti, in ceramica, inchiodati al muro. Dopo aver attirato la nostra attenzione con le loro forme e colori kitsch ci lasciano un sentimento di indefinito: sono cani sì, ma sono morti.

Il Close-up – la sezione riservata ai big dell’arte – è dedicata di diritto a Emilio Isgrò, autore della cover di questo numero con un lavoro presentato in anteprima al Mattatoio di Roma nell’autunno del 2023 per la mostra della sedicesima edizione del Talent Prize. Il maestro siciliano che ha cancellato un testo firmato da Talarico, lasciando visibile a sinistra il titolo dello scritto e sulla pagina destra, scelta come particolare in copertina, il ritratto dell’editore. L’opera originale, infatti, è un box in legno che riproduce le pagine di Inside Art con fondo ceruleo e le inconfondibili cancellature di Isgrò in bianco. «Emilio – afferma Talarico – nella sua grande generosità, ha voluto utilizzare Inside Art, che ho fondato 20 anni fa, per cancellarlo alla sua maniera. Di fatto un regalo di compleanno a noi e a tutti quei giovani artisti che in questi anni di lavoro abbiamo provato a sostenere».

Nell’ultimo sfoglio del giornale troviamo un’intervista alla nuova direttrice della GNAM di Roma, freschissima di nomina, Renata Cristina Mazzantini. Architetto, Phd, docente al Politecnico di Milano e alla Luiss di Roma, già curatrice di Quirinale Contemporaneo e di altri importanti progetti tra cui Reggia Contemporanea, Mazzantini raccoglie l’eredità delle grandi figure che hanno diretto l’istituto e ci racconta la volontà di ricucire un saldo rapporto con la storia dell’arte, sia dell’Ottocento sia del Novecento.

Segue l’intervista di Adriana Polveroni al nuovo curatore della Biennale di Venezia, Adriano Pedrosa che racconta il suo punto di vista sulla rassegna veneziana che parla di outsider, queer e di stranieri ovunque, come indica il titolo preso dalla nota opera di Claire Fontaine. Tra gli oltre 330 artisti, la maggioranza viene da quell’arcipelago articolato che, in termini geopolitici, chiamiamo “Global South”, che comprende – Pedrosa li snocciola con orgoglio – Paesi e artisti che non hanno mai partecipato alla Biennale o che, ci sono passati, ma inosservati.
Nelle ultime pagine della rivista, troviamo ancora un approfondimento sulla grande mostra di Ron Mueck da Triennale Milano, realizzata in collaborazione con Fondation Cartier pour l’art contemporain, raccontata dal punto di vista del regista e fotografo Gautier Deblonde che lo segue ormai da trent’anni ed è uno dei pochissimi privilegiati ad avere accesso allo studio di Mueck.

In odor di Giubileo, la conversazione con l’architetto Andrea Bruschi, ci indica invece gli sviluppi del Distretto del Contemporaneo a Roma. Un’iniziativa che riconosce nel quadrante urbano racchiuso tra Foro Italico, Farnesina e quartiere Flaminio, la più concreta sperimentazione della città moderna e contemporanea nella Capitale. La lente del distretto ha come obiettivo quello di illuminare una porzione di Roma rimasta sostanzialmente opaca, e di valorizzare il volto moderno della Capitale, di costruirne le relazioni necessarie, rilanciando la città sul piano internazionale.

Si chiude così un numero ricco di contenuti che potete leggere e approfondire acquistando il magazine nei nostri punti vendita o scrivendo ad [email protected]!