Spazio Antonioni: a Ferrara un nuovo museo dedicato alla carriera del regista

Con la curatela di Dominique Païni e il progetto dello studio di architettura Alvisi Kirimoto, lo Spazio Antonioni aprirà entro l'estate 2024

Interprete di primo piano del linguaggio cinematografico italiano e delle sue metamorfosi, Michelangelo Antonioni torna simbolicamente nella sua città d’origine, Ferrara, con un museo interamente dedicato alla sua carriera. Progettato dallo studio di architettura Alvisi Kirimoto, lo Spazio Antonioni sarà ospitato nei due piani dell’ex Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari a Ferrara e si prepara ad aprire entro l’estate 2024.

Con oltre 47mila pezzi d’archivio, lo Spazio Antonioni proporrà al pubblico l’eredità del regista attraverso manifesti e sceneggiature originali, premi e lettere private, fotografie e dipinti realizzati da Antonioni stesso, oltre alla sua biblioteca e discoteca. Ad accompagnare il percorso espositivo, le sequenze tratte dalle pellicole del regista, tra le più emblematiche di un cinquantennio del cinema italiano. In più, si confronteranno con capolavori del calibro di Blow-Up, La Notte o Professione: reporter anche le opere d’arte che hanno ispirato l’autore, come i lavori di Giorgio Morandi o Alberto Burri.

«Spazio Antonioni presenta l’opera globale del cineasta secondo un percorso ritmato per accompagnare le scoperte del visitatore e offrire alle generazioni future un accesso semplice e sintetico a questa opera maggiore dell’arte moderna», ha spiegato il curatore dello Spazio Dominique Païni, direttore della Cinémathèque Française e del dipartimento culturale del Centre Pompidou. Il progetto curatoriale pensato per gli ambienti di Palazzo Massari prevede un iter cronologico nelle stagioni cinematografiche del regista, muovendo da una successione di sezioni e da due sale immersive al piano terra, per concludersi poi nell’allestimento del primo piano a pannelli modulabili che rendono lo spazio utilizzabile per più scopi, dai laboratori alle conferenze.

Al progetto curatoriale di Dominique Païni si accosta quello di Alvisi Kirimoto, lo studio di architettura che ha collaborato con lo stesso Antonioni nel 2006 per l’allestimento delle sue opere pittoriche nella mostra Il silenzio a colori al Tempio di Adriano di Roma. «Per il maestro – ha raccontato l’architetto Massimo Alvisi – il modo in cui si attaccava il quadro era importante quanto il quadro stesso, e questa devozione per il particolare come per l’insieme, per ciò che è di fronte e dietro la telecamera, è quello che abbiamo voluto tradurre in architettura».