Una rubrica (p)artecipattiva che racconta di arte, artisti e sostenibilità

Perché un breve commento a sentenza in una rubrica di arte?
Joseph Beuys, nel 1984, ci fa presente che
“Noi piantiamo gli alberi, e gli alberi piantano noi, poiché apparteniamo l’uno all’altro e dobbiamo esistere insieme”.
(J. Beuys, Difesa della Natura, 1984)

Continua più recentemente nel 2016 Michelangelo Pistoletto:
“( … ) Il simbolo della Mela Reintegrata rappresenta la ricomposizione degli elementi opposti: natura e artificio. La mela significa natura; il morso della mela significa artificio, così come lo vediamo utilizzato in un marchio di computer mondialmente diffuso posto ad emblema della tecnologia che sostituisce integralmente la natura. Con la Mela Reintegrata l’artificio assume il compito di ricucire la parte asportata dal morso e ricongiungere l’umanità alla natura, anziché continuare ad allontanarla da essa.”
Tutto ciò premesso, citando solo due tra gli artisti che amo maggiormente avendo ben presente quanto il tema della natura sia da sempre parte integrante del mondo dell’arte, vorrei segnalare che il 26 febbraio 2024 il Tribunale di Roma ha dichiarato inammissibili le domande proposte da un gruppo di duecento associazioni e attivisti per ottenere il “risarcimento dei danni a fronte della responsabilità dello Stato italiano in materia di contrasto al cambiamento climatico di origine antropica”.
Motivo della decisione: difetto di giurisdizione, nel senso che giudicare sul tema ambientale non è compito dei tribunali ordinari rientrando nella competenza del giudice amministrativo, cui conseguentemente è stata devoluta la questione.
Questa è la prima causa intentata nel 2021 nei confronti dello Stato italiano, meglio nota come “Giudizio Universale”, con richiesta di risarcimento del danno e “adozione di ogni necessaria iniziativa per l’abbattimento entro il 2030 delle emissioni artificiali di CO2 – eq nella misura del 92% rispetto ai livelli del 1990, ovvero in quell’altra, maggiore o minore, in corso di causa accertanda”.
Ora le parti ricorrenti faranno ricorso, ma intanto il tempo passa, altri due o tre anni di procedimento, arrivando sempre più prossimi alla scadenza dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
La domanda nasce spontanea: un tribunale, ordinario o amministrativo che sia, arriverà mai a condannare lo stato a pagare i danni e al contempo ad adottare misure quali una normativa efficiente per far fronte al cambiamento climatico?
Al riguardo, può essere interessante notare come nella parte in diritto della sentenza il giudice riprenda quanto rilevato dalle 200 associazioni e attivisti nell’atto di citazione circa il fatto che simili controversie sono state azionate in altri paesi europei quali Olanda, Francia e Germania, laddove i tribunali si sono pronunciati dimostrando di avere ben presente la situazione di emergenza.
Difesa della Natura … Ricongiungere l’umanità alla natura …
Un semplice tentativo di sensibilizzare ulteriormente tutte le artiste e tutti gli artisti che oggi continuano a lavorare a difesa della natura, per ricongiungere l’umanità alla natura.