Pino Pascali conquista Fondazione Prada a Milano

Pino Pascali e il suo referente giocoso arrivano in primavera in una mostra interamente dedicata al percorso artistico del grande maestro

Pino Pascali, tra i più grandi esponenti dell’Arte Povera, sarà in mostra in Fondazione Prada con una grande retrospettiva che celebra il suo lavoro. L’esposizione, a cura dello storico dell’arte britannico Mark Godfrey, verrà inaugura in piena primavera, il 28 marzo, e sarà visitabile sino al 23 settembre 2024. Suddivisa in 4 sezioni, la mostra occupa i 3 edifici della sede milanese della fondazione. Le opere presentate sono ben 49, con 9 lavori di artisti del secondo dopoguerra; una selezione di fotografie e un video che ritraggono l’artista con le sue opere.

Il progetto offre quindi una panoramica completa sull’attività, che nonostante la prematura scomparsa ha avuto un impatto fondamentale sulle successive generazioni artistiche. Ogni sezione analizza i vari approcci attraverso cui il maestro dell’Arte Povera dialoga con l’arte. Si passa così dall’approccio stilistico delle sue mostre, alle collettive degli artisti che durante gli anni ’60 hanno esposto assieme a lui, le geniali fotografie scattate da Claudio Abate, Andrea Taverna e Ugo Mulas che ne analizzano il rapporto con le sculture e infine, la quarta e ultima sezione ne indaga rapporto con i materiali, naturali o industriali.

Tra le installazioni, troviamo la celebre Vedova Blu, esposta in Biennale nel 1968, all’apice della sua carriera. Celebre l’episodio in cui dopo averla installata, cerca di imitarla. La poliedricità e l’eclettismo di Pino Pascali alludono sempre a una realtà che viene prima resa giocattolo e poi ingigantita, divenendo parte della dimensione installativa che si sta svolgendo. Ci sono i famosissimi Cinque bachi da setola, lunghi bruchi artificiali che dominano lo spazio con forme morbidi e variabili. I 32 mq di mare, un’opera pensata da un artista che ha guardato al minimalismo e lo ha interpretato in una maniera divertita. Il referente giocoso è quindi costantemente insito in ogni elemento della sua attività artistica.

Tra le sue influenze, sicuramente l’americano Claes Oldenburg, da cui rimase colpito durante la Biennale del 1964, proprio per l’essenza e per la dimensione dell’oggetto, diversa da tutti gli altri espositori. Gli esordi delle opere invece, ricordano molto Alberto Burri e spesso alludono alle sue tele deformate, in un modo che però è sempre divertito e giocoso. La dimensione esperienziale e narrativa del suo lavoro, ne connota con delicatezza tutta la produzione, diventando carattere peculiare della sua arte.

Pino Pascali
Dal 28 marzo 2024 al 23 settembre 2024
Fondazione Prada, L.go Isarco 2, 20139, Milano