A Palazzo Collicola la personale del messicano Calixto Ramírez

Risultato della residenza nel bosco sacro di Monteluco, la mostra di Ramirez evoca nella natura dell’Umbria echi poveristi e minimalisti

«Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici».

Da Monterrey a Monteluco, è la mostra personale di Calixto Ramírez a Palazzo Collicola.

Calixto Ramírez, Da Monterrey a Monteluco, veduta della mostra a Palazzo Collicola, Spoleto, 2023. Fotografia di Giuliano Vaccai. Courtesy l’artista e Galleria Alessandra Bonomo, Roma

L’esposizione nasce come risultato della residenza che ha coinvolto l’artista messicano nell’estate del 2022 nell’area del bosco sacro di Monteluco, caratterizzato dalla presenza del leccio sempreverde e collegata alla città di Spoleto dal Ponte delle Torri.

Ramìrez ha passato più di un mese in un eremo di proprietà della famiglia Bonomo dove si sono alternati sin dagli anni Settanta artisti importanti come Sol LeWitt, Mel Bochner, Richard Nonas, Richard Tuttle, Alighiero Boetti, Pat Steir, Joel Fisher.

Il titolo dell’esposizione, che riprende in parte i risultati della mostra Sin Nada (Galleria Alessandra Bonomo 8 maggio – 21 luglio 2023), evoca il libro di Sol LeWitt From Monteluco to Spoleto, December 1976 anch’egli molto legato all’Umbria e alla figura di Marilena Bonomo (madre di Alessandra e Valentina Bonomo).

Se, come afferma Thoreau, «un uomo è ricco in proporzione al numero delle cose delle quali può fare a meno» il frutto della residenza di Calixto è stato quello di sollevare alcune questioni basilari legate al corpo e alla mente dell’essere umano in relazione alla natura, al concetto dello stare bene non accontentandosi di ciò che si ha bensì apprezzando l’essenziale: la maestosità di ciò che ci circonda. La natura che ci contiene, è matrigna nel senso leopardiano, a volte ci culla e ci dona la meraviglia, altre ci scuote mettendoci a dura prova.

Calixto Ramírez, Da Monterrey a Monteluco, veduta della mostra a Palazzo Collicola, Spoleto, 2023. Fotografia di Giuliano Vaccai. Courtesy l’artista e Galleria Alessandra Bonomo, Roma

Qual è il tratto che differenzia l’essere umano dagli altri esseri viventi? L’evoluzione è legata al nostro essere “mobili” concretamente e mentalmente: camminare è un atto rivoluzionario e camminare nella natura riduce l’invecchiamento del nostro cervello. Il camminare è inoltre un atto complesso, richiede la compensazione di un movimento con un altro, restando in equilibrio sul filo del rasoio. Non è un caso che la residenza di Calixto Ramírez si sia focalizzata proprio su questa semplice riscoperta e su una serie di gesti minimi di esplorazione della collina di Monteluco.

Una delle nuove opere, realizzate appositamente per l’esposizione di Palazzo Collicola, vede un lungo ramo in bilico sul basamento della statuina di San Francesco, allo stesso modo questa è posta in bilico sullo schienale di una sedia le cui gambe sono disposte sopra 4 massi. Se la raffigurazione del santo è disposta a testa in giù per la tradizione popolare di capovolgere le statuette dei santi quando si prega in maniera particolarmente sentita che avvenga un miracolo, l’opera ragiona sulla precarietà ma anche sulla preziosità della convergenza tra natura e cultura.

Calixto Ramírez, Da Monterrey a Monteluco, veduta della mostra a Palazzo Collicola, Spoleto, 2023. Fotografia di Giuliano Vaccai. Courtesy l’artista e Galleria Alessandra Bonomo, Roma

Le opere video giocano sul rapporto tra il corpo e gli elementi naturali, che si piegano alla relazione senza spezzarsi, in quanto l’uomo si approccia in punta di piedi ai misteri e alla sacralità spiazzante del bosco. In una ripresa dal basso verso l’alto il busto di Calixto si trova innanzi un cipresso, il vento muove la sua camicia allo stesso modo che solletica le fronde vegetali. In un altro video Calixto Ramirez e la compagna, spalle all’eremo, fissano il sole senza distogliere lo sguardo, fino a lacrimare. 

La mostra è visitabile fino all’11 marzo 2024, insieme alla personale di Petra FeriancováEternity, her responsive body and other stories, artista della scuderia di Gilda Lavia.