Cinque film per trascorrere un Natale all’insegna dell’arte 

Nelle serate natalizie in cui non si vuole proprio uscire, una selezione di film che raccontano la vita dei grandi artisti da guardare sul divano

Il periodo più magico dell’anno è arrivato. Luci, decorazioni e brillantini decorano le città. E non c’è Natale senza film: che li si veda in compagnia o da soli, sorseggiando un calice di vino o degustando una cioccolata calda, mangiando il pandoro, il panettone o quello che si preferisce, il periodo natalizio è il momento giusto per rannicchiarsi sotto le coperte e godersi un bel film. 

Ma quest’anno, accanto ai cinepanettoni e ai grandi classici delle feste, dalle commedie ai film di animazione passando per le pellicole che fanno versare qualche lacrima, si possono aggiungere documentari e proiezioni per scoprire il mondo dell’arte.

Ecco qualche suggerimento:

Presentato al Festival di Venezia del 2018 e al Candidato al Premio Oscar del 2019 come migliore attore, Willem Dafoe è Vincent Van Gogh in Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità, diretto dal pittore Julian Schnabel. Una pellicola emozionate e malinconica, in cui Dafoe riesce mirabilmente a portare in scena la sofferenza, i turbamenti e i disturbi psichici di Van Gogh. 

I film su quest’ultimo sono numerosi, ognuno ne dà una visione differente, in questo caso il regista ripercorre gli ultimi anni della tormentata vita del genio del post-impressionismo, il periodo più intenso e travagliato, dalla sua difficoltà a integrasi nell’ostile ambiente parigino, nel pieno dello sviluppo dell’Impressionismo, al suo trasferimento nel paesino di Arles, dove ugualmente non riesce a trovare la sua pace interiore. Gli unici momenti di gioia e sollievo sono quelli che trascorre con il fratello, Theo, e nelle rassicuranti lettere che gli invia, e con Paul Gauguin (Oscar Isaac), il quale sarà anche la causa del suo ultimo e drastico crollo.  

Ma il vero soggetto del film è la pittura: l’obiettivo di Schnabel non era realizzare un film autobiografico, come si evince dalla riduzione al minimo di indicazioni di tipo cronologico o toponomastico, ma mirava a mostrare dall’interno lo stato d’animo dell’artista quando realizzava un’opera, la fatica fisica e la dedizione impiegata per la riuscita del lavoro, il suo modo di vedere e sentire le cose. 

Il regista ha debuttato nella regia cinematografica nel 1996 con Basquiat, film biografico dedicato all’artista simbolo, assieme a Keith Haring, del graffitismo, morto nel 1988 a soli ventisette anni per un’overdose.

La seconda proposta è un docu-film sul grande amico di Van Gogh, Paul Gauguin interpretato da Vincent Cassel. Anche in questo caso, le pellicole che hanno raccontato le vicende dell’artista francese sono varie, il regista Edouard Deluc in Gauguin ha scelto di ambientare il suo film tra il 1891 e il 1993, focalizzandosi sul periodo in cui il pittore lascia la Francia, alla ricerca di nuovi stimoli che risveglino la sua creatività. 

Da sempre desideroso di vivere libero e senza costrizioni, lontano dalle norme morali ed estetiche imposte in Europa, Gauguin decide di partire per Thaiti, sfidando la solitudine, la malattia e la povertà. Ma sarà qui che incontrerà Téhura, una giovane del luogo che divenne la sua più grande musa ispiratrice.

Il tutto è spiegato attraverso una prospettiva naturalistica, in cui i paesaggi sono imponenti e gli uomini sembrano degli intrusi: probabilmente come Gauguin vedeva la realtà. Una natura protagonista che con i suoi colori si contrappone alla civiltà borghese, rappresentata con tonalità cupe e scure, che colonizza e monetizza qualsiasi cosa, tra cui la passione e il talento. Una natura aperta e libera che si contrappone e una civiltà chiusa e soffocante. La pellicola mostra lo spirito rivoluzionario del pittore post impressionista e ci some riscopre se stesso e la passione per l’arte, vero motore vitale. 

Liberamente tratto dall’autobiografia del 1965 di James Lord A Giacometti Portrait, il terzo film è ‘’Final Portrait – L’arte di essere amici’’, il ritratto di un grande artista del novecento, Alberto Giacometti, ma anche il racconto del processo creativo che si nasconde dietro un’opera d’arte. 

Ambientato nel 1964, la storia narra della realizzazione da parte di Giacometti (Geoffrey Rush), insoddisfatto delle sue opere nonostante siano apprezzate da tutti, del suo ultimo ritratto: quello fatto all’amico e scrittore statunitense James Lord (Armie Hammer), narratore della storia. Il film ripercorre i 18 giorni che sono serviti all’artista per realizzare il dipinto, in un susseguirsi di creazione, distruzione e ricostruzione, mostrando, attraverso gli occhi di Lord, la frustrazione, il caos e la maniacalità del processo artistico, nella ricerca ossessiva della bellezza. 

Il film è un mezzo che il regista Stanley Tucci utilizza per spiegare al pubblico la difficoltà, la fatica e la sofferenza che alcuni artisti provano nell’elaborare i propri lavori nella continua ricerca di una perfezione che, probabilmente, non esiste. 

La quarta proposta è un documentario che ha come protagonista la pittrice italiana di scuola caravaggesca Artemisia Gentileschi. Intitolato Artemisia Gentileschi, pittrice guerriera, l’opera ripercorre tutta la vita dell’artista, tra le prime donne divenute emblema del femminismo mondiale per il suo carattere e la difesa della propria dignità professionale, il tutto emerge grazie alla corrispondenza con collezionisti e personalità dell’epoca, tra cui Galileo Galilei.

La fama della Gentileschi è dovuta anche allo stupro subìto da parte di un collega, Agostino Tassi. Nel documentario viene mostrato come Artemisia supera il processo con combattendo con coraggio per la verità e, grazie alla pittura, trasforma lo scandalo in riscatto sia come donna che come artista, realizzando capolavori senza tempo.

Il quinto suggerimento è una pellicola italiana e ha come protagonista un artista italiano: Volevo nascondermi, in cui un quasi irriconoscibile Elio Germano, diretto da Giorgio Diritti, interpreta egregiamente il pittore e scultore Antonio Ligabue. 

Il regista ha portato sul grande schermo un biopic intenso e toccante che, attraverso un alternarsi di flashback con la narrazione al tempo presente, racconta la vita di un ragazzo poi uomo, considerato dai suoi contemporanei un ‘’povero pazzo’’, un disadattato e incompreso che nella pittura cercherà, e troverà, un modo per esprimere al sua rabbia e allo stesso tempo, un riscatto alla solitudine e all’emarginazione.

È la storia di una persona che, abbandonata più volte ed isolata a causa dei suoi disturbi psichici e dei suoi problemi fisici quali il gozzo e il rachitismo, voleva ‘’solo’’ essere compresa e amata. Ligabue utilizza il disegno, la pittura e la scultura per esprimere il suo splendente mondo interiore.
Volevo nascondermi dà la possibilità di riflettere sull’importanza della “diversità”, percepita come qualità, talento e dote preziosa che appartiene a ogni essere umano e che lo rende unico.