Per il mondo dell’arte è già tempo di bilanci. In attesa di comunicarvi le top 10 di Inside Art prima di Natale, riportiamo l’autorevole opinione del magazine londinese ArtReview per il 2030.
In cima alla classifica degli artisti più influenti si posiziona Nan Goldin, 70 anni, che si è aggiudicata il primo posto della classifica di ArtReview Power 100, quest’anno, per la prima volta, composta interamente da artisti che utilizzano il loro lavoro e le loro piattaforme per intervenire nelle pressanti questioni sociali e politiche del momento.
Nonostante non ami definirsi una fotografa, Nan Goldin è dagli anni ’70 che racconta al mondo momenti di vita vissuta attraverso i suoi scatti. Immagini che tentano di dare una forma compiuta alla sua vita complessa, fatta di eccessi, di amicizie e relazioni tumultuose. Nata a Washington nel 1953, la sua vita è segnata profondamente da una serie di tragiche vicende che si susseguono, dal suicidio della sorella diciottene, alla morte dei suoi amici per Aids. Il suo stile è quindi improntato sulla scelta di ritrarre cari e conoscenti, ma anche se stessa come nel celebre Autoritratto un mese dopo essere stata picchiata, diventando negli anni un’icona di riferimento sociale e politica. Il suo lavoro più celebre, The Ballad of Sexual Dependency del 1985, è composto da circa 700 immagini scattate tra il 1979 e il 1985, nelle quali Goldin ha ripreso le sue esperienze personali e amorose all’interno della comunità queer in cui ha vissuto nel quartiere di Bowery a New York in quegli anni, la sottocultura gay e dell’eroina, trasformando l’istantanea familiare intima in un genere artistico e in un’arte fotografica.
Dal 1995 il lavoro di Goldin si è allargato ad altri temi e collaborazioni: progetti di libri con il fotografo giapponese Nobuyoshi Araki, skyline di New York, paesaggi, foto del suo compagno Siobhan, bambini, famiglie biologiche, genitorialità, di cui si trova ampia traccia nel libro The Devil’s Playground, pubblicato nel 2003, una collezione di fotografie che percorrono 35 anni della sua carriera.
Il lavoro di Goldin ha documentato le sottoculture LGBTQ+ e la crisi dell’Aids, e comprende la fondamentale raccolta fotografica degli anni ’80 The Ballad of Sexual Dependency (La ballata della dipendenza sessuale), in cui amanti e sconosciuti si incontrano, cavalcano, fanno festa e litigano nelle spiagge, nei bar e nelle auto di Provincetown, Boston, New York, Berlino e Messico.
La sua fotografia ha spesso attinto direttamente alla sua vita e alla sua cerchia di amici, che ha incluso bohémien, tossicodipendenti e altri artisti che si sono fatti da soli.
ECCO LA TOP TEN COMPLETA DI POWER 100 ARTREVIEW
Nan Goldin
Hito Steyerl
Rirkrit Tiravanija
Simone Leigh
Isaac Julien
Ibrahim Mahama
Theaster Gates
Steve McQueen
Karrabing Film Collective
Cao Fei