Autumna di Ak2deru: l’installazione ambientale al Ninfeo di Villa Carpegna

Autumna, l'opera di Ak2deru ha voluto salutare l'ingresso nella stagione autunnale, insinuandosi negli spazi più suggestivi del parco pubblico

Domenica 8 ottobre PrimaLinea Studio ha presentato Autumna – Villa Carpegna l’opera temporanea di Ak2deru (1975, Tempio Pausania) che si è insinuata negli spazi più suggestivi del parco pubblico, situato nel Municipio XIII. L’installazione ambientale ha voluto salutare l’ingresso nella stagione autunnale dopo il passaggio dell’equinozio del 21 settembre. 

Photo Giancarlo Mazzaro

Autumna è parte di Tempora: un ampio progetto di opere site-specific dedicate alle stagioni e ai cicli solari. Siamo nell’area della Grotta dell’asino di Villa Carpegna, una costruzione con loggetta fatta edificare nel Seicento dalla famiglia nobiliare per il loro affezionato animale da soma. In questo luogo suggestivo Ak2deru ha formulato un calderone sincretista. A suggellare il percorso, alla fine della doppia rampa che dal Ninfeo edificato da Giovanni Antonio de Rossi scende verso la grotta, una tavola dorata (tagliata a laser) riporta la trasposizione alfanumerica della parola “Tempora”.  

Ak2deru è partito dal monosema – termine da lui coniato, dal greco “monos”, ovvero uno, e “sema”, ovvero segno unico – trasformandolo in carattere letterale.

Photo Giancarlo Mazzaro

Immaginiamo la Grotta dell’Asino come fosse una chiesa con volta a croce: sul lato di fondo della camera a pianta quadrata, a decorazione dell’abside, delle foglie di palma – impreziosite con vernice spray – costituiscono il fondo d’oro di una pala d’altare. La fitta trama è incastonata infatti tra le assi di una grata (il cancello della grotta) emulando la forma di una tavola rinascimentale arcuata. Le palme alludono alla rappresentazione cristologica di un mosaico del XII-XIII sec. (conservato nella cattedrale di Palermo) che l’artista ha trasposto in una versione digitale. La stampa si trova ai piedi della pala, come fosse la sua predella o un fregio decorativo. La rielaborazione dell’artista presenta la scena biblica raddoppiata, specchiata nella sua stessa copia. Grazie a tale espediente, anche la figura centrale di un apostolo duplica il proprio volto da un unico tronco, trasformandosi così in Giano Bifronte. Sono state poi elaborate specchiature multiple, cancellate alcune parti, scretchate delle sezioni, creati da zero alcuni elementi.

Non ci si riferisce, tuttavia, solo alla religione cristiana, si recupera la mitologia pagana. Una miniatura rappresenta idealmente il Carro del Sole, senza il suo condottiero – Apollo -, mentre una testina di Venere, frammento in argilla d’epoca romana, è circondata da esuvie di cicala. Quest’ultima micro-opera innesca vari possibili livelli di lettura. Riflette sull’idea di bellezza del corpo nell’arte antica e sul concetto di bellezza in generale – di cui la dea è portavoce – che subisce una metamorfosi organica, naturale ma anche culturale nel tempo, come dimostrano gli esoscheletri degli insetti canterini. Inoltre, c’è un riferimento sottile al “cicalio dei pensieri”: note emotive interiori che saturano e, allo stesso tempo, divorano lo spazio mentale del silenzio, quando Vuoto e Silenzio sono in grado, per l’artista, di riconnettere l’essere vivente con il Cosmo.

Photo Ruggero Barberi

In un angolo dell’ambiente, su una roccia, è appoggiata la statuina di in piccolo Buddha e accanto un modellino di una gabbia dorata contenente un uccellino. L’associazione di questi due elementi allude all’affrancamento dell’anima dalla “prigione” del corpo, da una parte, grazie al lavoro spirituale sul Sè, dall’altra, grazie al potere liberatorio del canto che, attraverso la vibrazione delle corde vocali, si spande nell’aria. Sulla parete a sinistra della “pala d’altare”, è allestito un arazzo digitale che Ak2deru ha elaborato partendo da una crepa nella tinta azzurra della volta. L’artista riesce ad ampliare le possibilità formali offerte (quasi in un controsenso) dal degrado e dall’incuria della struttura, enfatizzando la potenza mistica del blu e giocando, ancora una volta, con il raddoppiamento della composizione. Al centro, quasi impercettibili, si intuiscono linee e macchie astratte. Sono organizzate in un atipico mandala fallico che rievoca, a mio parere, la silhouette di una divinità induista nella tipica posizione del loto, a gambe incrociate.

L’installazione sonora è ottenuta grazie a registrazioni multi-traccia sovrapposte che utilizzano esclusivamente la voce senza elettronica – anche se dall’ascolto sembrerebbe ci sia anche elettronica, sono tutti suoni naturali -. Sono due tracce della durata complessiva di 45 minuti (25 + 20) che Careddu, anche musicista, ha elaborato e prodotto appositamente per il progetto sugli Equinozi e i Solstizi, Tempora. Sono state predisposte due casse, una per fonte sonora: la prima nella grotta; la seconda al versante opposto, l’altra estremità della linea immaginaria che collega la grotta con la parte superiore della Villa, dove si trova il Ninfeo con una grande fontana semicircolare. Entrambe le casse sono state nascoste all’interno di sculture organiche, create con fogliame secco di varie tipologie di palma, dorato dall’artista. Il mascheramento alla vista dello speaker nudo caratterizza l’estetica delle sue installazioni sonore. Dei bambini che giocavano nel parco si sono avvicinati, incuriositi dal suono, cercando di svelarne la misteriosa provenienza. 

Il punto ideale, infatti, per apprezzare a pieno l’installazione sonora è al centro di questa direttrice, dove si trova una piccola fontana. Qui le tracce, non sincronizzate, si vanno a sovrapporre in un loop che miscela i pianissimi con gli apici di volume. Si rievoca anche il concetto barocco di ‘doppio coro’ che vedeva il contrapporsi spaziale di due cori all’interno di una chiesa, in modo che, nella navata centrale dove si trovavano i fedeli, l’effetto sonoro risultasse amplificato.

Per l’artista, è fondamentale il concetto di dualismo gnostico. Il numero due torna anche nella data di nascita, il secondo giorno di novembre (2/11, data importante anche per la Cabala) e nell’idea del binomio tra suono e immagine, nella fusione artistica di visivo e sonoro. Nelle sue parole: «Il Due è l’Uno dimezzato; l’Uno è il Due unificato. Il mio interesse riguardo alle dottrine dualistiche e nello specifico allo gnosticismo, risale all’epoca in cui ero un ragazzino… a quindici anni avevo iniziato un’intensa attività di ricerca sull’argomento, presso la biblioteca pubblica del mio paese d’origine (Tempio Pausania). Il nome del gruppo “rock” in cui cantavo in quel periodo era per l’appunto Paradise Hell e uno dei nostri cavalli di battaglia si intitolava: Abraxas! L’Uno e la Molteplicità sono al centro del mio interesse. Il Due è la sintesi estrema del molteplice. Il Due compare, non a caso, nel mio nome d’arte: esso stesso un’opera d’arte che ingloba, in un’estrema ‘miniatura’, una molteplicità d’implicazioni collegate a tutto il mio operare in ambito artistico. Due sono le mie principali aree di interesse artistico: le arti visive e il suono… il visibile e l’udibile (o meglio ancora, l’invisibile e l’inaudibile), la Luce e il Suono, il Tempo e lo Spazio».

Photo Ak2deru

La collaborazione tra Francesco Careddu, alias Ak2deru, e PrimaLinea non finisce qui: la personale Dimora inaugurerà sabato 18 novembre presso lo spazio indipendente di Valle Aurelia.

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