Né il curatore né l’artista amano la definizione di arte astratta, per tal motivo la personale di Giovanni Martinini (1986), che raccoglie alcune opere grafiche e pittoriche realizzate negli ultimi 5 anni, calza il titolo di Anteforma. Martinini pratica anche la pittura figurativa dando vita a dipinti dalla carica onirica ma, in quest’occasione, il curatore Mattia Andres Lombardo (1988) ha deciso di esporre disegni e dipinti in cui la gestualità risulta il carattere preponderante, insieme al nero che rievoca quello assoluto delle opere di Richard Serra. Se le grafie sono tracciate con il carboncino (delle volte scavato), in altre composizioni su carta lo spray viene miscelato con un accenno di pastello a olio. Il materiale si esprime con veemenza grazie alla tecnica del frottage, all’uso dei polpastrelli e del palmo delle mani per spalmare il colore. A volte le silhouette sono rifinite con il pennello ed è aggiunta della sabbia per ottenere un effetto tattile e graffiato.
Sulla superficie si annidano – segrete nello spessore di un segno, in una linea più marcata, in un profilo non finito – le suggestioni derivate dalla memoria personale, in un vortice in cui non possono non riaffiorare anche riferimenti alla memoria storico-artistica. Provenendo da un’esperienza di grafica pubblicitaria, che lo vedeva costretto a un eccessivo rigore, Giovanni Martinini cerca di rifuggire le schematizzazioni, rompendo il nitore con sporcature, sbafi, irregolarità. L’allestimento è minimale per non sovrastare la natura intimista della selezione di opere e la loro fragilità materica, il curatore ha optato così per la soluzione delle sbarre di metallo a parete – alle quali sono appese con magneti le carte da spolvero -, incorniciando soltanto i dipinti più piccoli.
L’esposizione si trova nell’ex magazzino del pittore Alberto Di Fabio (il suo studio è proprio dirimpetto), dato in gestione a Mattia Andres Lombardo, storico dell’arte, ha studiato Scienze dei Beni Culturali alla Statale di Milano e poi Storia dell’arte alla Sapienza, laureandosi in Iconologia e Critica. Lo spazio si chiama, infatti, Studio DFB. Il 21 ottobre è previsto il finissage della mostra con una serata musicale in cui saranno presenti i 2/4 del gruppo Toel, pianola e tromba.