Nella casa di Omero, Julio Larraz in mostra alla Galleria Contini

Presentata a giugno alla Galleria Contini di Venezia, la retrospettiva dell'artista cubano ci accompagna nel labirinto della sua arte, tra sogno e immaginazione

Alla Galleria Contini è stata inaugurata quest’estate L’allegoria dei sogni, mostra di opere di Julio Larraz che percorre 30 anni di suoi lavori. La retrospettiva riprende la vastità di temi trattati dall’artista nel suo percorso creativo, passando sia per l’onirico e il mitologico, ma anche per esperienze giovanili e volontà di denuncia politica. Tematiche spesso trattate con una vena ironica, che però vuole essere veicolo di un messaggio sociale più profondo, come nel caso di Space Station, scultura che sì fa riferimento a uno dei primi lavori svolti dall’artista appena scappato da Cuba, ma che anche vuole andare a simboleggiare la precarietà del potere e delle sue fondamenta.

È proprio il potere a essere uno dei temi principali dei lavori dell’artista, rappresentato nel suo senso più ossessivo, la cui essenza potrebbe essere rivelata solo dallo sguardo, sempre nascosto all’osservatore tramite giochi di luci e ombre. Fondendo spesso questi riferimenti con personaggi della sua infanzia, Larraz unisce la denuncia sociale alla sua esperienza personale, attraverso richiami sempre presenti nelle sue opere, con un forte riferimento al suo passato come caricaturista per il Washington Post e per il New York Times. 

Non solo persone, ma soprattutto luoghi che tornano. Larraz li raffigura quasi come a raccontare delle piccole storie, in cui chi le osserva agisce non come mero spettatore, ma assume una sorta di protagonismo passivo, caratterizzato da un senso di smarrimento dato dal taglio cinematografico delle scene e da un sentimento di presenza assenza pervasivo. Uno di questi è la serie dedicata alla “Casa di Omero”, esempio interessante poiché il vero soggetto della scena è a volte solo un punto sulla tela, proponendo così una visione diversa di una storia già raccontata. Così anche la casa della strega di Punta Cobadiles, luogo immaginario raffigurato in più opere come The eyes of a Child, titolo che si riferisce alla sola veduta della scena, in cui l’osservatore torna bambino grazie a un gioco di prospettive.

Esplorare il lavoro di Larraz è come essere spettatori di uno spettacolo ricco di personaggi e luoghi che prendono vita in un’interconnessione intricata. I soggetti non sono mai quelli che sembrano, ma sempre simbolo di qualcosa di più complesso che sta a chi le guarda interpretare. Non solo la presenza di elementi, ma anche l’assenza di essi può dare significato. Le barriere della realtà convenzionale sono superate in un mondo immaginario che ci rende complici di un gioco di riferimenti. Immagini d’impatto con messaggi complessi. 

Ad aggiungersi ai temi già citati importante è quello dell’acqua. Le figure sono rappresentate con maestria in un confondersi tra superfici. Come nel caso della “Poet of the dephts“, che scrive i suoi versi tra gli abissi, sembra quasi anche a noi di trovarsi lì con lei. Così come nelle stanze subacquee di alcune opere, in cui scene di vita apparentemente usuali si mischiano all’oceano in una tranquilla assurdità. Bisogna tenere gli occhi aperti per osservare queste opere, essere disposti a rivalutare ogni convinzione, come scrive Leonardo Contini nel suo testo in catalogo. Solo con incertezza possiamo immergerci nell’universo di Larraz, fatto di allegorie e immaginazione. 

Julio Larraz, L’allegoria dei sogni
fino al 30 novembre
Galleria d’Arte Contini – San Marco 2288, Venezia
info: www.continiarte.com