Rebis, una storia di scoperta e condivisione della propria identità

Nel Medioevo della caccia alle streghe, l’amicizia tra Martino e Viviana scardinerà emarginazione, preconcetti e angherie

«L’idea di Rebis è nata dalla felice unione di svariati elementi. Avevo già dei character design pronti, quello di una strega e quello del suo famiglio: un coniglio albino. Il concetto di base era che “il bambino” volesse diventare una strega. Irene, invece, aspettava l’occasione di scrivere una storia LGBTQ+ dove l’essere queer non fosse necessariamente il focus. Parlando e confrontandoci, abbiamo trasformato tutto quanto fino ad arrivare alla versione pubblicata. Avere in partenza una persona albina come protagonista ci ha permesso di veicolare facilmente il concetto di reietto nel Medioevo». Così Carlotta Dicataldo, che ha disegnato – con Irene Marchesini ai testi – il graphic novel Rebis (Bao publishing, 176 pagine a colori, 176 euro). 

Si tratta del loro volume d’esordio, dunque l’attesa (e le responsabilità) non sono mancante. Il risultato è una storia LGBT+ unica in un universo assai dettagliato, per narrare che (anche nelle epoche più oscure) c’è sempre qualcuno di simile a noi e che si può trovare un luogo cui appartenere se ci si sente diversi. In quanto nessuno è davvero solo.

La vicenda è ambientata nel Medioevo della caccia alle streghe. Qui c’è Martino, un bambino albino – considerato motivo di ogni sventura – da sempre trattato in modo differente dagli altri, con non poca ostilità (“su, non fare quella faccia spaventata, sgorbio”). Quando fugge dalla famiglia, ripudiato dal padre, fa la conoscenza di Viviana, sopravvissuta a un rogo (“sono stata strega anche io. Eravamo considerate sbagliate”), che lo introdurrà in una nuova comunità capace di divenire a tutti gli effetti una famiglia di elezione dove fermarsi per poter essere, finalmente, se stessi. Crescendo, spetterà a Martino scoprire e accettare la propria identità; su tutto, comprendere che non è il pallore della sua pelle né il colore dei suoi capelli, a farlo sentire così solo e imperfetto. 

Scorrevole e avvincente, Rebis è un racconto di scoperta e condivisione della propria identità. Soprattutto «è una storia di sorellanza – continuano Dicataldo e Marchesini (le cui città e gli anni di nascita corrispondono: Modena, 1994) –; trovare una cerchia affettiva che ci accetti per come siamo, è fondamentale per sopravvivere e superare le difficoltà».

E ancora, è un graphic novel che veicola un messaggio ben preciso: ieri come oggi un’amicizia autentica può demolire la solitudine, i pregiudizi, i soprusi. Per andare oltre qualunque apparenza (“dove loro vedevano una strega, che fosse una donna senza marito, una signora con ricchi terreni, una semplice vecchia che si cura i mali con l’ortica, a volte perfino soltanto una bambina svelta e perspicace, io ho sempre e solo visto mie simili, alleate, amiche”). 

In merito alla gestazione di Rebis, Dicataldo («nel tempo libero colleziona artbook e alleva coleotteri», riporta la sua bio) e Marchesini («capisce molto presto che, oltre ad amare smisuratamente cartoni animati e fumetti, ha una passione per la scrittura»), precisano: «Siamo amiche, prima che colleghe, e questo ci ha permesso un’ottima comunicazione durante l’intero processo».

Un percorso dietro al quale «si celano due anni interi di lavoro. Dalla proposta iniziale formulata a Bao publishing, fino alla consegna finale del lavoro colorato ed editato. Trovare una relazione fra testo e disegni non è stato, in realtà, necessario: i testi non esistono». Ed è proprio così: esiste infatti una stesura generica dell’intera storia. Quindi Marchesini è passata a disegnare storyboard molto stilizzati che Dicataldo ha tradotto in matite e line art.

Rebis è un graphic novel dove non mancano le influenze artistiche. «Sono innumerevoli. Se dovessimo proprio estrapolarne qualcuna diremmo The witch di Robert Eggers, Il sabba di Pablo Agüero e Katell Guillou, Le Jardin, Paris di Gaëlle Geniller, più un intero album di musica medievale di Jordi Savall, La lira d’esperia. Ma è veramente riduttivo», chiosano le autrici.

Info: www.baopublishing.it

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