Morto Domenico De Masi, il sociologo del lavoro

Dopo la recente scoperta di una grave malattia, il noto esperto se ne va all’età di ottantacinque anni. Accanto agli studi sul lavoro, De Masi si è occupato di creatività e tempo libero.

Domenico De Masi, sociologo e professore presso l’Università La Sapienza di Roma, è scomparso all’età di ottantacinque anni. La causa, una malattia invasiva recentemente scoperta: solo lo scorso 15 agosto, mentre l’esperto si trovava in vacanza a Ravello, i medici del Policlinico Gemelli di Roma gli hanno comunicato la gravità del suo quadro clinico. Si stringe attorno al suo ricordo il mondo politico: tra le molte eredità possibili dei suoi studi, ci sono le battaglie del Movimento 5 Stelle, tra cui il reddito di cittadinanza.

Studioso di fama internazionale, De Masi è nato a Rotello (Campobasso) il 1° febbraio 1938. La sua carriera universitaria ha inizio a Napoli presso l’Università Federico II nel ruolo di assistente di sociologia, dopo il conseguimento di una laurea in Giurisprudenza a Perugia e di una specializzazione in Sociologia del lavoro a Parigi. Nel frattempo, è anche ricercatore presso il centro studi Nord Sud, diretto da Giuseppe Galasso. In un quadro di mobilità tra vari contesti di studio, tra cui Milano e Sassari, nel 1966 il docente e ricercatore si trasferisce a Roma, d’ora in poi il suo polo principale. Dalla fine degli anni settanta, De Masi sarà infatti docente presso La Sapienza – e poi anche Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione – e direttore della S3.Studium, scuola di specializzazione post laurea in scienze organizzative, volta a colmare il vuoto di master universitari.

Nei vari contesti esperiti, il suo ruolo si configura quindi anche nei termini di un impegno sociale e civile: De Masi si colloca sempre dalla parte degli ultimi, che nel suo campo specifico di docente sono i giovani. I suoi studi hanno condotto all’elaborazione di un paradigma sociologico originale, approntato a partire dal pensiero di figure come Touraine, Tocqueville, Marx e gli esponenti della Scuola di Francoforte. Sebbene i concetti principali elaborati riguardino l’ambito lavorativo, come il paradigma post-industriale, ovvero un nuovo tipo di società prodotto dalle novità di metà secolo – dallo sviluppo tecnologico alla globalizzazione –, gli studi di De Masi si sono incentrati anche sulla creatività e sul tempo libero. Fondamentale in questo quadro il concetto di ozio creativo, ovvero un’efficace sintesi di lavoro, studio e gioco, in quanto con il primo si produce ricchezza, sapere con il secondo e con il terzo allegria.

Tra le opere più note di Domenico De Masi figurano Ozio creativo (Rizzoli, 2000), L’emozione e la regola. L’organizzazione dei gruppi creativi (Bur, 2015), in cui il sociologo indaga i fenomeni di ideazione collettiva a partire da un’analisi dei movimenti letterari e artistici da metà ‘800 a metà ‘900. Accanto a questi, si possono ricordare anche Il lavoro nel XXI secolo (Einaudi, 2018) e La felicità negata (Einaudi, 2022).