Un dollaro che diventa arte: dal Tzank Cheque agli NFDs

Il valore artistico della moneta, una ricostruzione storico-artistica che arriva alla teorizzazione dei "Non Fungible Dollars"

Una rubrica (p)artecipattiva che racconta di arte, artisti e sostenibilità

Il denaro è denaro o non è denaro. Chiunque lo guadagni e lo spenda ogni giorno per vivere sa che il denaro è denaro, chiunque esprima su voto sulle tasse sa che il denaro non è denaro. Questo è ciò che fa impazzire tutti…. Quando si guadagnano soldi e si spendono soldi ogni giorno, chiunque può riconoscere la differenza tra uno e tre milioni. Ma quando si vota su un qualsiasi tema monetarie, non c’è alcuna differenza tra uno e tre milioni. Gertrude Stein

  • Qual è il valore artistico del denaro?

Partendo dal “Tzank Cheque”, il facsimile di assegno da 115 dollari datato 3 dicembre 1919, disegnato e firmato per pagare il suo dentista, Marcel Duchamp esplora il rapporto tra arte ed economia[1], essendo il suo “Tzank Cheque” allo stesso tempo metodo di pagamento e opera d’arte.  Duchamp sfida provocatoriamente la rispettiva sfera dei domini artistici ed economici con un’interpretazione speculativa del “valore”, che rivela le loro preoccupazioni sociali e simboliche condivise[2].

Cos’è il “valore” nell’arte e nell’economia? Un parallelo può essere fatto tra l’originalità di un ready – made di Marcel Duchamp e la circolazione della valuta, essendo entrambe le cose basate e garantite attraverso una “firma”: una banconota sarebbe un semplice pezzo di carta senza la firma di un tesoriere o di un governatore di una banca centrale così come “Fountain” sarebbe un semplice orinatoio senza l’idea e la firma dell’artista[3]  (seppur con lo pseudonimo di “R. Mutt 1917”, essendo Richard Mutt un personaggio dei fumetti a dimostrazione dell’ironia unica di Duchamp).

Ma l’arte e i sistemi finanziari possono reggersi sulla base di una semplice “firma”? Si può affermare il valore di un “ready – made”, i.e. un’opera d’arte realizzata senza svolgere alcun lavoro materiale? E gli investimenti sui mercati internazionali attraverso strumenti finanziari emessi senza alcun lavoro sottostante ma semplicemente sulla base di un’operazione speculativa?

Queste domande sono state sollevate per la prima volta dall’artista italiano Franco Vaccari nel 1978 e da lui riesaminate nel 2008, in occasione della crisi finanziaria globale causata dalla segregazione tra economia speculativa e produttiva, dove il concetto di “valore” non era più controllabile e lo stesso accadeva, per proseguire con il parallelismo, nel mondo dell’arte a causa dell’eccessivo potere del mercato, unico value – maker e poi garante del “valore” delle opere d’arte[4].

Siamo oggi nel 2022, nel bel mezzo di una crisi finanziaria, ambientale, sanitaria e geopolitica a livello globale e la domanda è: ha ancora senso parlare di valore economico contrapposto al valore artistico del denaro?

  • Money is the MOMENT to me. Money is my MOOD

All’inizio degli anni Sessanta, Andy Warhol vide per la prima volta a Pasadena la mostra retrospettiva di opere di Marcel Duchamp, tra cui il “Tzank cheque”.

Nessuno sa se Warhol sia stato in qualche modo influenzato da Duchamp, ma in un’intervista del 1985, Benjamin Bucloch chiese ad Andy se avesse già visto le accumulazioni fatte da Arman: “Pochi anni prima Arman iniziò a fare ripetizioni seriali di oggetti già pronti simili o identici tra loro … mi sembra una strana coincidenza”.

Andy Warhol rispose:[5]

“Beh, questa non era una mia idea. No, non stavo pensando a nulla… Stavo semplicemente cercando qualcosa da fare. Poi ho realizzato una banconota da un dollaro che ho successivamente trasformato in strisce. Ma era proibito fare dollari che sembravano dollari veri, non era permesso realizzare banconote da un dollaro attraverso la serigrafia. Così ho pensato: come posso farli? La banconota da un dollaro che avevo realizzato era come una serigrafia… Voglio dire… era commerciale, ce l’ho fatta. Qualcuno in seguito mi ha detto che potevo farcela con la fotografia … mettere una fotografia su una matrice … e così ho fatto la mia prima fotografia. Ho iniziato facendo una matrice per poi riprodurla molte volte, è così che è andata. Ho fatto riproduzioni di un oggetto… bottiglie di Coca Cola e banconote da un dollaro”.

Andy Warhol continua la sua storia dicendo che in un successivo momento di crisi creativa, durante una cena chiese a dieci-quindici persone un suggerimento su cosa dovesse dipingere.

Alla fine un’amica ha fatto la domanda giusta: “Beh, cosa ami di più?”  È così che ho iniziato a dipingere soldi”, dice Andy Warhol. E continua: “Mi piacciono i soldi sul muro. Supponiamo che stavi per comprare un dipinto da 200.000 $. Penso che dovresti prendere quei soldi, metterli insieme e appenderli al muro. Poi quando qualcuno viene a trovarti la prima cosa che vedrà sono i soldi sul muro”[6].

Nel dicembre del 1971 la Experiment in Art and Technology (“E.A.T.”) organizzò una festa con una raccolta fondi presso l’Automation House di New York, invitando sei artisti a creare una banconota stampata dall’American Banknote Company su carta moneta originale, eliminando ovviamente la filigrana anti-contraffazione. Andy Warhol realizzò “Ones”, una banconota verde con il suo nome timbrato e la scritta “This Photography May Not Be – Etc.”, completamente nera sul retro.

All’inizio degli anni Ottanta Andy Warhol inizia a lavorare sul simbolo del dollaro. Alcuni dei suoi disegni sono stati raccolti in “Making Money”, la riproduzione di un libretto che Andy Warhol ha regalato a Berkeley Reinhold, figlia di un suo amico, la quale nella “Introduzione” racconta:

(…)

Durante una conversazione, avevamo parlato del simbolo del dollaro e gli ho parlato di un’idea che avevo. Era quello di inviare una banconota da un dollaro americano a cento artisti e chiedere loro di commentare il rapporto tra arte e denaro usando la banconota da un dollaro come volevano. Pensava che fosse figo. Uno dei dipinti Dollar Signs di Andy era appeso nella nostra casa e mi ha reso consapevole dei parametri estesi di ciò che era l’arte. Così ho fatto il mio progetto sulla banconota da un dollaro qualche anno dopo; Andy è stato uno dei primi a rispondere.  Così ha fatto Ed Ruscha che ha scritto da un lato della banconota “Art is Money” e dall’altro “Money is Art”. Tom Wesselmann ha rispedito lo scontrino originale da un negozio di belle arti per vernici che aveva acquistato, con la ricevuta del negozio da cui risultava che $ 1,00 in contanti erano stati pagati e detratti dal totale dovuto. Carl Andre mi ha mandato un biglietto della lotteria dello Stato di New York. Sam… ha semplicemente restituito la banconota da un dollaro in una busta vuota del St. Francis Hotel di San Francisco. Sapevo che proveniva da lui perché avevo fatto un elenco del numero di serie di ogni banconota con la data e l’artista a cui l’avevo inviato. Louise Bourgeois ha chiamato a casa nostra nel bel mezzo della cena una sera e ha iniziato a urlare contro di me e chiedere chi fossi. (Ho trascritto la conversazione per il progetto.) Con mia grande sorpresa, il mio progetto sulla banconota da un dollaro ha portato a una collezione rivelatrice di opere d’arte uniche di alcuni degli artisti più importanti dell’epoca.

(…)

Per Natale del 1981, Andy mi regalò questo libro dei suoi disegni originali del simbolo del dollaro. L’ho adorato dal momento in cui l’ho visto. Andy aveva detto a mio padre che voleva dipingere il mio ritratto ogni anno per dieci anni. Immagino che questi disegni documentino l’evoluzione del simbolo del dollaro proprio come avrebbe fatto con la serie di ritratti dipinti nel tempo. Per alcuni il simbolo del dollaro potrebbe essere solo un simbolo, ma per me questo libro di disegni del simbolo del dollaro è l’esempio della gentilezza e della generosità di Andy Warhol.

John Reinhold, il padre di Berkeley, racconta questo aneddoto sulla relazione di Andy Warhol con le banconote da un dollaro:

“Ogni volta che uno di noi partiva per un viaggio, strappavamo una banconota da un dollaro in due e ognuno ne conservava una metà. Era una sorta di assicurazione per un ritorno sicuro. Quando me ne andavo, mi dava metà e quando se ne andava, scrivevamo qualcosa sulla banconota, poi lo strappavamo a metà, e io gliene davo metà. In realtà, il più delle volte, gli chiedevo quale metà volesse. Fissava e rifissava, e alla fine sceglieva sempre la metà più grande – perché potevi riutillizzarla e ottenere un dollaro intero”[7].

Il personale del museo di Warhol, mentre inventariava il contenuto del suo studio di New York, scoprì centoquaranta banconote da 100 dollari, pari a 14.000 dollari, nascoste in una scatola di biscotti di pasta frolla, che probabilmente conservava per dividerle a metà quando lui o un amico partivano per un viaggio.

Andy Warhol era solito dire: “Il denaro americano è molto ben progettato. Mi piace più di qualsiasi altro tipo di denaro”[8].

 Il valore estetico del money, forse l’unico vero valore del denaro …

  • Il desiderio dell’individuo nell’oggetto

Jeff Koons si trasferisce a New York City nel 1977 dove inizia a lavorare su oggetti ready – made continuando la tradizione di Marcel Duchamp passando per la mediazione pop di Andy Warhol; utilizza oggetti della vita quotidiana negli Stati Uniti[9], tutte espressioni del sogno americano come le lattine di Campbell, le Brillo Boxes, le bottiglie di Coca Cola o le banconote da un dollaro.

Jeff Koons, a questo proposito, dice:

Sto cercando di catturare il desiderio dell’individuo nell’oggetto e di fissare le sue aspirazioni in superficie, in una condizione di immortalità.

In una delle sue prime serie formali, la Pre – New (1978), Jeff Koons prese apparecchi, come la friggitrice Nelson Automatic Cooker / Deep Fryer, e li appose su strisce luminose fluorescenti, che richiamano le due strisce del simbolo del dollaro USA. Poiché nessuno cucinerà mai con questo apparecchio, la sua superficie immacolata illuminata dalla luce artificiale rimarrà per sempre intatta. Questo è sia allettante che in qualche modo minaccioso per lo spettatore, che percepisce la propria mortalità e l’inevitabile invecchiamento[10].

  • Ogni essere umano deve essere un artista

Nel novembre 1984, si è tenuta una tavola rotonda sul denaro presso la Meeting House di Ulm, in Germania, con la partecipazione di Joseph Beuys, due professori di scienze finanziarie ed economia politica e un banchiere. Beuys durante la discussione ha dimostrato il suo atteggiamento di artista e attivista  sociale e politico, nonché la sua capacità di introdurre una nuova prospettiva su cosa sia il denaro, come le sue parole qui sotto dimostrano perfettamente[11].

(…) dobbiamo partire dalla capacità umana di lavorare, con il famoso concetto di creatività – già bastardizzato dalla moda ovviamente – per capire che questo è un concetto di arte a cui tutti possono partecipare, per cui ogni essere umano deve essere un artista. Se vogliamo realizzare una società diversa in cui il principio del denaro operi in modo equo, se vogliamo abolire il potere che il denaro ha sviluppato sulle persone storicamente, e posizionare il denaro in relazione alla libertà, all’uguaglianza e alla fraternità – in altre parole sviluppare una visione funzionale dell’interazione tra i tre grandi strati o sfere delle forze sociali:  la vita spirituale, la vita del diritto e la vita economica – dobbiamo elaborare un concetto di cultura e un concetto di arte in cui ogni persona deve essere un artista in questo regno della scultura sociale o dell’arte sociale o dell’architettura sociale – non importa quali termini usi. Una volta che le persone avranno sviluppato questi concetti  – che potrebbero essere messi a fuoco un po’ di più questa sera – dopo averli attinti non solo dalle loro forza del pensiero, dalla loro cognizione e conoscenza, ma anche dai loro sentimenti e forza di volontà – dal momento in cui li hanno, la gente capirà anche che sono davvero i sovrani di un insieme simile allo stato, e che sono loro a formulare le leggi economiche che permetteranno al denaro di essere liberato dalle sue caratteristiche attuali, dal potere che esercita perché – e dicendo questo sto già facendo una dichiarazione sul denaro – si è evoluto nel contesto economico come parte della vita economica ed è ora una commodity. Riconosceranno allora che possono liberare il denaro dall’essere una commodity e che deve diventare un fattore di regolamentazione nel dominio del diritto. La gente vedrà sempre più che il denaro oggi è una merce, in altre parole un valore economico – sto cercando di dire qualcosa di tangibile sul denaro qui – che è un valore economico e che dobbiamo raggiungere uno stadio in cui deve diventare un potenziale necessario, deve agire come un documento di diritti* per tutti i processi creativi del lavoro umano …

In questa parte della discussione Joseph Beuys esprime alcuni pilastri fondamentali del suo pensiero, a partire dai tre strati delle forze sociali (la vita spirituale, la vita dei diritti e la vita economica) per cui il concetto di arte dovrebbe significare che “ogni persona deve essere un artista in questo regno della scultura sociale o dell’arte sociale o dell’architettura sociale (…) al fine di realizzare una società diversa in cui il principio del denaro operi equamente, (…) in relazione alla libertà, all’uguaglianza e alla fraternità”. Non suona come un manifesto dell’arte partecipativa del XXI secolo o di qualsiasi altro momento nel tempo?

*In una nota dell’editore in What is Money, è perfettamente spiegato che il denaro dovrebbe essere inteso come un “Rechtsdokumente” o “documento di diritti”, cioè un titolo di un determinato diritto a un beni o a un servizio. Tuttavia, Beuys sembra usare il termine per significare un diritto più ampio alla creatività e alla dignità umana: il diritto di fare pieno uso del proprio potenziale creativo sia come consumatore che come produttore. Più avanti nel dibattito, Beuys affermerà in un chiarimento: “Entrambi i settori, produzione e consumo, devono essere regolati dalla democrazia che a sua volta deve riguardare il denaro. Se la democrazia non è legata al denaro, tutti gli sforzi democratici del popolo saranno distrutti dal potere che il denaro ha la capacità di assumere. Quindi, a meno che il denaro non sia diventato un vero e proprio “documento dei diritti” in cui sono incorporati il settore della produzione e il settore del consumo nella nostra società, continuerà a garantire il declino della creatività umana, dell’anima umana, del potere della creazione umana e della vita della natura.

  • Falsificando denaro

Seduto in una tavola calda di Chicago nel 1984, l’artista Stephen Boggs iniziò a scarabocchiare su un tovagliolo di carta mentre consumava un caffè e una ciambella. Ha iniziato con il numero 1, poi lo ha trasformato nell’immagine di una banconota da un dollaro. La sua cameriera, restando impressionata, si offrì di comprarlo. Il signor Boggs rifiutò, ma lo presentò per pagare lo scontrino del suo conto da 90 centesimi. La cameriera gli diede 10 centesimi di resto. Era nata un’idea …

Questa è l’apertura dell’articolo sul New York Times del 27 giugno 2017 di William Grimes dal titolo J.S.G. Boggs, Artist, Dies at 62; Ha fatto soldi. Letteralmente.

E lo spendeva anche, letteralmente, ricevendo alcune monete come resto e uno scontrino. Non ha mai venduto una delle sue banconote, le ha solo spese. I collezionisti che acquistarono un’opera d’arte di JSG Boggs ricevettero poche monete e una ricevuta fiscale, essendo a carico loro cercare dove erano state spese le banconote originariamente disegnate, alcune delle quali sono oggi appese in musei come il MOMA, insieme agli scontrini e qualche moneta di resto[12].

Sfortunatamente, per non dire genialmente, ad un certo momento JSG Boggs inizia a stampare il suo denaro disegnato sulla stessa carta utilizzata dal Bureau of Engraving and Printing del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti (e istituzioni simili nel Regno Unito, in Australia, in Svizzera e in altri paesi), venendo così arrestato per contraffazione con confisca delle sue opere d’arte. Boggs ha risposto che nel definirlo un contraffattore, “non capiscono la differenza tra arte e crimine”. Tuttavia, grazie alla brillante difesa del suo avvocato Geoffrey Robertson QC, è stato rilasciato al termine di un lungo processo giudiziario, che gli è costato un sacco di soldi “veri” (qualcuno dice molto più di tutti i soldi disegnati in tutta la sua vita) ma ha stabilito un importante precedente giurisprudenziale sulla “riproduzione” in generale, basato sul denaro che diventa opera d’arte,  continuando così la ricerca di Marcel Duchamp sul rapporto tra arte ed economia.

Letteralmente portando il denaro nel circuito dell’arte, Boggs incassa l’assegno di Duchamp e “(…) reinveste il nostro interesse per il denaro (a seguito degli interventi di Duchamp), rimandandone l’impatto finanziario solo per riscoprirne il potenziale intellettuale e speculativo di arte”[13].

  • Avida Dollars

Boris Veldhuijzen Van Zanten racconta una storia su Salvador Dalì, che era ossessionato dal denaro (“Il denaro è una gloria”) al punto che André Breton nel 1934, rompendo la loro amicizia e relazione culturale a causa della dichiarazione di Dalì “Io sono il surrealismo”, gli diede il soprannome di “Avida Dollars”,  un anagramma di Salvador Dali che in spagnolo significa “avido di dollari”:

C’è una storia su Salvador Dalì che ho sentito in accademia che mi ha fatto un’enorme impressione.
La storia racconta che Salvador Dalì stava visitando l’ambasciatore americano un giorno e gli fu mostrato uno spettacolo di magia.
Dali, per nulla impressionato, affermò che poteva fare di meglio.
Promise così di trasformare una banconota da un dollaro in una banconota da mille dollari.
L’ambasciatore ha raccolto la sfida dandogli una banconota da un dollaro.
Dali l’ha afferrata, ha preso una matita dalla giacca, ha firmato la banconota da un dollaro e l’ha restituita all’ambasciatore.
Era un trucco, ma era reale, e Dali con la sua firma sulla banconota aveva dimostrato quanto valesse il suo marchio personale.

Questo è un altro grande esempio di valore artistico del denaro.

Denaro che diventa arte che diventa denaro, con un ciclo di vita senza fine: la circulart economy circolare, che porta nel mondo dell’arte i principi alla base dell’economia di oggi, in nome del détournement.

Qual è il significato di détournement nell’arte contemporanea? Ho trovato la definizione più “recente” in un opuscolo del Centre Pompidou di Parigi:

On peut s’interroger sur le sens des objets ou le modifier en les changeant de contexte (Dimitrijevic, Brecht); on parle alors de détournement, activité qui consiste à donner aux objets une nouvelle chance.

L’artiste est, parfois, un récupérateur, un metteur en scène de débris hors d’usage ; parfois aussi il donne aux objets une parole plus complexe, plus fondamentale, plus vraie que ce qu’ils nous disent par leur simple valeur d’usage.[14]

Il détournement è un’attività che consiste nel “dare a un oggetto una nuova possibilità”. Fu descritto per la prima volta nel 1956 in un famoso articolo di Debord e Wolman, che indicava il riutilizzo e l’assemblaggio “di frammenti di opere obsolete” come la tecnica distintiva di una nuova pratica espressiva.  Qui il raggiungimento di “un certo sublime” è il prodotto di un atteggiamento basato su una completa “indifferenza rispetto a un originale completamente svuotato di significato oltre che dimenticato”, e non a caso. Gli “esempi più belli di questa pratica possono essere trovati piuttosto che nella produzione estetica in declino, nell’industria pubblicitaria”; inoltre, scrivono gli autori, “è chiaramente nel cinema che [15]il détournement può raggiungere la sua massima efficacia, e senza dubbio (…) la sua più grande bellezza”[16].

Deve essere sottolineato il significato incredibilmente diverso che il termine détournement ha dal punto di vista giuridico: si vedano espressioni come détournement de fonds, la distrazione o l’appropriazione indebita di fondi, détournement de pouvoir, inteso come eccesso di potere, détournement de procédure, cioè una procedura eccezionale nel diritto amministrativo. E che dire del détournement de avion? Il dirottamento di un aereo, un vero e proprio atto di terrorismo.

“L’inversione di prospettiva implica una sorta di anti-condizionamento, non un condizionamento di un nuovo tipo, ma una tattica giocosa: la conversione, o meglio il détournement

L’inversione di prospettiva sostituisce la conoscenza con la pratica, la mediazione con la volontà dell’immediato. Stabilisce il trionfo di un insieme di relazioni umane basate su tre poli inseparabili: partecipazione, comunicazione, realizzazione. 

Ribaltare la prospettiva equivale a smettere di vedere con gli occhi della comunità, dell’ideologia, della famiglia, degli altri. È prendere possesso solido di sé stessi, scegliere sé stessi come punto di partenza e come centro”.[17]

Il détournement può essere considerato come una totale rimessa in gioco con una manifestazione di creatività, la costruzione di un nuovo ordine significativo dopo la svalutazione del precedente. Dove c’è “decomposizione”, ci sono le condizioni del détournement.

Qual è il punto di arrivo delle opere d’arte realizzate su banconote originali?

L’arte diventa mero denaro o il denaro diventa nuda arte (assumendo così in modo esemplare un valore che trascende la realtà materiale)? In entrambi i casi, ci troviamo di fronte a una perdita di senso.  Si tratta però di una “tattica ludica” derivante dal Situazionismo, che non promette la fine o il superamento dell’arte, ma una nuova creatività, poiché le banconote perdono il loro valore monetario originario per acquisire un valore maggiore come “opere d’arte”, un valore estetico e artistico, all’insegna del recupero, del riuso e del riciclo.

È un’arte anti-classica che “copia la natura”? Che contraddizione in termini! Certamente, è l’arte come espressione creativa dell’attuale periodo di economia sostenibile, condivisa, circolare che diventa, come detto sopra, circulart economy.

Manierismo, esercizio di stile? E’ solamente un semplice gioco fine a sé stesso, senza alcun scopo di lucro, con il denaro come protagonista principale (essendo quasi un paradosso). Un vero e proprio prodotto dell’homo ludens, considerando “la scomparsa di ogni elemento di rivalità direttamente derivante dall’appropriazione economica, la creazione di ambienti ludici e l’abolizione di ogni separazione tra gioco e vita attuale, tra scherzo e impegno. Così il gioco superiore sarà non più competitivo, ma sociale e totale”.[18]

E il gioco è iniziato con un orinatoio firmato “R. Mutt 1917” per finire oggi nel Metaverso, in un ambiente dove sono stati messi in mostra dollari firmati o rielaborati da artisti storici quali Andy Warhol, Keith Haring, Joseph Beuys, JSG Boggs, Banksy e Obey, nella maggior parte dei casi banconote americane che non sono più denaro fungibile ma sono diventati NFD ovvero Non Fungible Dollars, sempre grazie all’inversione di prospettiva tipica del détournement portata in un ambiente virtuale per essere più facilmente condivisibile.

Riusciranno gli NFD a diventare veri e propri NFT dando così inizio a una nuova fase della circulart economy?

* Edoardo Marcenaro lavora da venticinque anni come giurista di impresa in società multinazionali e ha come hobby l’arte moderna, contemporanea e post-contemporanea. È collezionista e curatore di mostre, essendosi negli ultimi anni concentrato su opere realizzate su banconote americane rigorosamente originali, dai dollari che Andy Warhol firmava alla fine delle sue feste alla Factory, fino ad arrivare ai dollari distribuiti da Edoardo a tutti i suoi amici artisti per trasformarli in opere d’arte. 


[1]“Andy Warhol”, a cura di Annette Michelson, Postmedia Books, 2018. Vedi anche il racconto di Serena Giordano “Il dentista di Duchamp”, in Giordano, “Il Dentista di Duchamp. 12 racconti sull’arte contemporanea”, Il Nuovo Melangolo, 2018

[2] Dalia Judovitz, Art and Economics: Duchamp’s Postmodern Returns, @1993 Wayne State University Press, Detroit, Michigan 48202, pagina 195 

[3]Marc Shell, “Art & Money”, Press University di Chicago, 1994, pagine 72 – 86

[4] Franco Vaccari, Duchamp messo a nudo – Dal ready made alla finanza, Gli Ori, 2009, che contiene sia i saggi del 1978 che del 2008

[5] Benjamin H. D. Buchloh, Intervista con Andy Warhol, in “Andy Warhol”, a cura di Annette Michelson, cit.

[6] Andy Warhol, La filosofia di Andy Warhol, da A a B e viceversa, Milano, 2009

[7] John O’Connor e Benjamin Liu, Unseen Warhol, New York, Rizzoli, 1996, che contiene un’intervista con John Reinhold, a pagina 143. Le fotografie di questi pezzi di dollari tagliati furono scattate da Edward Wallowitch nel 1962.

[8] Andy Warhol, La filosofia di Andy Warhol, da A a B e viceversa, cit.

[9] Arturo Galansino, Riflettere il mondo, in Jeff Koons, Shine, Marsilio, 2021, pagina 18

[10]Cartella stampa di Jeff Koons, Shine, mostra a Palazzo Strozzi, Firenze, Italia, 2 ottobre 2021 – 30 gennaio 2022

[11] Joseph Beuys, What Is Money?: A Discussion with J. Philipp von Bethmann, H. Binswanger, W. Ehrlicher, and R. Willert, Clairview Books, 2010

[12] Su JSG Boggs lif e arte vedi Lawrence Weschler, Boggs, A Comedy of Value, The University of Chicago Press, 1999

[13] Judovitz, Arte ed Economia: i ritorni postmoderni di Duchamp, cit., pagina 216

[14] Catherine Lascault « RÉCUPÉRATION ET DÉTOURNEMENT D’OBJETS », © Centre Pompidou, Direction des publics, Service du développement des publics, Service de l’action éducative et de la programmation publics jeunes et Service de l’information des publics et de la médiation, 2013

[15] Guy Debord, Gil J WolmAn, Istruzioni per l’uso del détournement, in GDCC: 44-49; ed. oppure. in «les lèvres nues», 8 (maggio 1956).

[16] M. Dall’Asta, M. Grosoli, Consumato dal fuoco: il cinema di Guy Debord, ETS, Pisa, 2011 

[17]Vaneigem, “Traite de savoir – vivre a l’usage des jeunes générations” (1967)

[18] Perniola, I Situazionisti – Il movimento che ha profetizzato la “Società dello spettacolo”, Roma, 1998, pag. 19

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