FOROF e Made in Cloister, le due realtà che mescolano storia e contemporaneità si incontrano ai piedi della Colonna Traiana a Roma

La startup artistico culturale di Giovanna Caruso Fendi ospita i rappresentanti della fondazione partenopea per riflettere sulle nuove modalità di valorizzazione del patrimonio culturale

FOROF non ha mai nascosto la sua ambizione di divenire una delle realtà capitoline capaci di imbrigliare nuove reti di collaborazioni e rapporti tra differenti player del panorama culturale nostrano. Lo abbiamo già visto con l’intervento di Luigi Fassi, neodirettore di Artissima, che a maggio 2022 sceglie proprio lo spazio immerso nel cuore archeologico della Roma antica per lanciare la sua visione di fiera e la linea che avrebbe seguito l’edizione dello scorso anno. 

Non mancando di coerenza quindi il giovanissimo 2023 si apre con il talk, mediato da Nicola Zanella, che vede ospiti di Giovanna Caruso Fendi gli ideatori di un altro progetto che mette al centro del suo impegno la valorizzazione del patrimonio artistico e storico di un’altra grande capitale del contemporaneo italiano, Napoli. Rosalba Impronta e Davide de Blasio sono infatti gli ideatori dell’iniziativa che nel 2012 ha portato alla nascita della Fondazione Made in Cloister, oggi tra i punti di riferimento più interessanti della città partenopea per l’arte contemporanea.

photo Francesco Squeglia

Avere una missione 

Partendo dal territorio è possibile attivare nuove forme di convivenza: Made in Cloister agisce direttamente sull’area in cui oggi ha la sua sede, il quartiere Porta Capuana, più nello specifico all’interno del complesso monumentale di Santa Caterina. La struttura cinquecentesca è stata sottoposta a restauro, operazione che ha portato oggi al recupero della zona del chiostro e dell’intera Insula. Lo spazio è oggi restituito al suo quartiere che può nuovamente godere della bellezza di un patrimonio artistico altrimenti inagibile. «Il punto di tangenza tra FOROF e Fondazione Made in Cloister è proprio il desiderio di trovare luoghi in cui storia e sperimentazione si incontrano. «Questi luoghi devono mettere impegno nell’ambizione di avere un’utilità per tutti – spiega Giovanna Caruso Fendi – La storia e la creatività devono dare spunti nuovi e coinvolgere la comunità nel quotidiano. Per questo abbiamo scelto di essere una startup artistico culturale e dare al nostro lavoro una valenza sociale».

L’apertura alla cittadinanza 

Porta Capuana è una cornice dal carattere complesso, un’intricata rete multiculturale contraddistingue da sempre il quartiere che proprio grazie alla caratteristica vitalità si è contraddistinto per la sua capacità di catalizzare artisti e creativi provenienti da tutto il mondo. La ricchezza dell’area è però proprio la sua cittadinanza: la forte presenza di botteghe artigiane è un’ulteriore peculiarità. Made in Cloister per stimolare il dialogo con queste realtà invita gli artigiani a prendere parte al processo di realizzazione delle sue esposizioni, spesso infatti si attivano collaborazioni tra gli artisti ospiti in residenza e i maestri delle attività locali. Rosalba Impronta commenta: «La Fondazione ha salvato il chiostro cinquecentesco che oggi è la sua sede. La cultura e l’arte sono dei motori in grado di generare dei veri piccoli miracoli. Made in Cloister ha dato una nuova identità alla zona in cui si trova. Una rete di gallerie d’arte sta crescendo e tiene a sentire la nostra vicinanza».

Il dialogo con il quartiere e la città viene attivato anche attraverso il refettorio di Made in Cloister, un progetto avviato con l’associazione Food For Soul dello chef Massimo Bottura. Ogni settimana viene reinventato il surplus alimentare dell’area dalle mani di cuochi esperti che combattono lo spreco e portano beneficio alla comunità intera.

photo Francesco Squeglia

La convivenza tra pubblico e privato

La nuova coesione tra impresa privata e dimensione pubblica tocca sempre più da vicino il mondo della cultura. Made in Cloister e FOROF rappresentano due esempi di sperimentazioni di tale convivenza. La strada è ancora però lunga prima di poter giungere a una efficace definizione di un sistema replicabile e modulabile su scala nazionale.

Il contributo delle imprese private non deve essere valutato soltanto sulla base della convenienza economica ma anche per la capacità di fornire soluzioni creative, di sviluppare nuove modalità di fruizione e valorizzazione e di aprire nuovi percorsi di interazione con il pubblico, grazie all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La fondazione romana e quella partenopea si fanno oggi ambasciatrici di una visione che necessita di maturazione. Commenta così Davide de Blasio: «Il tema della gestione dei beni culturali è apertissimo. È ottimo osservare un’ibridazione tra pubblico e privato, un modello nuovo però deve necessariamente essere messo a punto. I nostri, sono dei laboratori che mettono in equilibrio queste diverse nature. Non necessariamente incompatibili».

photo Francesco Squeglia

info: www.forof.it
info: www.madeincloister.com