Marco Strappato continua la sua ricerca sul paesaggio, un tema caro all’artista che ci ha abituato negli anni a osservare le modalità in cui nel tempo continua a declinarlo, rimanendo sempre ben saldo ai nomi del passato a cui il suo lavoro ha sempre fatto riferimento, primo fra tutti Luigi Ghirri. Per la sua nuova personale Etica, tecnica, pathos, all’interno degli spazi di The Gallery Apart, disponibile al pubblico fino al 27 gennaio, l’artista sceglie una serie multiforme di modalità di rappresentazione, funzionale a toccare le sensibilità di ogni tipo di immaginario.
La volontà di presentarsi ostinatamente legato alla tematica da lui preferita è ben evidenziata dallo stesso titolo dell’esposizione, richiamo all’album del gruppo musicale CCCP – Fedeli alla linea dal titolo Epica Etica Etnica Pathos, pubblicato nel 1990. Le condizioni in cui quell’album è stato realizzato esplicitano metaforicamente la convinzione di Strappato, secondo il quale ogni forma d’arte non può prescindere dall’ambiente circostante in cui avviene la sua creazione.
La realizzazione del prodotto discografico a cui si riferisce il progetto espositivo è infatti fondamentale: registrato da aprile a giugno 1990, quasi integralmente in presa diretta a Villa Pirondini, una casa colonica settecentesca abbandonata e situata nella campagna reggiana, nei pressi di Rio Saliceto, utilizzando l’eco naturale degli ambienti domestici rispetto alla sala d’incisione. Per l’intero periodo di registrazione la band al completo si stabilisce nella villa facendosi quindi contaminare dalle atmosfere presenti in loco. Allo stesso modo Marco Strappato lascia fluire nella sua produzione stimoli e condizionamenti dovuti alla sua terra d’origine, le marche. Nato a Porto San Giorgio, l’artista viene intimamente toccato dall’ambiente marittimo a cui è a contatto da sempre e che emerge in ognuna delle differenti serie presentate per l’occasione a Roma.
La riflessione che permea Etica, tecnica, pathos trova il suo fulcro nella sintesi tra natura e artificio: la prima serie di opere che incontrano l’occhio degli spettatori è This place is really nowhere, una serie di fotoincisioni realizzate partendo da immagini convenzionali (fotografie di stock di paesaggi originariamente veicolate come sfondi di smartphone) rielaborate al punto da rendere irriconoscibile il soggetto. L’obiettivo è stimolare suggestioni autentiche attraverso l’uso di uno strumento freddo e digitale, facendo riemergere la dimensione emozionale dal congelamento del mezzo artificioso. Ogni riferimento spaziale si perde in scenari glaciali privati di ogni riferimento riconoscibile, un rimando – presente anche nel titolo della stessa serie – alla campagna pubblicitaria dell’IBM del 1987 in cui per la prima volta gli sviluppatori crearono attraverso l’uso del computer l’immagine di una montagna in CGI in tutto simile a una montagna reale.
La seconda serie presentata da The Gallery Apart consiste in un gruppo di dipinti, Orizzonte e altre linee. Strappato parte proprio dalla linea d’orizzonte per poi giungere alla definizione di ulteriori dettagli, sempre legati alla zona costiera. Fondali completamente bianchi vengono interrotti da linee nere che traggono la loro potenza dalla loro stessa semplicità. L’evocazione del ricordo personale si coniuga con quella di ogni spettatore che proprio grazie all’elementare identità del paesaggio trova la possibilità di scorgervi anche il suo vissuto. Le opere riescono però a non perdere il loro calore nonostante la bicromia, restituendo facilmente il sapore unico della costiera italiana, con la sua confortante e materna capacità di abbracciare coloro che sanno amarla. A richiamare le atmosfere marittime già ben presenti nei dipinti, Strappato inserisce nel percorso espositivo due sculture in legno e gesso, Seagulls: i due gabbiani che si librano in volo perpetuano l’eco di una brezza marina che sembra pervadere l’intera galleria.
L’ultima serie in mostra porta il titolo di Appunti sulle marine, una serie di bozzetti preparatori che vogliono dare uno smacco deciso all’errata concezione che l’arte debba essere legittimata dal mercato per essere in grado di emergere e portare a termine il suo fine ultimo: emozionare. L’utilizzo dei documenti inutilizzati di entrata di opere d’arte nelle gallerie è funzionale a invitare gli osservatori a riflettere sulle logiche che permeano l’universo artistico, soggiogato troppo spesso dal mercato che lo controlla. Un richiamo metaforico anche alle idee ambientaliste dell’artista, convinto che il paesaggio sia bene comune della collettività quanto l’arte e che entrambi nascano per rimanere tali senza l’insorgenza di velleità utilitaristiche, tipiche dei più bassi istinti dell’essere umano contemporaneo.
Marco Strappato, Etica, tecnica, pathos
fino al 27 gennaio 2023
The Gallery Apart – via Francesco Negri, 43, Roma
info: www.thegalleryapart.it