Lo abbiamo già detto, il fatto è noto, la dinamica è sempre la stessa, cambiano soltanto i soggetti. Le azioni di protesta per l’emergenza climatica all’interno dei musei continuano, e non avevamo bisogno della palla di cristallo per prevedere che l’eco di risonanza delle azioni precedenti sarebbe stata così forte da chiamare a catena tutta una serie di episodi uno uguale all’altro.
La notizia ha cominciato a circolare con un video in cui una persona ha incollato la testa a un dipinto e l’altra la mano al muro. Questa volta il quadro in questione è la Ragazza con l’orecchino di perla di Johannes Vermeer.
Il dipinto esposto al The Hague del Mauritshuis, è stato l’ultimo ad essere preso di mira dai manifestanti, giustamente preoccupati per il cambiamento climatico, l’ultimo di una serie di azioni di attivisti che hanno sfruttato l’immagine di dipinti di fama mondiale negli ultimi mesi, per attirare l’attenzione sull’emergenza globale in cui siamo immersi.
Le altre operazioni, ricordiamo, avevano recentemente incluso il lancio di purè di patate contro un dipinto di Claude Monet e la zuppa di pomodoro su un dipinto di Vincent van Gogh. Questa volta è toccato al celebre dipinto di Vermeer del 1665, conservato nella collezione del Mauritshuis, che espone dipinti olandesi e fiamminghi del XVII secolo.
I visitatori del museo che hanno assistito alla scena, si possono sentire nel video circolato su Twitter gridare: “Vergognati!”. Di tutta risposta, i manifestati urlano: «Ti senti indignato? Bene. Dov’è quella sensazione quando vedi il pianeta distrutto? Come ti senti quando vedi qualcosa di bello e di inestimabile apparentemente distrutto davanti ai tuoi occhi?», e ha aggiunto: «Il dipinto è protetto dal vetro e sta benissimo, ma il futuro dei nostri figli non lo è».
La polizia del The Hague ha comunque arrestato i tre manifestanti per “violenza pubblica contro i beni”. Parlando a nome del Mauritshuis, l’addetto stampa René Timmermans ha dichiarato al quotidiano olandese AD che «internamente ci sono state molte consultazioni su quali misure extra [il museo] può adottare», ma ha ammesso, tuttavia, che «non si possono mai prevedere al 100% le azioni di protesta».
Sebbene gli uomini coinvolti indossassero magliette di Just Stop Oil, l’organizzazione non ha rilasciato una dichiarazione ufficiale per rivendicare l’azione, anzi, Lucy Graves, portavoce del gruppo, ha dichiarato di non aver organizzato questa azione, ma «applaudiamo quelle persone comuni che si rifiutano di stare a guardare, che si fanno avanti per agire. Se non fermiamo il danno causato dai combustibili fossili, non ci sarà nessuno a guardare i capolavori». Quale sarà il prossimo?