Viaggio in Islanda. Non solo natura ma anche momenti di arte

2200 chilometri in pochi giorni, tra vulcani, cascate, geyser, vallate deserte, arte e qualche accenno di aurora boreale

courtesy immagine Daniele Tozzi
Una rubrica (p)artecipattiva che racconta di arte, artisti e sostenibilità

2200 chilometri in pochi giorni, tra vulcani, cascate, geyser, vallate deserte e senza un albero, strade altrettanto deserte, pecore, cavalli ed edredoni, storie di elfi e trolls, con qualche accenno di aurora boreale.

Non solo natura, ma anche alcuni momenti di arte.
In fondo al porto di Reykjavik si trova la Marshall House, una vecchia fabbrica trasformata in museo di living art con, all’ultimo piano, la casa studio dell’artista Olafur Eliasson. MARSHALLHÚSIÐ

Tra le opere di living art esposte c’è Wishing Well, installazione di Magnús Sigurðarsonin cui si deve entrare una persona alla volta “a proprio rischio e pericolo”, per essere invitati a osservarsi davanti a uno specchio, svuotare del tutto la mente e concentrarsi su quello che veramente si desidera.

Una sensazione che contraddistingue l’Islanda, perfettamente descritta da Leonardo Piccione (anche attraverso le parole del suo amico Arnor), che per gran parte dell’anno lascia Corato, il suo paese di origine in Puglia, per trasferirsi a Husavik, sede del museo Eurovision.

“L’Islanda è una malattia”, (…) qui ti perdi e basta (…) se hai certe ferite addosso, l’Islanda non fa proprio nulla per curarle. Se possibile, le apre di più. Le fa marcire. Gli orizzonti sconfinati dell’isola, privi di alberi che offrano riparo all’amicizia e all’innocenza, generano un senso di vuoto in cui l’osservatore sperimenta un’oggettiva difficoltà a prendere le misure. È una condizione che annichilisce e insieme espone a una centralità inattesa: in mezzo al nulla, o diventi anche tu parte del nulla oppure rischi di essere tutto”.
(Leonardo Piccione, “Il libro dei vulcani di Islanda – storie di uomini, fuoco e caducità”, Iperborea, 2019).

Aggiungo che ci sono momenti in cui ti domandi chi te l’abbia fatto fare di venire “in the middle of nowhere”, al freddo e sotto la pioggia, ma quando torni a casa ti manca stare “in mezzo al nulla”, e pensi che il desiderio da esprimere in Wishing Well sia tornare un giorno a Husavik, fosse solo per incontrare Oskar Oskarsson.

* Edoardo Marcenaro lavora da venticinque anni come giurista di impresa in società multinazionali e ha come hobby l’arte moderna, contemporanea e post-contemporanea. È collezionista e curatore di mostre, essendosi negli ultimi anni concentrato su opere realizzate su banconote americane rigorosamente originali, dai dollari che Andy Warhol firmava alla fine delle sue feste alla Factory, fino ad arrivare ai dollari distribuiti da Edoardo a tutti i suoi amici artisti per trasformarli in opere d’arte. 

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