San Marino si prepara alla Biennale di Venezia, presentato a Roma il padiglione che si concentrerà sul Postumano metamorfico

All'ambasciata di San Marino nella Capitale intervengono le istituzioni della Repubblica indipendente per presentare gli artisti e i progetti per la nuova edizione della Biennale d'arte di Venezia

Il padiglione della Repubblica di San Marino alla Biennale di Venezia affronta il tema del Postumano Metamorfico, un tema vasto quanto sfaccettato, molteplice nei suoi significati e sviluppi di trama. Postumano metamorfico allude alla naturale tensione dell’uomo verso il futuro, tra possibili trasformazioni e nuove forme di esistenza e coesistenza.

Questo progetto, come annunciato il Segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura della Repubblica di San Marino Andrea Belluzzi, sarà solo l’inizio di una serie di progetti che verranno sviluppati sul territorio. L’intento della collaborazione a lungo termine è quello di innescare una dinamica culturale tra artisti sammarinesi e internazionali. A suggerire questo punto nevralgico del progetto di inclusione e creazione di tessuto culturale è stato FR Istituto Arte Contemporanea, organizzatore del Padiglione in collaborazione con Cris Contini Contemporary.

Il padiglione sanmarinese sarà ospitato negli spazi rinascimentali di Palazzo Donà delle Rose dal 23 aprile al 27 novembre 2022. Questo palazzo non rappresenta semplicemente un contenitore architettonico, piuttosto prende la forma di una creatura viva, secondo il commissario del padiglione Varini «Palazzo Donà delle Rose è un organismo vero e proprio che ospita al suo interno questo pullulare di visioni artistiche talvolta discordanti ma non dissonanti.»

Palazzo Donà delle Rose viene commissinato dal Doge Leonardo Donà nel 1610 e oggi appartiene ancora alla famiglia che ne detiene il nome, al suo interno la collezione vanta opere che spaziano da Tiziano a Whorol. Le opere del Padiglione si svilupperanno all’interno di una sala e anche nel giardino monumentale del palazzo.

La scelta del tema è molto complessa ma secondo il commissario Riccardo Varini risponde alle richieste e agli stimoli di Cecilia Alemani che sceglie come temi per questa biennale la metamorfosi del corpo, il rapporto corpi-Terra e il rapporto individuo-tecnologia.

«Esiste una dicotomia tra concetto di postumano in una condizione di equilibrio con la natura e quello di  un postumano integro di elementi e componenti tecnologici che si trasforma in “superuomo robot”» afferma Varini. Il postumano metamorfico si inserisce quindi tra post umano e transumano, con una molteplicità di visioni e forme di introspezione. 

«Il progetto Postumano Metamorfico nasce nell’agosto del 2021, a partire da studi condotti negli anni precedenti su Postumanesimo e Transumanesimo. Nasce dalla consapevolezza della fragilità umana, ma anche dal grande dono di cui disponiamo, ovvero il senso dell’orizzonte, della profondità, la capacità di guardare e andare oltre. Ci siamo sempre posti tante domande: come prolungare la nostra vita, come trasformarci per adattarci ai cambiamenti. Ora siamo arrivati ad un punto critico, in cui l’Uomo pensa di poter bastare a se stesso e di poter dominare il mondo. – Spiega il curatore del Padiglione della Repubblica di San Marino Vincenzo Rotondo – La tecnica, secondo il Transumanesimo, nasce per salvare la vita umana. Grazie alla scienza e alla medicina abbiamo avuto grandissimi vantaggi da questo punto di vista, ma far sopravanzare la scienza e la medicina a discapito del rapporto uomo/natura sottende un grande rischio. – e continua – Così come è rischioso forzare e adattare l’ambiente ai propri bisogni: lo vediamo nell’inaridimento del globo terracqueo, nello scioglimento dei ghiacciai, nel cambiamento della Corrente del Golfo. In effetti, il problema vero siamo noi, che dovremmo muoverci verso la Natura e trovare soluzioni che ci consentano di entrare in sinergia con l’ambiente. Il Postumano Metamorfico che ci piace immaginare sarà in grado di interagire con il proprio Macrocosmo di riferimento, creando nuove forme di coesistenza e trasformazione».

Ma «postumanesimo non significa la fine dell’umanità o la morte dell’arte» ,afferma il professor Pasquale Lettieri del comitato scientifico, ricordando anche le qualità di questa evoluzione. La doppia faccia del postumanesimo infatti permette di aprire due scenari già anticipati prima: la riconciliazione (con la natura) e il mondo ha dato prova che sia possibile anche solo per tutti i movimenti che riguardano i cambiamenti climatici e l’inquinamento sorti negli ultimi anni; dall’altra parte uno scenario fatto di informazioni veloci ed efficienza tecnologica e un esempio è l’approdo del robot artista/performer Ai-Da nella Serenissima proprio nel periodo della Biennale.


Sono otto gli artisti invitati ad esporre le loro opere all’interno del padiglione sanmarinese: Elisa Cantarelli, Nicoletta Ceccoli, Endless, Michelangelo Galliani, Rosa Mundi, Roberto Paci Dalò, Anne-Cécile Surga, Michele Tombolini.

Elisa Cantarelli presenta WRP WITHout esSENZA, con il contributo critico di Pasquale Lettieri. L’installazione fa tesoro dell’esperienza maturata dall’artista con il progetto We are Plastic, teso a sensibilizzare il pubblico sul tema della sostenibilità attraverso un’azione collettiva. Per Postumano Metamorfico, la bottiglia assume un nuovo significato, trasformandosi da oggetto contenitore a elemento ricco di contenuti. Una tenda di bottiglie invita il fruitore a entrare in uno spazio sospeso dove avviare la propria metamorfosi. Nata a Fidenza (PR) nel 1981, Elisa Cantarelli vive a Londra, lavorando con gallerie d’arte in Italia e in Giappone.

Nicoletta Ceccoli Roberto Paci Dalò presentano il progetto Risvegli, con il contributo critico di Vincenzo Rotondo. Con le sue opere pittoriche, popolate da creature e simboli fantastici, Ceccoli racconta una nuova comunione con il non-umano, con l’animale e con la terra, esaltando un senso di affinità fra specie. Artista visivo e sonoro, Paci Dalò costruisce fiabe alchemiche capaci di evocare il mito presente nel nostro quotidiano. Una “plurifonia” in cui si ritrovano umano, vegetale, animale e minerale. Nicoletta Ceccoli nasce nel 1973 nella Repubblica di San Marino, dove tuttora vive e lavora. Numerose le esposizioni internazionali e le collaborazioni con il mondo dell’editoria. Nato a Rimini nel 1962, Roberto Paci Dalò è docente Unirsm, esperto della Commissione europea e membro del gruppo di progettazione New European Bauhaus.

Endless presenta The Endless Transfiguration, con il contributo critico di Pasquale Lettieri. Un’installazione monumentale che rivendica l’importanza e la resilienza della natura, coniugandola al processo tecnologico umano. Un viaggio imperfetto verso un futuro rispettoso e armonico, con possibilità fisiche illimitate e creatività innovativa in abbondanza. Endless è un artista londinese che fonde tecniche e pratiche di arte contemporanea e di strada. I suoi lavori, presenti in importanti collezioni di tutto il mondo, esplorano il rapporto dell’umanità con la moda, la pubblicità, il culto del marchio, il consumismo e la cultura delle celebrità.

Michelangelo Galliani presenta Un Giardino Imperfetto, con il contributo critico di Pasquale Lettieri. Nato da una riflessione su ciò che rappresenta l’umanità in rapporto all’ambiente in cui vive, il progetto prevede l’inserimento di alcuni frammenti di una grande scultura in marmo statuario – testimonianza di una civiltà perduta – all’interno di una vasca con un sottile velo d’acqua (elemento primigenio), da cui emerge un fitto intreccio di tronchi e rami dorati a foglia d’oro zecchino. Michelangelo Galliani nasce nel 1975 a Montecchio Emilia (RE), dove vive e lavora. Scultore e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, ha vinto il Franco Cuomo International Award.

Rosa Mundi presenta Posology Humanity’s Time con il contributo critico di Angela Vettese.
Con il tema del “Postumano Metamorfico” come punto di partenza, ha sviluppato una complessa e articolata installazione in cui ha creato l’immaginario laboratorio di un essere superiore (immerso in un universo marino), una sorta di gigante, oltre i confini spazio-temporali della vita, al di fuori del tempo della percezione umana, nel tentativo di riportare l’umanità al suo posto originale, ovvero l’essere una parte integrante – non superiore come ha finora pensato di essere – e una particella compositiva del mondo. Con questa installazione espressiva, l’artista cerca di evidenziare il netto contrasto tra l’istinto superbo e dominante dell’uomo in epoca antropocenica e la realtà dell’impotenza dell’Uomo in relazione alla natura e all’ordine del mondo, della galassia e, in ultima analisi, dell’universo. L’installazione è stata progettata dall’artista come il covo galattico di un gigante di tutte le età, in cui sono tracciate le Ere attraverso le quali l’umanità si è evoluta.

L’artista, con 17 valigie metaforicamente rappresentative, esegue una sorta di scansione ritmica della fabbrica della posologia umana (sul confine tra malattia, medicina e antidoto) in cui la percezione dell’elemento materiale e la catalogazione del passare del tempo dell’umanità rivelano l’atemporalità e la visione metamorfica postumana di Rosa Mundi. Sulle pareti del laboratorio si possono vedere le sagome di meduse galleggianti, dipinte su vetro e plastica riciclata con pigmenti vegetali e organici naturali. In questo spazio sono collocate le seguenti opere: “Europosaurus”, “3333 d.C.”, “Ecce Homo: angelica gaudiens”, “Sfere Armillari 22” e “The day after tomorrow”.

Anne-Cécile Surga presenta Body Memories – Matter Memories, con il contributo critico di Pasquale Lettieri. Il progetto si focalizza sul tema del corpo, inteso come mezzo attraverso il quale sperimentare il mondo. I suoi corpi, scolpiti nel marmo, sono in grado di riattivare le emozioni e di essere da esse riattivati; corpi liberi dalle leggi e dalle aspettative legali, religiose e sociali. Nata nel 1987 a Lavelanet, in Francia, Anne- Cécile Surga si forma negli Stati Uniti e presso la Fundacion Pablo Atchugarry in Uruguay. Il suo lavoro, esposto a livello internazionale, fa parte delle collezioni del Museo MUST di Vimercate (MB) e della Fundación AMA (Santiago del Cile).

Michele Tombolini presenta Digital Humanity, con il contributo critico di Pasquale Lettieri. Il progetto propone, attraverso cinque opere su tela con inserti digitali, una riflessione sulla condizione dell’essere umano dopo l’avvento di una tecnologia tanto evoluta quanto alienante, in grado di mettere in dubbio il fondamento stesso della realtà. Pittore e scultore, non nuovo ad interventi di street art, Tombolini nasce a Venezia nel 1963. Dopo la partecipazione alla Biennale Arte 2013 e il trasferimento a Berlino, la sua ricerca assume un indirizzo maggiormente concettuale, tanto che l’idea e il messaggio sociale divengono capisaldi della sua produzione.

Commissario: Riccardo Varini
Curatore: Vincenzo Rotondo (FR Istituto d’Arte Contemporanea)

Comitato Scientifico:
Alessandro Bianchini, Roberto Felicetti, Cristian Contini, Fulvio Granocchia, Pasquale Lettieri, James Putnam, Riccardo Varini, Angela Vettese

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