La Biennale di Venezia apre le porte ai Robot. Attesa la partecipazione dell’umanoide Ai-Da e le sue performance

Tra gli artisti che saranno presenti all’attesissima Biennale di Venezia, ci sarà anche Ai-Da Robot, «l’artista umanoide ultrarealista più famosa dell’art world», così come la descrivono i suoi creatori. Intitolata Leaping into the Metaverse, la mostra personale di Ai-Da a Venezia viene organizzata dal Concilio Europeo dell’Arte nella Galleria InParadiso, nei Giardini della Biennale.

Ai-Da, il cui nome è un omaggio alla pioniera della matematica Ada Lovelace, realizza disegni, dipinti e sculture e, oltre tutto questo, è anche un’artista performativa che interagisce con gli spettatori.
Il suo creatore, il gallerista Aidan Meller, la considera sia un’artista a sé stante, sia un’opera d’arte concettuale.

Creata nel febbraio 2019, ha tenuto la sua prima mostra personale all’Università di Oxford, “Unsecured Futures”, dove la sua arte ha incoraggiato gli spettatori a pensare al nostro mondo in rapida evoluzione. Ha esposto i suoi lavori al Design Museum e al Victoria & Albert Museum di Londra, e lo scorso autunno ha preso parte a Forever Is Now, la prima mostra d’arte contemporanea allestita presso la Grande Piramide di Giza.

Ai-Da Robot at the Great Pyramids of Giza for “Forever Now.” Photo courtesy of Aidan Meller.

Quest’ultimo impegno ha avuto un intoppo quando i funzionari della dogana egiziana hanno trattenuta il robot al confine con l’accusa di spionaggio. Si è parlato di rimuovere i suoi occhi, che nel caso del robot-artista sono macchine fotografiche, ma alla fine è stato autorizzato ad entrare nel paese intatto. In un mondo sempre più infiltrato dall’intelligenza artificiale, la mostra di Ai-Da a Venezia guarda al futuro e a come l’umanità interagisce con la tecnologia dell’IA, in particolare con l’ascesa del Metaverso.

Ma il tema dello spettacolo, ispirato alla Divina Commedia di Dante, indica anche il potenziale lato oscuro della crescente influenza dell’IA sulla nostra vita quotidiana, paragonando il Metaverso al Purgatorio, un luogo a metà strada tra realtà e finzione dove nessuno vuole rimanere bloccato per troppo tempo .

«I più grandi artisti della storia sono stati alle prese con il loro periodo di tempo, celebrando e mettendo in discussione i cambiamenti della società. Ai-Da Robot, in quanto tecnologia, è l’artista perfetto oggi per discutere l’attuale ossessione per la tecnologia e la sua eredità in dispiegamento» – ha affermato Meller in una nota – «Il cosiddetto ‘progresso’ nella tecnologia è qualcosa che vogliamo davvero e, in tal caso, come dovrebbe manifestarsi?»

Ma la mostra mette in evidenza anche i crescenti talenti di Ai-Da come artista. Ha realizzato i suoi primi disegni all’Università di Oxford nel 2019, tenendo una matita nella sua mano robotica e disegnando in base a ciò che poteva vedere con gli occhi della sua fotocamera, con l’input degli algoritmi di intelligenza artificiale. Il suo primo autoritratto è seguito nel 2021 e Venezia e segna il debutto dei suoi primi dipinti, realizzati utilizzando la tavolozza di una vera artista, proprio come le sue controparti umane, e un nuovo braccio di pittura all’avanguardia.

Il clou della mostra sarà Ai-Da che dipinge dal vivo, creando quattro ritratti durante la settimana del vernissage. C’è anche una serie di nuovi autoritratti che ritraggono l’artista robot con gli occhi chiusi. Le tele, hanno lo scopo di ricordare al pubblico che la tecnologia è cieca e può essere pericolosa se utilizzata senza riguardo per le sue conseguenze, e riflettono le immagini dei ciechi nel secondo cerchio dell’Inferno.

Ai-Da Robot with one of her paintings. Photo by Nicky Johnson.

Altri lavori in mostra includeranno Flowers on the bank of the Lethe, che trasforma gli schizzi generati dall’algoritmo AI di Ai-Da in fiori stampati in 3D. L’installazione ha lo scopo di ricordare le rive fiorite del fiume Lete, il fiume dell’oblio, nella Divina Commedia, ed è ispirata ai primi lavori di Alan Turing sull’intelligenza artificiale, che si aspettava fosse «qualcosa come la qualità sgradevole di fiori artificiali».

Sempre da Alan Turing e da Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, nel suo libro La quarta rivoluzione, parte una corrente di critica assai complicata da affrontare. In questo volume il professore costruisce un binomio di critica della quarta rivoluzione e sottolinea le difficoltà della convivenza tra mondo reale e macchina. Queste due realtà possono riuscire a convivere insieme a partire dalla presa di coscienza di cosa è la prima e cosa la seconda. In questo testo esprime anche il problema dell’etica. L’etica qualsiasi sia la sua natura, è uno dei principali nodi nevralgici da affrontare quando si parla di Infoorg, algoritmi e Metaverso.

All’arte viene delegato il compito di creare immaginari. Si è di fatto sempre pensato che non potesse esistere arte senza coscienza, per questo motivo il principio della storia dell’arte si rintraccia nelle Grotte di Lascaux, per definizione la prima manifestazione di coscienza e di resistenza alla morte attraverso la creazione dell’immagine.

Come può quindi una macchina creare arte? Siamo nell’era della tecnologia e quindi della tecnica. La tecnica da sola può quindi essere considerata arte?
Ai-Da infatti subisce più critiche sotto il titolo di artista rispetto a quello di Performer.

D’altra parte il mondo dell’arte sembra aver trovato nel Metaverso una possibile chiave di sviluppo: in Corea del Sud è stato inaugurato il primo cinema in assoluto nel Metaverso da parte di CJ CGV, la più grande catena cinematografica della Corea del Sud. Sicuramente le nuove tecnologie possono aprire nuove possibilità, ma ancora son ben accette se parliamo di utilizzarle come “mezzi di possibilità” piuttosto che come Artisti finiti e ben fatti.

Interessante è invece la chiave di interpretazione fornito dai creatori di Ai-Da: «Oggi, un’opinione dominante è che l’arte è creata dall’uomo, per gli altri umani. Non è sempre stato così. Gli antichi greci sentivano che l’arte e la creatività provenivano dagli dei. L’ispirazione era ispirazione divina. Oggi, una mentalità dominante è quella dell’umanesimo, dove l’arte è un affare interamente umano, derivante dall’azione umana. Tuttavia, il pensiero attuale suggerisce che ci stiamo allontanando dall’umanesimo, verso un’epoca in cui macchine e algoritmi influenzano il nostro comportamento al punto in cui la nostra “agenzia” non è solo la nostra. Sta iniziando a essere affidato in outsourcing alle decisioni e ai suggerimenti degli algoritmi e la completa autonomia umana inizia a sembrare meno robusta. Ai-Da crea arte, perché l’arte non deve più essere trattenuta dall’esigenza della sola azione umana.»