In mostra a Marsiglia le foto panoramiche di Roberto Vignoli

Gli scatti dell'artista esposti in Francia allo spazio La Bohème di Marsiglia per la mostra Gens d’ici et d’ailleurs

Il fotografo Roberto Vignoli è specializzato in fotografie di architettura. Egli capisce sin da giovane la sua predisposizione. All’età di vent’anni viene colpito dalla filosofia della Scuola del Bauhaus degli anni ’20 – ’30 fondata da Walter Gropius. Si innamora del rigore della scuola tedesca, del razionalismo e del funzionalismo su cui essa si fondava. Tra gli insegnanti principali vi erano Gropius stesso e Le Corbusier. Vignoli comprende il contesto in cui si muovevano questi due architetti e lo fa proprio, ricorda: “Ho scoperto che Gropius e Le Corbusier non accettavano fotografie dei loro edifici che non fossero estremamente rigorose: non accettavano neanche le foglie degli alberi che disturbassero le inquadrature, né persone, né macchine che non fossero quelle progettate da loro.” Questa è la provenienza della fotografia di Vignoli, non fotografo dell’attimo, ma fotografo della progettazione. La fase precedente allo scatto deve essere studiata nei minimi particolari così da rendere un effetto preciso. Ciò non toglie che il mezzo non è trattato in maniera fredda, ma ha l’anima dell’ambiguità, l’ambiguità del conoscere-riconoscere e poi capovolgerli all’infinito trovando dritto e rovescio che convivono in maniera che non si venga mai a capo dell’enigma.

Meliting Marseille

La personale di Roberto Vignoli Gens d’ici et d’ailleurs alla Bohème di Marsiglia inaugural 5 marzo 2022. In questa mostra l’artista presenta alcune sue panoramiche. Ma com’è nata l’idea delle panoramiche? Siamo nel 2008 ed il console cubano a Roma chiede a Roberto di fare un lavoro fotografico sulle architetture di Cuba. Una volta giunto a L’Avana, l’artista, attraversa la via del Malecòn, ed esprime un desiderio: passeggiare con la figlia lungo quella strada. Infine si reca a vedere il Museo della Rivoluzione della capitale cubana, dove vengono raccontati i rapporti tra gli spagnoli invasori e gli indiani nativi che si estinsero in seguito all’occupazione. Allora l’artista realizza un’unica panoramica di tutto il Malecòn lunga circa 19 metri, così da potervi passeggiare virtualmente e creata in maniera tale da sentire in modo allusivo l’assenza dei Taino, indiani cubani. I progetti in mostra sono Melting Marseille, Aboriginal portraits panorama, Sioux portraits panorama e Ci basta una capanna. Melting Marseille nasce da una lunga progettazione che ha come centro una delle più antiche strade di Marsiglia Marsiglia Cours Julienne, luogo di aggregazione di immigrati provenienti da tutte le parti del mondo che la domenica si scambiano i loro cibi tradizionali suonando musica jazz. Ma durante gli scatti accade che Vignoli incontra un contesto un po’ borghese, in maniera imprevista, nelle ultime quattro foto. Allora decide di unire i due tipi di scatti con le proporzioni del corpo di un’ape che ha le sue due parti giunte da un organo molto piccolo: il peduncolo.

Aboriginal portraits panorama

Aboriginal portraits panorama si basa su fotografie degli aborigeni che prima occupavano il territorio di Sydney, scattate al Redfern Community Center, struttura che si occupa di assistere questa etnia che in un contesto metropolitano si trova in condizioni di disagio. È la prima volta che questi aborigeni, alloggiati in tende nel grande giardino che circonda la struttura, hanno accettato di essere fotografati. L’opera è entrata a far parte della collezione permanente del Redfern Community Center. Sioux portraits panorama è una serie di ritratti dei Sioux della riserva indiana di Rosebud nel South Dakota dove le storie personali di questi nativi vengono evocate in maniera delicata costituendo poi una narrazione di ciò che è oggi per loro la “Storia”: un’accettazione della contemporaneità unita alla difesa delle loro tradizioni; infatti, insieme, sono insorti contro l’oleodotto che avrebbe inquinato le loro falde acquifere. Donne e uomini, vecchi e giovani di diversi gradi sociali vengono fotografati con lo sfondo di un cielo che per loro rappresenta una sacralità profonda. Dal 2015 l’opera è presente nella collezione permanente del Buechel Memorial Lakota Museum.

Sioux portraits panorama

Infine Ci basta una capanna è una panoramica lunga sei metri e realizzata con la collaborazione di Civico Zero e degli immigrati che ne fanno parte, spesso talenti della fotografia, della letteratura e della musica. L’idea nasce dopo i 29 sgomberi del Baobab e degli altri campi di immigrati a Roma che hanno segnato la vita di molti di loro, così da rendere rinnovato il messaggio del film Miracolo a Milano di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, vincitore del Grand Prix du Festival di Cannes del 1951. Se si ascolta la canzone che fa da colonna sonora al film si capisce il titolo del lavoro, perché Ci basta una capanna è il suo primo verso. L’augurio è quello di una vita felice per tutti, di ogni genere, nazionalità, razza e colore. Il lavoro di Vignoli ha molto spesso uno sfondo sociale e soprattutto di ricerca incessante delle diversità del genere umano che vanno preservate senza invadere la loro unicità, rispettando le peculiarità che caratterizzano l’uomo sulla terra nell’interesse personale che si concretizza spesso nel rapporto con gli emarginati.

Dal 5 al 19 marzo 2022, La Bohème, Marsiglia

Ci basta una capanna