Una giornata della memoria che da sempre porta con sé, oltre al ricordo di una tragica pagina della storia contemporanea, una grande divisione ideologica che sfocia spesso in aperte contestazioni è quella dedicata ai massacri delle Foibe sul confine italiano nord orientale. Anche quest’anno infatti non si è esitato ad alzare un gran polverone al cui centro si è trovato questa volta lo storico dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari.
Il rettore infatti organizza nella giornata di ieri, 9 febbraio 2022, all’interno della sua università, un convegno da lui stesso presieduto, dal titolo «Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del Ricordo». L’incipit dell’intervento di Tomaso Montanari mette bene in evidenza la posizione che l’istituzione universitaria prende sull’argomento: «L’università non si schiera politicamente, l’università in generale e questa università in particolare. L’antifascismo non è una posizione politica, è una premessa istituzionale e costituzionale non negoziabile».
L’iniziativa, pur svolgendosi nell’area dell’università, viene tenuta sotto controllo dalle forze dell’ordine che presenziano l’entrata dell’aula dove il convegno si svolge. Il timore verso episodi di violenza è alto, in quanto il rettore è stato frequentemente contestato per le sue posizioni politiche, che Montanari divulga quotidianamente sui canali social e durante i suoi interventi nei dibattiti politici dei salotti televisivi a cui è solito partecipare.
Dopo l’episodio di ieri molte forze politiche hanno mosso accuse nei confronti del rettore che è stato accusato di negazionismo e di osteggiare una celebrazione promossa dal Parlamento italiano e che quindi detiene una rilevanza istituzionale inappuntabile. «Che forze politiche provino ad impedire e muoversi contro iniziative scientifiche è di una gravità inaudita, una dimostrazione di profonda inciviltà» così si esprime Montanari che aggiunge «Chi mi ha accusato di essere negazionista l’ho querelato e vedremo cosa dirà il tribunale. Chi contesta la doverosa attività di ricerca dell’università è fuori dal progetto della Costituzione e dimostra di avere una coscienza totalitaria e non democratica. L’università deve continuare a non farsi intimidire e a svolgere il suo ruolo, se dovesse smettere perché minacciata dalla politica saremmo già in un regime totalitario»
Lo schieramento politico di centro-destra si scaglia contro lo storico dell’arte. La senatrice della Lega Tiziana Nisini è una delle prime a dare il proprio giudizio sulla vicenda, dichiarando in conferenza stampa al Corriere della Sera che «Tomaso Montanari fomenta divisioni e politicizza lui stesso una vicenda che dovrebbe essere consegnata allo studio della storia e al rispetto di quanti su quel confine persero la vita. Vorrei ricordare a Montanari che la legge che istituisce il Giorno del Ricordo non ha come scopo solo quello di onorare la memoria delle vittime innocenti e degli esuli ma ha anche quello di creare una memoria condivisa sulle vicende che interessarono il confine orientale».
Le dispute dell’argomento non cessano e ancora in queste ore sui social un acceso dibattito non sembra volersi arrestare. Posizionamenti politici e ideologie del presente e del passato si scontrano dando nuovamente dimostrazione che il ricordo del massacro delle foibe, portato avanti dall’esercito del dittatore Tito nei confronti del popolo italiano, è una ferita ancora non cicatrizzata nella nostra storia repubblicana.