Residenza Liquitex, i vincitori. Chi è Eva Chiara Trevisan

Roma

Sono Damiano Colombi ed Eva Chiara Trevisan i due vincitori della residenza d’artista Liquitex, che si svolgerà a Roma, negli spazi di Fondamenta gallery, dal 4 al 17 ottobre. Vi presentiamo i due giovanissimi artisti per conoscere la loro ricerca, approfondire il loro profilo artistico e il progetto su cui lavoreranno. Dopo aver iniziato a conoscere Damiano Colombi, proseguiamo con l’artista Eva Chiara Trevisan che, a proposito del suo progetto, afferma: “Voglio donare indipendenza al colore come materia e farlo vivere di tutte le sue potenzialità”.

Eva Chiara Trevisan

Come hai iniziato il tuo percorso artistico?
Ho iniziato così, come iniziano tutti, disegnando da bambina per poi proseguire fino al liceo artistico, dove ho scoperto che i colori hanno un loro peso, una loro dimensione, insomma, un proprio carattere. Volendo seguire un consiglio di un professore che mi disse che avevo “occhio per i colori” ho deciso di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Lí ho iniziato a sperimentare con essi, credendo che fosse semplicemente colore, ma poi ho capito che invece è materia e che con essa si può fare tutto: cambiare l’aspetto fisico delle cose fino a farle sembrare fatte di un’altra sostanza, fino a trasformare il materiale stesso. Ho sperimentato vari media, dalla ceramica alla paraffina, ma il colore, sia acrilico che ad olio, non sono mai riuscita ad abbandonarlo. Fino ad ora ho creato installazioni e dipinti ma la pittura rimane il mio mezzo artistico principale. 

Qual è il tuo rapporto con la pittura?
Prima ancora di disegnare dipingevo, lo scorrere del pennello con il colore mi ha sempre affascinata: è nel rapporto tra il movimento del colore insieme al pennello che per me sta la pittura. 
Per questo motivo, dopo tante sperimentazioni, utilizzo principalmente la pittura, talvolta anche rapportandola con altri mezzi e materiali. È proprio con questo approcciarmi ad altre materie che scopro sempre cose nuove sul colore e la pittura. 
Anche l’Alchimia, e in particolare il concetto di sublimazione, mi ha fatto scoprire lati che non conoscevo del colore, come esso si possa trasmutare e così facendo creare nuove prospettive pittoriche. Da qui nasce la mia analisi del colore come materia che mi ha portata a riflettere sul progetto che ho candidato per questa residenza.

E con il colore?
Il colore per me è tutto, è materia, essenza, sentimenti e natura. Tutto nella mia testa viene creato dalla materia del colore, anche quando lavoro con altri materiali come la ceramica, in realtà penso alla liquidità del colore e ai suoi effetti. Se pensiamo ad esempio alle iridescenze della ceramica, come in una delle mie opere (Sublimazione inversa), lì il colore non è stato inserito come materia, bensì la materia stessa dona il colore. Questa naturale manifestazione, resta per me colore pittorico perché la forma è stata creata grazie al colore della materia.

Raccontaci il progetto che hai in mente per la residenza.
Quello che sto cercando di fare nella mia ricerca artistica è di togliere il supporto alla pittura, sottrarre il telaio, la tela, la carta. Qualsiasi cosa su cui possa adagiarsi e non staccarsene più. Partendo da questo stesso principio, voglio donare indipendenza al colore come materia e farlo vivere di tutte le sue potenzialità, facendo sì che i materiali pittorici diventino essi stessi supporto dell’opera. Realizzerò un lavoro 140×100 cm circa e una serie di piccoli lavori 20×30 circa. L’unico protagonista sarà il colore, il quale, non avendo nessun altro supporto su cui appoggiarsi se non se stesso, si manifesterà come materia nella sua  totale essenza.

Quali sono state finora le esperienze più significative che hai fatto nel mondo dell’arte che hanno influenzato la tua poetica?
Le esperienze che mi hanno più formata fino ad ora? Sicuramente il dialogo prima con i professori e poi con gli altri artisti, la maggior parte di loro conosciuti in altre residenze. Anche se è il costante lavoro in studio quello che più forma. Esso è un rapporto che si crea attraverso il tempo passato nella sola intimità tra artista e opera, è uno spazio-tempo in cui impari molte più cose di quelle che avresti potuto immaginare. Tra le esperienze più formative posso includere l’anno (2018/2019) che ho trascorso in residenza presso la Bevilacqua la Masa di Venezia; un anno di molti confronti con diverse personalità, ma allo stesso tempo di tantissime ore passate chiusa in studio da sola facendo solo una breve pausa pranzo con gli altri artisti in residenza. Includerei anche la residenza precedente (2018) che ho fatto a Huarte, piccola cittadina vicino a Pamplona (Spagna), dove in quei tre mesi sono nate molte sperimentazioni che hanno preso forma in seguito e che in mi hanno portata alla ricerca che sto affrontando ora. Ultima ma solo in senso cronologico è la residenza In-edita (2020) organizzata da Venice Galleries View in cui ho conosciuto molti artisti e la galleria con cui ho iniziato a collaborare, la Marina Bastianello Gallery, dove ho potuto realizzare la mia prima mostra personale intitolata La Huella, proprio questa primavera.

Che esperienze hai maturato con l’acrilico? E qual è stata fino ad oggi la tua brand experience con Liquitex? L’acrilico è il colore che mi ha permesso le prime sperimentazioni. Negli anni del liceo e durante i primi d’accademia, dove avevo spesso bisogno di velocità di essiccazione e di libertà, è stato un fedele alleato con cui ho riempito fogli su fogli e affrontato le mie prime tele. Poi la mia ricerca è maturata e ho iniziato a rallentare, ma la velocità di essiccazione rimane ancora un aspetto molto importante della mia produzione artistica. Liquitex con la sua gamma inesauribile di colori mi ha permesso di analizzare i vari caratteri del colore e ad entrarci dentro.