Feeling bed, il volume di Davide Calì e Virginia Mori. Un racconto di “storie prima di dormire”

Padre della letteratura a stelle e strisce e tra i punti di riferimento della narrativa moderna, Mark Twain – pseudonimo di Samuel Langhorne – considerava il letto «il posto più pericoloso del mondo: vi muore l’ottanta per cento della gente». Un giaciglio, però, non è solo un “ponte” per passare a miglior vita; di fatto, rappresenta un vero e proprio mondo, dove si nasce, si consumano relazioni, si vivono sogni e (sempre più spesso) incubi. Ciascun letto potrebbe narrare vicende a non finire; e a raccontarne alcune hanno pensato Davide Calì e Virginia Mori, scrivendole (il primo) e illustrandole (la seconda) all’interno del volume Feeling bed, storie prima di dormire, contenuto in una scatola che include anche una stampa di Mori. Edita da Hop! il racconto (48 pagine a colori, 20 euro) si sviluppa attraverso «19 storie + 1», come riporta la scheda della casa editrice. In merito alla nascita del racconto, Calì (svizzero, classe 1972, è scrittore e fumettista, noto anche con gli pseudonimi di Taro Miyazawa e Daikon) spiega: «Con Virginia abbiamo iniziato a parlarne un po’ di tempo fa. Lei aveva questi disegni di letti e voleva farne qualcosa, forse una storia. A me piace scrivere su immagini già fatte per cui ho accettato la sfida, pur non sapendo cosa avrei scritto». Da parte sua, Mori – nata nel 1981, si perfeziona in illustrazione e animazione presso l’istituto statale d’arte di Urbino, oggi vive e lavora tra Pesaro e Milano – rimarca di essere sempre stata ossessionata verso alcune tematiche. «Il letto, presente in decine di miei lavori dal 2010 ad oggi, è una di queste. Arrivata ad un certo punto mi è parso naturale lavorare su questo, visto che avevo già diverso materiale. Davide si è detto interessato e da lì è iniziato il confronto». Prosegue l’illustratrice: «Numerosi racconti nascono da disegni già esistenti. È stato splendido osservare le illustrazioni prendere forme nuove accanto ai testi, quasi come vederle per la prima volta offrendo loro una seconda vita. In parallelo, nuove immagini sono nate ad hoc su nuovi racconti». Tutto scorre, seppur con qualche (inevitabile) difficoltà logistica. «Ho scritto durante il primo lockdown e sono stato abbastanza rapido. Io e Virginia abbiamo interagito poco», riprende Calì, al quale chiediamo se esiste un filo “nascosto” che lega, in qualche maniera, le storie tra loro. «Non saprei – replica – forse lo scrivere senza pensare. E il fatto di essermi divertito. Scrivere su disegni già fatti, e soprattutto scrivere racconti, mi piace parecchio e spero di rifarlo presto». Stessa domanda (ma risposta diversa) per Mori, che sveste i panni dell’autrice: «Da lettrice il filo comune che individuo nelle storie è un’acuta ironia accompagnata da una sensazione di grottesca familiarità; nonostante le situazioni surreali e assurde, mi sembra di poter sempre riconoscermi o riconoscere qualcuno, in ciascuno dei personaggi descritti». Ma c’è una storia in particolare, tra quelle che avete raccontato, alla quale siete più legati? «Tra le mie preferite c’è Perché non dormo mai in un letto a castello: mi ha fatto tornare indietro nel tempo. Ricordo che ai campeggi parrocchiali alloggiavamo in una sorta di casolari con camerate piene di letti a castello. Puntualmente si presentava il dilemma tra il sopra e il sotto e, dopo la scelta, ti accompagnava per l’intera vacanza la sensazione di aver comunque sbagliato opzione», risponde Mori. Invece Calì evidenzia: «Legato ad una storia specifica forse no. Le ho scritte praticamente di seguito in giorni un po’ tutti uguali, visto che non si poteva uscire di casa. Mi piace il racconto La piscina, perché amo i misteri che si infiltrano nella vita di ogni giorno. Apprezzo anche Il famoso legno svedese, perché mi diverte prendere in giro l’Ikea». In conclusione, cosa rappresenta il letto nelle vostre vite? Le risposte sono suggestive («un portale verso altre dimensioni», secondo Mori) e pragmatiche («talvolta un posto per lavorare alzandomi tardi», per Calì). A ciascuno il suo letto.
Info: www.stay-hop.com