Da gallerista esperto Stefano Contini ha le idee chiare: “Ci sono momenti in cui bisogna attendere e difendere le posizioni”. Momenti come quello che stiamo vivendo, in cui il mercato dell’arte è condizionato dalle chiusure. Ma verrà il momento della riapertura e allora il collezionismo risponderà bene. Questa la sua previsione. La sua galleria, la Galleria Contini, con sede a Venezia, è una grande realtà, che lavora con artisti importanti e storicizzati, ma la crisi si è sentita anche da loro. Una crisi a cui si è risposto, spiega Stefano Contini «con la vera professionalità».
Il 2020 è alle spalle, come valutate questo annus horribilis per l’arte, tra chiusure e riaperture a corrente alternata?
«Sicuramente è stata una sventura ma anche un banco di prova per la vera professionalità. Quindi chi spera di riaprire e reimpostare il proprio lavoro, anche nel settore dell’arte, ne uscirà sicuramente rafforzato».
Il mercato dell’arte ha sicuramente risentito dell’annullamento delle fiere più importanti. Come avete risposto a questa circostanza?
«Le fiere sono indubbiamente un grande veicolo di incontro con il pubblico, perciò è vero che le chiusure hanno penalizzato il mondo dell’arte. Noi però abbiamo utilizzato i mezzi di comunicazione e come succede spesso nella vita ci sono momenti in cui bisogna attendere e difendere le proprie posizioni. Presto, quando si riaprirà, il desiderio di acquisire da parte dei collezionisti sarà ancora più grande».
L’adattamento a nuove condizioni ha introdotto delle modifiche nel metodo di lavoro che ritenete possano essere conservate anche in futuro?
«Dalle esperienze negative arriva sempre un insegnamento, quindi il futuro ci riserverà senz’altro una maggiore penetrazione nel mercato dell’arte, unendo ciò che si faceva e quello che si è fatto».
Sulla base delle tendenze del mercato, su quale periodo artistico e su quali autori pensate sia interessante volgere lo sguardo in questo momento?
«Io mi ritengo un gallerista fortunato, poiché lavoro con artisti internazionali e le mie scelte sono sempre state indirizzate verso il mercato non solo nazionale ma mondiale. Di conseguenza il nostro raggio di azione ci ha dato la possibilità di lavorare bene. Tanto è vero che oggi come non mai riceviamo infinite richieste via mail da tutto il mondo».
Il Covid ha modificato a vostro giudizio le geografie o le caratteristiche del collezionismo?
«Direi di no. I collezionisti hanno dentro di loro un proprio virus che li contagia a macchia d’olio in tutto il mondo. Quindi oggi siamo contattati da collezionisti anche da nuovi paesi».
Quanto il digitale si è rivelato un supporto utile alle esigenze del vostro collezionismo?
«Allo stato attuale è estremante importante, per la velocità e l’ampiezza dei contatti che si possono avere. Noi avendo artisti iconici riusciamo a lavorare senza che ci sia la necessità da parte dei collezionisti di vedere le opere fisicamente».
Quali i progetti in cantiere per il 2021?
«Park Eun Sun, il grande artista sudcoreano, nella nostra sede di Venezia durante la Biennale. In oltre proseguirà la grande mostra di Manolo Valdés a Roma e resteranno a Noto le sculture monumentali di Mitoraj protagoniste insieme a Bocelli di un meraviglioso concerto tenutosi il passato ottobre. Nell’estate poi dedicheremo una mostra a Pablo Atchugarry a Cortina e a Lajatico una fantastica scultura monumentale di Valdés farà da scenografia al Teatro del Silenzio di Bocelli».