Manolo Valdés

Roma

«Le opere di Valdés, siano esse dipinti o sculture, sono percorse da una forza e una vitalità dirompenti, trasmesse dalla sapiente lavorazione che l’artista fa dei materiali più vari, alcuni persino assemblati e creati da lui stesso, fino a comunicare allo sguardo quasi una sensazione tattile. Del suo lavoro, io personalmente apprezzo, in particolare, proprio l’attitudine ad attingere in maniera del tutto trasparente e naturale al repertorio artistico del passato per riproporlo in chiave contemporanea, a conferma della mia convinzione che l’arte è un fluire ininterrotto, un dialogo costante tra i grandi di ieri e di oggi, e che non ha dunque senso racchiuderla in periodi rigidi ed impermeabili tra loro», queste le parole di Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale (Foto in alto), a commento della mostra personale dedicata all’artista spagnolo organizzata al Museo di Palazzo Cipolla a partire dal 17 ottobre. Una settantina di opere (provenienti dallo studio dell’artista e da importanti collezioni private) fra quadri e sculture (in legno, marmo, bronzo, alabastro, ottone, acciaio, ferro, ecc.), alcune delle quali di grandi dimensioni, daranno conto del percorso creativo di Valdés dai primi anni ottanta (poco dopo la conclusione dell’esperienza di Equipo Crónica) ad oggi.

”L’opera di Valdés è in questo senso una revisione continua del passato – ha scritto Emanuele – un mosaico che si compone di centinaia di tessere, una rappresentazione che nasce dall’accumulazione e dall’appropriazione di tante altre immagini saldamente entrate nella nostra cultura visiva, di reminiscenze di tutte le civiltà e di tutti i tempi (dalle icone della pittura spagnola, alle sculture equestri, fino ai modelli di epoca rinascimentale, soltanto per fare qualche esempio): attitudine, questa, che ne amplia sensibilmente la capacità di intercettare i gusti degli spettatori e lo rende un artista a tutto tondo, perfetto interprete del nostro tempo e della nostra società. Desidero concludere – ha poi aggiunto il Presidente di Fondazione Terzo Pilastro Internazionale – con una riflessione che reputo doverosa, strettamente legata al periodo drammatico e senza precedenti che stiamo vivendo: dare spazio ad eventi come questa mostra è ancora più importante in un momento storico qual è quello attuale, afflitto dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente grave crisi economica e sociale che ha colpito il nostro mondo. Ad esse, oltre che con interventi significativi di sostegno umanitario verso i più bisognosi, mi prodigo per dare risposta anche attraverso l’arte e la cultura, che considero – come spesso amo ripetere – gli unici veri asset del nostro Paese, in grado di contribuire ad alleviare la penosa condizione esistenziale in cui si trovano i nostri concittadini”.

Ecco invece alcuni passi del testo critico di Gabriele Simongini, curatore della mostra: ”A Roma il tempo si disintegra, amava dire Henry James con una riflessione fulminante che coglie perfettamente l’anima della Città Eterna. Così, per forza di cose, proprio qui doveva prima o poi arrivare Manolo Valdés, il giocoliere del tempo lineare disintegrato e poi trasformato in opere dalla natura ibrida, essendo nuove ed antiche senza soluzione di continuità. Del resto, a Roma è comunque lo spazio a sorreggere quel tempo polverizzato e curiosamente proprio qui, dove tutto è possibile, i quadri e le sculture di Valdés esposti nel Museo di Palazzo Cipolla, nella mostra nata dalla volontà di un mecenate e filantropo dalla vocazione umanistica come Emmanuele F. M. Emanuele in sinergia con la Galleria Contini di Venezia, possono dialogare idealmente e sorprendentemente, sia pur a distanza, anche con alcuni capolavori di Diego Velázquez, il sommo connazionale con cui l’artista contemporaneo si confronta da vari decenni, capolavori per di più collocati a poche centinaia di metri dalla sede della mostra: il Ritratto di Juan de Córdoba (o Autoritratto; 1649-1650) dei Musei Capitolini, Rissa tra soldati presso l’ambasciata di Spagna (1630) della Galleria Pallavicini e soprattutto il Ritratto di Innocenzo X (1650) della Galleria Doria Pamphilj. Del resto, tutto il percorso di Valdés, che torna a Roma con una personale dopo ben 25 anni (Galleria Il Gabbiano, 1995), trasforma la storia dell’arte in energia radiante, perennemente vitale, così come ne scriveva da par suo Walter Benjamin: “In questo senso, una storia dell’arte degna di questo nome, è una storia dell’arte che si espone ogni volta al rischio di un vortice, di una frattura o di uno strappo. Essa è innanzitutto anacronismo – ciò che può rendere giustizia al potere di sopravvivenza presente nelle immagini e alla loro complessa stratificazione temporale. Il passato esiste ed è al lavoro appassionatamente nelle cose, in tutte le cose, talvolta come lutto o fantasma che non smette di ritornare e perseguitarci nel presente. Perché in fondo l’arte, la grande arte, è sempre contemporanea”.

L’ARTISTA
Manolo Valdés nasce in Spagna, a Valencia, l’8 marzo 1942. Nel 1957, si iscrive alla Real Academia de Bellas Artes de San Carlos di Valencia. Due anni dopo lascia la scuola per dedicarsi interamente alla pittura. Nel 1962, partecipa all’Esposizione Nazionale di Belle Arti, presentando l’opera “Barca” (ora al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía), nella quale già sono evidenti quelli che saranno gli elementi costanti della sua pittura: il tema figurativo e l’uso informale della materia. Valdés attinge molto dal patrimonio artistico spagnolo, in particolare da Velázquez e Picasso, e dall’informale dei suoi immediati predecessori: Manolo Millares, Antonio Saura e Antoni Tàpies. Alla fine del 1964, partecipa alla creazione del gruppo Estampa popular, che si distingue per l’uso di immagini pubblicitarie, i prezzi popolari, l’utilizzo delle incisioni come supporto e una tematica prevalentemente basata sulla vita valenciana. Dopo quattro esposizioni individuali, il gruppo si scioglie. Nel 1965, insieme a Rafael Solbes e Juan Antonio Toledo, Valdés partecipa al XVI Salone della Giovane Pittura di Parigi, ottenendo un grande successo di critica. Nasce così il gruppo Equipo Crónica, che si differenzia dal gruppo precedente per il prevalente utilizzo della pittura e la scelta di una tematica più ampia, impersonale e fortemente influenzata dalla Pop Art, con uno sguardo critico verso il regime franchista e la storia dell’arte. Toledo lascia il gruppo molto presto, mentre Valdés e Solbes continuano a lavorare insieme fino alla morte di quest’ultimo nel 1981. Nel 1983, Manolo Valdés ottiene un notevole successo anche nell’ambito della grafica e riceve il Premio Nazionale delle Arti Plastiche. Tre anni dopo, viene invitato a partecipare alla Biennale del Festival Internazionale di Arti Plastiche di Baghdad, dove ottiene la Medaglia d’Oro. A partire dal 1992, l’artista concentra il suo interesse sulla scultura e decide di aprire uno studio più grande a New York, dove si era trasferito nel 1988. Nel 1999, insieme a Esther Ferrer, rappresenta la Spagna alla Biennale di Venezia. Nel 2000, Valdés ritorna in Spagna e alterna i suoi soggiorni tra New York e Madrid. Nel 2002 il Guggenheim Museum di Bilbao gli dedica una retrospettiva. A Madrid, realizza un insieme di sculture per il nuovo aeroporto internazionale. Nel 2006, al Museo Reina Sofia, si tiene una retrospettiva, nella quale vengono riuniti tutti i lavori dei suoi ultimi venticinque anni. Da menzionare sono, a seguire e fra le tante, le esposizioni al National Art Museum of China di Beijing e allo State Russian Museum di San Pietroburgo; nel 2019 gli è stata dedicata un’importante antologica nel Museo Casa Rusca di Locarno. Sue opere sono nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art di New York, Musée National d’Art Moderne Centre George Pompidou di Parigi, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía a Madrid, Fundaciòn del Museo Guggenheim a Bilbao, Kunstmuseum a Berlino, solo per citarne alcune. Sue sculture monumentali sono state esposte o installate in permanenza a New York (Park Avenue; Botanical Gardens; Broadway), Parigi (Place Vendôme; nei giardini del Palais Royal), Madrid, Valencia, Monte Carlo e Pietrasanta. Attualmente Manolo Valdés vive e lavora a New York e Madrid, ed è rappresentato in Italia dalla Galleria d’arte Contini.