Tex, il mito

Roma

«Tex non è come noi. Ci affascina perché è qualcosa di più grande». Firmato Mauro Boselli, solido fumettista milanese classe 1953, attuale curatore – nonché tra gli autori più prolifici – delle affascinanti avventure del ranger e dei suoi pards (il figlio Kit, tutto il padre, il fiero indiano Tiger Jack, il burbero ranger Kit Carson). Dal suo esordio datato 30 settembre 1948 ad oggi, Tex Willer, il fumetto nato dalla penna di Giovanni Luigi Bonelli (detto Gian Luigi) e dal pennello di Aurelio Galleppini (Galep), Tex – «raddrizzatore di torti e dispensatore di giustizia» – cavalca, in tutta la sua fierezza, sulle piste del West (quello di John Ford e Howard Hawks, per intenderci) e dell’avventura: dall’Arizona al Grande Nord, dal Rio Grande all’Oceano Pacifico. Nel corso degli anni si sono susseguite centinaia di miglia di tavole disegnate (e di avventure), con decine e decine di disegnatori coinvolti e pochi, pochissimi autori. Personaggio umano e icona dell’immaginario collettivo, non solo italiano, Tex viene oggi ben approfondito in due volumi assai differenti per impostazione e focus: uno, in grande formato, che ”gioca in casa” – G.L. Bonelli. Tex sono io! (Sergio Bonelli editore, 368 pagine, 40 euro) a cura di Gianni Bono – l’altro, più ”snello”, dal titolo La filosofia di Tex e altri saggi (Mimesis edizioni, collana Il caffè dei filosofi, 146 pagine, 14 euro) scritto da Giulio Giorello. Con la copertina di Raimondo Monti, Tex sono io prende slancio da una serie di considerazioni di Bono, storico e studioso del fumetto di casa nostra, che ricorda: «Non capitava spesso e non succedeva con tutti ma, a volte, Gian Luigi Bonelli raccontava di sé. Di come Tex, il suo figlio letterario prediletto, avesse finito per somigliargli. O viceversa». Lui, che di Tex (nota bene: per i Navajos è l’assennato capo aquila della notte) ha scritto i soggetti di ogni avventura pubblicata fino a oltre la metà degli anni Ottanta – proseguendo anche dopo nella supervisione della produzione del ranger texano – è al centro di questo volume dove, prosegue Bono sulla quarta di copertina, «ho raccolto e messo da parte per anni notizie e aneddoti che ha voluto regalarmi e li ho tessuti in un dialogo senza soluzione di continuità tra vero e verosimile. Chi lo ha conosciuto o ci ha vissuto accanto, leggendo queste pagine, ha ammesso non senza sorpresa: ”Sì, lo riconosco, è lui”. Ecco due o tre cose che so su Gian Luigi Bonelli». Ironia a parte (sempre ben accetta) sono tante di più le informazioni contenute all’interno del libro interamente dedicato all’indimenticabile narratore che è stato Bonelli (nato il 22 dicembre 1908, è scomparso il 12 gennaio 2001), «un romanziere prestato al fumetto e mai più restituito» – recita il sottotitolo –, uomo con una grande visione, artistica e imprenditoriale, al quale si deve un merito, su tutti, come spiega lo stesso Boselli (che firma una delle prefazioni; le altre sono a cura di Davide e Giorgio Bonelli): «Se Tex è sempre giovane è perché quell’eterna giovinezza, in realtà una virile maturità, gli è stata instillata dal suo creatore». Ad ogni modo, questo lavoro imponente, sia in termini di pagine sia di immagini (c’è anche una rilevante selezione di pagine a fumetti) rappresenta un’occasione unica per conoscere a fondo il volto reale del ”papà” di Tex, grazie ad una serie di interviste (non solo a Gian Luigi Bonelli, ma anche al figlio Sergio – alias Guido Nolitta, venuto a mancare nel 2011 – che nel 1957 prese in mano le redini della casa editrice, alla moglie Tea, ai principali autori e collaboratori) che si muovono dagli anni Settanta fino agli ottanta, «Perché, naturalmente, Bonelli e Tex avevano molto in comune: caratteraccio burbero, frasi e parole decise e colorite, niente peli sulla lingua. E l’autore avrebbe potuto affermare a buon diritto del personaggio: ”Tex sono io”», si legge ancora. Lettura più che consigliata, dunque, al pari del volume La filosofia di Tex e altri saggi (sottotitolo: ”Dal fumetto alla scienza”) nel quale Giulio Giorello – filosofo della scienza e della libertà, scomparso nel 2020 all’età di 75 anni, è stato docente di filosofia della scienza all’università degli studi di Milano – pone la lente di ingrandimento su un universo sconfinato, quello di Tex, edificato su rimandi tanto filosofici quanto politici che si incuneano in ogni singola piega della racconto. «La questione razziale, l’antischiavismo, la capacità di comprendere le ragioni del nemico: queste alcune delle problematiche più volte sollevate nel fumetto da parte di un eroe leale, ma non invincibile, che cerca di trasmettere con le sue imprese un senso di giustizia e libertà», riporta la scheda del volume. Con prefazione di Roberto Festi (studioso di arte del Novecento e della fenomenologia legata a Tex) e postfazione di Gianfranco Manfredi (creatore delle serie di casa Bonelli Magico vento e Cani sciolti) La filosofia di Tex – non mancano le immagini a colori e in bianco e nero – è arricchito da una serie di saggi di Giorello (Come il mito parla alla scienza, L’epifania della luna, Homo liber) su tematiche a lui particolarmente care – dal liberalismo economico e politico a questioni filosofiche e di scienza – senza tralasciate gli autori rilevanti che per anni hanno influenzato il suo pensiero: da Charles Darwin a Giordano Bruno, ma anche i grandi teorici dell’Ottocento e del Novecento come Imre Lakatos, John Stuart Mill, Karl Raimund Popper, Paul K. Feyerabend. Scrive Festi: «Grazie, Giulio Giorello, per averci fatto leggere il Tex in un modo diverso. Per averci spiegato che Tex non è soltanto un personaggio, ma un’idea». Ed in effetti, viene da aggiungere, l’acquisto di questo libro è altamente sconsigliato a chi pensa di sapere già tutto su questo personaggio. Nessuna supponenza, qui. Perché l’autore, con la passione del lettore e, soprattutto, attraverso con lo sguardo filosofico, narra il suo Tex tracciando un percorso, denso e originale, che salpando dal fumetto approda alla filosofia e alla scienza. Certo, nella serie a fumetti ci si imbatte in sceriffi corrotti e banditi spietati, mandriani privi di scrupoli e cavalleggeri nordisti, grandi capi indiani e alchimisti dai poteri (quasi) extraterreni. E non è semplice sviscerare, all’interno di un saggio, una narrazione a strisce così corposa che ha appassionato intere generazioni. Curioso come Giorello (è stato allievo di Ludovico Geymonat, filosofo, matematico, storico della filosofia, epistemologo e accademico tra i più influenti del Novecento), evidenzia come il ranger più famoso d’Italia, «schiva con intelligenza il ”politicamente corretto” e non entra in quella che Hughes chiama ”la cultura del piagnisteo”», legando la sua figura a due concetti, davvero profondi, che sempre di più stiamo smarrendo: giustizia (lo stesso autore parla di «sogno di giustizia») e libertà. E ancora, l’autore ricorda le parole di Gian Luigi Bonelli, secondo il quale «ciò che garantisce la continuità di Tex è comunque “la ribellione a ogni forma di angheria”». Così come il ranger texano sa destreggiarsi su diversi piani del reale, Giorello porta avanti una narrazione asciutta, puntuale e accattivante, senza troppi fronzoli. Lasciando al lettore – speriamo curioso di conoscere questo e altri suoi lavori – un’ulteriore, grande eredità: non esiste evasione senza approfondimento.

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