Veronica Montanino in mostra al Casino Nobile di Villa Torlonia

Roma

Inaugura domani la personale di Veronica Montanino dal titolo Rami, al Casino Nobile di Villa Torlonia. Il filo conduttore questa volta è il tema della metamorfosi, questione al centro della ricerca dell’artista, dedita alla pratica del remix e del camouflage, e richiamata dagli affreschi mitologici della villa che rimandano alle storie di Apuleio, tra cui spiccano le vicende di Amore e di Psiche. La metamorfosi è il ”principio ordinatore” della pratica cara alla Montanino del ”mischiare di nuovo” con cui l’artista trasforma i materiali più disparati in un processo di ecologia dell’immagine che dà luogo a una nuova natura di sua personalissima invenzione. Ma, prima ancora, c’è un intendere la decorazione stessa come metamorfosi, contaminazione, intreccio, sconfinamento, violazione di limiti e confini. È in questi termini che gli ambienti interamente affrescati di questo gioiello dell’eclettismo romano invitano alla simultaneità di una visione plurima, che appare in tutta la sua contemporaneità; in tal senso il principio della decorazione realizza uno spazio brulicante di segni, quasi si trattasse di un organismo o di un processo germinativo in continuo divenire.

Come la stessa Montanino sostiene in una recente conversazione con Alan Jones, i materiali che utilizza, i suoi ”rami” non sono un ready made o un omaggio all’arte povera, ma sono materie vive, sottratte al loro uso quotidiano che denunciano una ambiguità di forme e di significato: le foglie, i legni, le plastiche duttili e informi che subiscono i suoi interventi artigianali appaiono come ”invenzioni”. Un lavoro, che, come sostiene Giorgio de Finis, presentandola nel 2019 in una Galleria di Milano, non è frutto di un progetto, non nasce dall’ Idea, non ha vicinanze con il concettuale, vuole invece raccontare per immagini. Il modo per farlo è un linguaggio che non è più quello della parola ma quello di un nuovo alfabeto visivo. Metamorfosi dell’artificiale in naturale e del naturale in artificiale, quello che Rami propone, condividendo i presupposti stessi alla base del Parco Jappelliano di Villa Torlonia, radicale commistione di natura e artificio. La dimensione dell’oscillare e dell’instabilità caratterizza la ricerca tutta di Veronica Montanino. L’impossibilità di rendere ferma una frontiera per sua natura in movimento diviene specchio stesso dell’arte, in costante fluttuazione tra realtà e finzione, naturale e artificiale, dentro e fuori, una dinamica sempre compresa tra sospensione e trasformazione, in un continuo mutare da uno stato a un altro.

Come scrive la curatrice della mostra Maria Grazia Tolomeo: ”L‘inserimento, nel contesto di un edificio immerso in un parco naturale, caratterizzato da grandiose decorazioni, alcune sul tema del cambiamento, della trasformazione, è l’occasione per sottolineare la consonanza con il suo lavoro dovuto a una lunga pratica artigianale che piega, modifica, trasforma i materiali utilizzati. Legno, plastica, piccoli oggetti di uso quotidiano, carte, foglie, bottoni sono connessi tra loro da pennellate potenti e vivaci. Un pensiero, un lavoro che fin dalle prove iniziali, muove dal preciso intento di allontanarsi dai linguaggi minimalisti per riappropriarsi della vitalità delle immagini”.

Dal 14 ottobre al 10 gennaio
Casino Nobile di Villa Torlonia