Il palazzo delle meraviglie

«Questo è un palazzone che si ride di chi lo deride: colossale, imponente, magnifico, decorato. È insomma una delle meraviglie di Roma». Con queste parole Giuseppe Antonio Guattani riassunse nel 1805 le caratteristiche di una sede storica e artistica ancora oggi incontrovertibili. Palazzo Farnese è una delle perle della città eterna e da oggi fino ad aprile sarà patrimonio di tutti. O almeno di tutti coloro desiderosi di scoprirne i tesori.

Dopo la mostra dello scorso anno, infatti, intitolata Luce di pietra, il palazzo, visitabile già due volte la settimana, sarà completamente aperto al pubblico in occasione della mostra Dalle collezioni rinascimentali ad ambasciata di Francia.

Già, perché palazzo Farnese, la cui prima pietra venne poggiata nel 1514 da Antonio da Sangallo, è oggi ambasciata del paese transalpino. Comprato dai cugini d’oltralpe nel 1911, il palazzo venne rivenduto allo stato italiano nel 1936, anno in cui i due stati sottoscrissero un accordo intergovernativo che prevedeva la locazione delle due ambasciate, quella italiana a Parigi e quella francese a Roma. Da allora il palazzo è diventato simbolo della ricchissima storia di ambedue i paesi e la cornice di eventi storici e politici che vanno dalla visita del generale De Gaulle a quella di Papa Giovanni Paolo II.

Ma ciò che oggi segna la differenza, al di là della storia e della mostra, è l’apertura per un lasso di tempo molto ampio del palazzo al pubblico. Pubblico che potrà così beneficiare del tesoro artistico della casa dei Farnese non più solo attraverso immagini di catalogo.
Dalla famosa galleria affrescata da Annibale Carracci, che ritrae per la prima volta immagini di nudo e chiaramente legate alla sessualità, agli affreschi di Taddeo Zuccari e Francesco Salviati di cui ricorre il cinquecentesimo anniversario dalla nascita, che adornano le volte dell’attuale ufficio dell’ambasciatore francese Jean-Marc de La Sablière, il salone dei Fasti Farnesiani con un ciclo pittorico volto a esaltare le gesta pacificatrici di Paolo III e le imprese di Ranuccio Farnese. E poi le opere di Daniele da Volterra e quelle del Domenichino, dipinti, ceramiche, mobili, statue di imperatori e veneri per conoscere la collezione dei Farnese considerata di per sé museo del mondo, nonostante le statue del giardino e altre opere d’arte siano ancora conservate al museo napoletano Capodimonte dal 1714, quando alla morte dell’ultimo erede maschio della famiglia, Antonio Farnese, i beni tornarono ad Elisabetta Farnese moglie di Filippo V primo Borbone regnante a Napoli.

Oggi, alla conferenza stampa di presentazione tutte le figure più importanti. Dall’ambasciatore ai rappresentanti culturali per Roma capitale e regione Lazio. Umberto Croppi ha sottolineato l’importanza di un evento che dà un incentivo maggiore al rapporto politico tra Italia e Francia oltre a consentire ai romani di poter godere di una collezione artistica imperdibile. Dalla Pisana la neo assessore Fabiana Santini, benché evidentemente imbarazzata in uno dei suoi primi impegni istituzionali, ha promesso di impegnarsi anima e corpo nel promuovere una serie di eventi culturali che possano dar risalto alla capitale e alla regione, anche se nessun nome certo è stato fatto per ufficializzare il calendario culturale promosso dal suo assessorato.

Immancabile il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, reduce dalla maggioranza di martedì alla camera data all’esecutivo di Berlusconi. Con spirito gioviale e il sorriso impeccabile, Letta ha tessuto le lodi delle iniziative finora condotte dall’ambasciata di Francia in Italia e l’importanza per il bagaglio culturale degli italiani dell’apertura di palazzo Farnese al pubblico.
La mostra, ospitata fino al 27 aprile si compone di 150 opere, curata da Francesco Buranelli, segretario della Pontificia commissione per i Beni culturali della Chiesa e Roberto Cecchi, segretario generale del ministero per i Beni e le attività culturali, potrà essere visitata prenotandosi al sito internet www.mostrapalazzofarnese.it o contattando lo 0632810.

GUARDA IL SERVIZIO
di Camilla Mozzetti
interviste di Margherita Criscuolo