Un giardino di meraviglie

"Un’opera scultorea è notoriamente visuale e quasi si potrebbe dire infinita, poiché possiamo contemplarla da angolazioni quasi infinite. Ricordo di aver toccato la Sfinge, che Erodoto vide e definì carica di Sahara e di tempo. Ricordo le grandi forme di Henry Moore, che stanno per diventare umane, e che non perdono la loro magia. Le sculture sono corpi tra i corpi, sagome foranee che l’invenzione degli uomini cala tra gli altri che popolano lo spazio e la cui immagine, secondo l’idealismo, può essere lo spazio. Curiosamente il suo carattere materiale accentua il suo carattere fantastico”. Con questo illuminato pensiero che il grande maestro argentino Jorge Louis Borges dava la sua definizione di scultura a Daniele Crippa, direttore e proprietario del Museo del parco di Portofino-Centro internazionale di scultura all’aperto.

Portofino è una solitaria poesia, un affresco di colori vivi che ritrae un porticciolo incastonato nel verde reclino su uno scintillante specchio d’acqua; tutti conoscono il lustro e la mondanità del luogo, ma non molti sanno che a ridosso del porto c’è un vero e proprio giardino delle meraviglie che, come spiega il direttore del Museo, è stato costruito agli inizi del ‘900 dal barone Mumm che vi serbava le preziose camelie e le rarità botaniche importate dai suoi viaggi. Oggi questo luogo può considerarsi uno dei più importanti musei di scultura a livello mondiale. Sono oltre 120 le opere silenziosamente celate nei meandri del parco, alcune più imponenti e vistose, altre tutte da scoprire poiché mimetizzate nella natura. Le sculture paiono inscenare un’inedita commedia dell’assurdo: ciascuna è prima donna, persuasa della propria superiorità rispetto alle altre, della propria femminile, insindacabile, bellezza. Ciascuna indossa vesti differenti: bronzo, rame, marmo, ceramica; benvenuti al gran teatro dell’eden millenario. «A disciplinarle – dice il direttore – vi è una spontanea, quanto logica, sistemazione, peculiare è l’armonia col verde che le contiene, contaminandole».

Le creature di Arman, Beuys, Bassiri, Ceccobelli, Costa, Cracking art, Cucchi, Depero, Fontana, Galliani, Guerresi, Guttuso, Iommi, Lowe, Mondino, Pomodoro, Priod, Rotella, Santolini, Severini, Spalletti, Thun, Toyofuko, Vautier, Werner e molti altri, prendono posto su sentieri sassosi rivolti verso il mare. Un contesto atemporale da cui può emergere un’analisi più mitica che critica, tale da vanificare ogni distinzione di sorta tra scultura astratta, informale o figurale. La plasticità del gesto diviene pretesto per l’ammirazione di un fiore o di un profumo estivo, emozioni che in un’esposizione più convenzionalmente museale, sarebbero rarefatte. «L’obiettivo – spiega Crippa – è stato creare un percorso che facesse del paesaggio un orizzonte visivo e concettuale, incentrato sul rapporto tra l’opera e lo spazio circostante». La scultura penetra nella natura come voce altra nel coro del creato, specchio di quella stessa natura da cui la scultura trae la sua massima espressione.

IL DIRETTORE
Critico e curatore

Il direttore Daniele Crippa è nato a Milano il 31 luglio del 1949. È critico e curatore, per anni titolare di gallerie d’arte tra Milano, Cortina d’Ampezzo, Rimini e Santa Margherita. Dal 1977 è direttore della Galleria civica di arte contemporanea di Portofino ed é proprietario e curatore del Museo del parco. È stato consulente per note case d’asta quali: Semenzato, Luccaste, Christie’s, nonché per la Bayer Italia. Collabora con la casa editrice Mondadori, per la quale ha curato il catalogo La scultura in Italia.